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Sagarana DA CARDUMEN


Rodolfo Dada


 

La mia infanzia,
costa popolata di uccelli e pesci,
piccoli eremiti che camminano nei sacchetti,
passaggio oltre un banco di pesci,
farfalle azzurre,
meduse incagliate nella sabbia come barche in rovina.
La mia infanzia,
mare svuotato con un bicchiere,
tronco ancorato a voci di un naufragio.
 
 
 
Solo la pioggia ricorda il mare in questa città.
Infanzia ancorata tra fossili, pietre,
pesci nelle vetrine.
Intuisco un mare affogato
nell’intimità delle conchiglie.
Estraggo le mie mani,
cerco il sale e non lo trovo.
Le piccole chiocciole se ne sono andate,
il polipo, i pesci di scogliera,
i miei passi di bimbo dietro i sugarelli.
Mi attacco alla roccia come un’alga,
apro le branchie e affogo.
Tento di afferrare lo scheletro del mare.
 
 
 
Cammino in una strada che non esiste.
L’unica cosa che mi appartiene scivola,
goccia a goccia tra le dita.
La gloria di altri anni non è il sale
che ora mi commuove.
Vidi una città, lo giuro,
un caffé smarrito tra luoghi diffusi
popolato di amici e ragazze.
Vastità dove una barca azzurra
solo è visibile nella tormenta.
È un carcere immenso questa finestra.
Dove un polipo striscia i suoi tentacoli
e un pesce scruta dal vetro
il mio esiguo spazio.
 
 
 
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In lingua originale:
 
 
Mi infancia,
costa poblada de pájaros y peces,
pequeños ermitaños caminando en las bolsas,
paso tras un cardumen,
mariposas azules,
medusas encalladas en la playa como barcos en ruina
Mi infancia,
un mar vaciado con un vaso,
tronco amarrado a voces de un naufragio.
 
 
 
 
Sólo la lluvia recuerda al mar en esta ciudad.
Infancia anclada entre fósiles, piedras,
peces en las vitrinas.
Presiento un mar ahogado
en la intimidad de las almejas.
Saco mis manos
busco la sal y no la encuentro.
Los pequeños caracoles se han ido,
el pulpo, los peces de arrecife,
mis pasos de niño detrás de los jureles.
Me adhiero a la roca como un alga,
abro las branquias y me ahogo.
Intento asir el esqueleto del mar.
 
 
 
 
Camino una calle que no existe.
Lo único que tengo se desliza,
gota a gota entre los dedos.
La gloria de otros años no es la sal
que ahora me conmueve.
Vi una ciudad, lo juro,
un café perdido entre sitios difusos
poblado de amigos y muchachas.
Vastedad donde una barca azul
sólo es visible en la tormenta.
Es una cárcel inmensa esta ventana.
Donde un pulpo desliza sus tentáculos
y un pez otea desde el vidrio
mi diminuto espacio.
 
 




(Introduzione e traduzione a cura di Tomaso Pieragnolo)




Rodolfo Dada
Rodolfo Dada, poeta e scrittore, è nato a San Josè in Costa Rica nel 1952. Alcune antologie ispanoamericane raccolgono parte della sua opera; fu fondatore del gruppo poetico Oriuga, Laboratorio del lunedì, direttivo della Editorial Costa Rica nel 1981-82. Ha partecipato a numerosi incontri internazionali di poesia e festival in Centro e Sud America. Fu sovrintendente del Mercato Orientale di Managua, durante i primi anni delle ricostruzione del Nicaragua Ha pubblicato: El domador, (1973); Cuajiniquil, (1975); El abecedario del Yaquí, (1981); Kotuma, la rana y la luna (1984); La voz del Caracol, (1988); De azul el mar (2004) y Cardumen (2004). Ha ricevuro il Premio Universitario de Cuento (1971) con El domador (Universidad de Costa Rica); Premio Carmen Lyra (1981), Editorial Costa Rica con El abecedario del Yaquí; Premio UNA-PALABRA (1984) con Kotuma, la rana y la luna. I libri “Abecedario del Yaqui” e “La voz del Caracol” sono testi di lettura obbligatori nel programma educativo del Ministero di Pubblica Istruzione del Costa Rica. Nel 2004 gli è stato conferito il Premio Nazionale di Poesia. Da una prospettiva ludica e nostalgica la poesia di Rodolfo Dada ripercorre i ricordi e gli accadimenti d’infanzia affidandosi a brevi illuminazioni ed immagini fissate nella memoria personale e collettiva del suo paese.




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