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Sagarana UN GRANDE POETA BAIANO


Ildásio Tavares, maestro della parola


Antonella Rita Roscilli


UN GRANDE POETA BAIANO



 

“Quando me ne andrò…
non proferite discorsi,
non voglio messe, preghiere,
non soffocate il mio corpo con i fiori,
non portate al cimitero pianti e dolori.
Recitate versi, cantate melodie.
Sono stato un poeta in tutta la mia vita
girando dentro me stesso come una chiocciola.
Avrò più Luce in quel giorno perché la Poesia riempirà il mio sepolcro di Sole”
 
(“Soneto in extremis” da As Flores do Caos, prefazione di Casimiro de Brito, Labirinto, 2009)
 
 
 
 
Questi versi racchiudono il senso poetico che ha attraversato l’intera vita di Ildásio Tavares (1940-2010), poeta del particolare e dell’universale, ma anche scrittore, drammaturgo, professore, giornalista, compositore. “Transitò in tutte le aree artistiche, come si conviene ad un vero artista”, dice il figlio, il direttore teatrale Gil Vicente. Pubblicò 42 libri. Diffondeva la cultura baiana riflettendo la diversità etnico-culturale baiana che va dal popolare all’erudito, dalla tradizione alla trasgressione attraversando l’Africa e l’Europa. Per questo il poeta Douglas de Almeida lo ha definito un documento della cultura baiana insieme alla sua opera, che rappresenta un monumento, come quella di Jorge Amado o Dorival Caymmi.  
“Ma prima di essere baiano io sono un grapiuna perché il mio cordone ombelicale è sotterrato a Gongogi, nella Fazenda di São Carlos. La mia capitale è Ilhéus”, amava ripetere nelle interviste. Nato nella regione del cacao, nel sud di Bahia, Ildásio Tavares era uno degli ultimi rappresentanti di quella generazione che formò la cultura baiana. Amico di Jorge Amado, Glauber Rocha e João Ubaldo Ribeiro, fece parte della generazione “Revista da Bahia” insieme ad autori come Cyro de Mattos, José Carlos Capinam, Ruy Espinheira Filho che formarono un panorama fecondo e vario a partire dagli anni ’60. A Salvador si laureò in Giurisprudenza e Lettere, poi approfondì l’amore per le Lettere nelle università di Lisbona e negli Stati Uniti. Fu docente di letteratura portoghese nell’Istituto di Lettere della Ufba e mantenne per molti anni una colonna nel giornale “Tribuna da Bahia”. Aveva una grande predisposizione per le lingue e molto giovane parlava già latino, francese e inglese. Scrisse il primo sonetto a 12 anni e nel 1962 iniziò a collaborare con “Jornal da Bahia”.
“Somente Um Canto” è il suo primo libro di poesie e risale al 1968. Fino a “O Canto Do Homem”(1977), le sue poesie si dividevano tra il sociale e l’esistenziale, in un’epoca in cui il Brasile viveva la dittatura militare. A questo proposito lo scrittore Julio Monteiro Martins, che vive da anni in Italia ed è direttore della prestigiosa rivista letteraria “Sagarana”, ricorda la sua amicizia con Ildásio in quell’epoca, a Rio de Janeiro. In particolare “quando, insieme a Rubem Fonseca, Lygia Fagundes Telles, Jefferson de Andrade e lo storico Hélio Silva ci riunivamo a casa di José Louzeiro per ideare un Manifesto degli Intellettuali contro la censura che poi fu consegnato a Brasilia ad Armando Falcão, ministro della Giustizia del Generale Geisel”. Il Governo aveva scoperto che stavano preparando il Manifesto e la notte prima del viaggio “…inventarono un incendio nei pressi del palazzo dove ci trovavamo. I vigili del fuoco fecero casino con le loro sirene e luci per tutta la notte, come a volerci intimidire. La memoria che ho di quei giorni agitati e frenetici di ormai 35 anni fa è molto frammentaria. Ildásio era sempre presente sulla scena”.
Ma poi si allontanò dalle questioni sociali avvicinandosi più ai temi universali. Partecipò attivamente al “Movimento Poesia Som” che promuoveva recitals di poesia e le sue composizioni apparvero in antologie nazionali e internazionali. Tra le opere ricordiamo “Imago” (1972), “Ditado”(1974), “Tapete do Tempo (1980), “Poemas Seletos” (1996), “Flores do Caos” pubblicato dalla casa editrice Labirinto in Portogallo e vincitore di premi. Fu traduttore e professore di inglese per quasi 20 anni, esperienza della quale si servì nel libro “A arte de traduzir”.
 
 
 
Nel 2008 ricevette a Salvador la “Medaglia Zumbi dos Palmares” e Jorge Portugal, professore, poeta e compositore, disse: “Quando Ildásio è nato, un angelo storto, barocco e baiano lo guardò con un sorriso fescennino e decretò la sentenza: -Vai Ildásio, tu nella vita sarai poeta!-. Lui si moltiplicò e da solo avrebbe potuto popolare tutti gli spazi della letteratura perché esiste Ildásio poeta, Ildásio professore, Ildásio erudito, capace di discutere sui più complessi temi della nostra cultura, poi c’è Ildásio bohémien e amante del paesaggio seduttivo baiano…. “
La sua opera poetica è vasta e apprezzata da nomi rilevanti della cultura brasiliana, come il poeta Carlos Nejar che lo defini’ “un catalizzatore di immagini, un poeta baiano e universale, un maestro la cui esplosione poetica nasce dal dialogo e dal silenzio”. Alcune delle poesie vennero illustrate da un suo carissimo amico, il pittore Sante Scaldaferri: “Ci eravamo conosciuti circa 60 anni fa, negli anni ’50, quando lui frequentava a Salvador la Facoltà di Giurisprudenza e io la Scuola di Belle Arti” ricorda “Era una delle più lucide e brillanti intelligenze che conoscevo. Aveva una memoria privilegiata e conosceva a fondo le religioni di radice africana e cristiana. Una volta mi disse che stava leggendo la Bibbia per la diciassettesima volta in inglese. Ha scritto anche testi critici sulla mia opera artistica. Abitavamo nello stesso quartiere di Itapuã e veniva a trovarmi spesso durante la settimana. Le conversazioni erano lunghe e gradevoli: ridevamo molto quando recitava poesie ironiche e velenose, incluse quelle fatte per me!”. Ildásio si cimentò anche nell’arte musicale ed è noto l’afrosamba “Canto de Yansan”, composto insieme a Baden Powell e dedicato a Silvia, moglie di Baden. Ben 46 delle sue composizioni vennero interpretate da artisti rinomati quali Maria Creuza, Alcione, Maria Bethania, Vinicius de Morães, Toquinho e Gerônimo. Di quest’ultimo tradusse in lingua francese la canzone “É d’Oxum” composta insieme all’autore Vevé Calazans. Scrisse insieme a Gerônimo un capolavoro: “Salve As folhas” (più volte interpretata da Maria Bethania), che Gerônimo ripropone in quasi tutti gli spettacoli in Brasile, ricordando l’ amicizia con Ildásio. “ Mi sento onorato per aver convissuto con questo grande vate e scrittore che aveva una così vasta conoscenza della religione afro-discendente.
 
 
Al lato di Jorge Amado, ha costruito la storia e la saga di un popolo che ancora oggi patisce il razzismo. Ricordare Ildásio significa parlare di un uomo coraggioso che partecipò alla lotta armata durante la dittatura, ma contemporaneamente lui era un padre, amico e figlio obbediente nella traiettoria della sua lettura dell’Umano in tutte le sue sfaccettature”.
La cultura di matrice africana fu oggetto di studio e fece sempre parte della sua vita. Scrisse i libri “Nossos colonizadores africanos” (1995), “Candomblés na Bahia” (2000). “… Divenne Ildásio Taveira, personaggio memorabile di Jorge Amado nel libro “La Bottega dei Miracoli” che ci trasmette una Bahia negra, negro-meticcia, civilizzata dalla saggezza africana nella sua capacità di creare e resistere” (J. Portugal). Fu anche un drammaturgo e molte delle sue piéces teatrali vennero messe in scena a Bahia e a Rio de Janeiro. Oltre all’amore per la capoeira (fu Lacrau, valente capoeirista di Mestre Bimba), vogliamo ricordarlo per aver scritto in Brasile la prima “Opera negra” dal titolo “Lídia de Oxum”, con musica di Lindembergue Cardoso, diretta da Júlio Medaglia. Spero vivamente che un giorno qualcuno voglia riproporla al pubblico nell’intera sua bellezza. Un giorno Ildásio mi parlò di quest’opera di cui andava fiero. La sua proposta era “la realizzazione di un’anti-opera che valorizzasse il recitativo musicale e la recitazione parlata. Perciò non sarebbe stata un pretesto per esibire le doti vocali dei solisti, ma si voleva riferire alle distinte espressioni idiomatiche del genere, con una recitazione secca che rispondesse alla funzionalità del momento, ove “la radice africana venisse trattata in un linguaggio contemporaneo”. Rappresentata al Teatro Castro Alves di Salvador nel 1995, come omaggio ai 300 anni della morte di Zumbi dos Palmares, nello stesso anno giunse anche nei teatri di São Paulo e Brasilia. Fu riproposta l’11 e 12 maggio 1996, ai margini della Lagoa de Abaeté di Salvador, davanti ad un pubblico di trentamila persone. L’Opera venne messa in scena grazie alla maestria del docente universitario e direttore teatrale Paolo Dourado che ricorda così quel periodo: “Io e Ildásio abbiamo fatto insieme la prima mondiale di “Lídia de Oxum”, ma l’opera, in realtà, era stata scritta per metterla in scena nel 1988, nel Centenario dell’Abolizione della schiavitù in Brasile. Probabilmente, ancora oggi, è l’unica opera brasiliana che parte da un’orchestra sinfonica con un gruppo di percussionisti tradizionali, oltre ai solisti e al coro di ottanta voci, per valorizzare le radici africane della cultura e della musicalità brasiliana. Ildásio secondo me è una di quelle persone che ha seguito fino in fondo il suo destino. Era coetaneo di Gilberto Gil, Caetano Veloso e Glauber Rocha, e, come loro, ha creduto in un’arte nella quale il “popolare” non escluda la possibilità di invenzione e di complessità. Come Vinicius de Morães utilizzò nella sua poesia il ritmo seduttore afrobrasiliano. Come Jorge Amado incontrò nelle tradizioni e riti portati dall’Africa gli stessi valori sofisticati e rivoluzionari che animarono in Europa i movimenti di avanguardia del XX secolo. Sono molte le ragioni che fanno di lui un importante poeta a Bahia e in tutto il Brasile. Ha sempre mantenuto intatto il suo credo. Ha fatto della poesia e dell’arte un punto fondamentale nel quotidiano della sua vita”.
Effervescente e colto, Ildásio Tavares non amava le Accademie, ma era un erudito che riusciva a rendere ogni momento brillante. Vogliamo ricordarlo con la sua grande energia, scherzosa e ironica, con una vena poetica che rendeva Arte pura ogni situazione. La Memoria è importante e spero che Bahia non dimentichi, ma custodisca e diffonda nel Brasile e nel mondo la poesia preziosa di questo suo “figlio”. Solo così Ildásio continuerà a vivere attraverso le sue opere per sempre.
 
 
 




Antonella Rita Roscilli - Giornalista-brasilianista, scrittrice e traduttrice, si dedica alla divulgazione di attualità e cultura del Brasile e dei Paesi dell’Africa lusofona. Collabora con varie riviste italiane e internazionali tra cui “Latitudes-Cahiers lusophones” (Parigi), Iararana” (UEFS-Bahia), “Patria” (Anpi), “Latinoamerica e tutti i Sud del mondo”. Laureata in Letteratura Brasiliana, é Mestre em “Cultura e Sociedade” (UFBA), consulente della “Fundação Casa de Jorge Amado” (Salvador) e socia corrispondente dell'IGHB ( Instituto Geográfico e Histórico da Bahia). Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato in Brasile il primo saggio su di lei: “Zélia de Euá Rodeada de Estrelas” (ed. Casa de Palavras, 2006) e la post-fazione dell’edizione italiana dell'opera “Un cappello da viaggio” di Zélia Gattai (ed. Sperling & Kupfer).




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