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Sagarana FLORENCE GOULD


Capitolo tratto dal libro I salotti d’Europa


Verena von der Heyden-Rynsch


FLORENCE GOULD



 

Simili a quelli della contessa de Noailles erano i «déjeuners littéraires» di Florence Gould (1895-1983), moglie del miliardario statunitense delle ferrovie F.J. Gould, un discendente dei «robber barons». Quest'a­mericana vivace e attiva scoprì solo quando era ormai una quarantenne, a Parigi, uno spiccato interesse per la letteratura e i letterati, e in particolare per Marcel Jouhandeau (1888-1979), che fu la colonna delle sue riu­nioni letterarie. I «déjeuners du jeudi» della Gould divennero presto una istituzione letteraria capace di calamitare tutte le ambizioni. Inizialmente si svolsero presso l'Hotel Bristol; poi, durante l'occupazione tedesca, in un lussuoso appartamento; infine all'Hotel Meurice, di fronte alle Tuileries. Queste cornici esterio­ri rispecchiavano i cambiamenti in atto: l'america­no «lunch» subentrò alle lunghe serate conviviali della Parigi d'un tempo, un albergo di lusso al palazzo pa­dronale.
Maestra e guida di Florence fu Marie-Louise Bou­squet, direttrice dell'edizione francese di «Harper's Bazar». Il salotto parigino di questa donna colta e sen­sibile, in Place Bourdon, diventò dopo la seconda guer­ra mondiale un luogo di rimarginazione delle passate ferite, di incontro della «France reconciliée». Vi tornarono in auge quelle forme rispettose di rapporti civi­li che sembravano essere andate perdute durante la guerra e i relativi rivolgimenti. I numerosi ospiti avevano l'opportunità di ammirare presso di lei manoscritti pre­ziosi e rarità bibliografiche, e di assistere ed esecuzio­ni musicali. Fu proprio Madame Bousquet, erede delle salonières del XVIII secolo, ad insegnare a Florence Gould come miscelare con successo «le tout Paris», per farne scaturire un seducente amalgama di «gens du monde» e di artisti. Per Florence fu un'impresa relati­vamente facile, poiché sua sorella era diventata, spo­sandosi, una principessa di Sagan, e quindi il raccordo con l'aristocrazia si stabilì quasi spontaneamente. Flo­rence stessa era inoltre di per sé, per apertura mentale e generoso mecenatismo, una calamita capace di attirare gli artisti di tutto il mondo che soggiornavano in quei tempi a Parigi.
Durante la guerra, personalità dai tratti fra loro assai contrastanti fecero parte della cerchia riunita attorno a Florence Gould: da Jean Paulhan, il direttore della «Nouvelle Revue Française» che era allora uno dei per­sonaggi di maggior spicco della résistence, allo scrittore nonché ufficiale germanico Ernst Jünger (uno degli amanti della padrona di casa, che l'ha eternata poi in uno dei suoi romanzi raffigurandola nei panni di «Lady Orpington»); inoltre c'erano anche il cupo e tormentato Léautaud che viveva circondato da un'infinità di gatti, il drammaturgo Giraudoux, lo scrittore e diplomatico Paul Morand assieme alla moglie rumena, la principessa Soutzo. L'instancabile signora Gould mostrò una spic­cata simpatia anche per l'attrice Arletty che in seguito, dopo la guerra, fu arrestata per quella che fu definita una forma di «collaborazionismo orizzontale». Una compagnia fatta di mondanità e di interessi artistici insomma, che irritò taluni per l'ambigua collocazione politica, e che altri erano invece inclini a considerare una quintessenza dell'«Europa dello spirito». Attorno a Florence non ci si limitava a godere del lusso e a col­tivare la creatività letteraria; durante i tempi oscuri dell'occupazione tedesca vi si raccoglievano e diffondevano con prudente oculatezza notizie provenienti da tutto il mondo. Poiché a fianco della Gould c'era allora Ernst Jünger, il quale dirigeva l'ufficio germanico della propaganda, più d'una persona denunciata ai tedeschi fu salvata grazie al suo intervento, e più d'un ricercato fu avvisato in tempo: per esempio Paulhan, che riuscì a dileguarsi passando per i tetti di Parigi.
Poi, dopo la liberazione, Jean Paulhan divenne il per­sonaggio di spicco dei «déjeuners» ospitati dalla Gould nella sfarzosa cornice costituita dalla suite dell'Hotel Meurice, in passato alloggio – durante i suoi soggiorni parigini – del re Alfonso XIII di Spagna. Redattori dell'elitaria «Nouvelle Revue Française» e membri dell'Académie française potevano incontrarvi giovani poeti come Henri Thomas, Henri Michaux, Marcel Béalu. Molto più tardi la cerchia si estese a Françoise Sagan e ad Alain Robbe-Grillet, non meno noto campione del nouveau roman. Anche personaggi più stravaganti e coloriti si sentivano a loro agio accanto alla disinvolta americana (che aveva fra l'altro il pregio di sopportare bene tutto l'alcol che beveva), per non parlare di certe famose e chiacchierate amazzoni come Natalie C. Barney, Marguerite Yourcenar e quella Violet Trefusis divenuta nota per una turbolenta relazione con Vita Sackville-West, già amante di Virginia Woolf. Fin dal 1940 la Gould aveva aperto prima nei pressi di Parigi, nel pode­re «La Vigne» di Juan-le-Pins, e più tardi anche al «Patio» presso Cannes, una seconda cerchia conviviale, una specie di «filiale in villeggiatura» del suo salotto principale. La Cote d'Azur era stata popolata sin dalla fine del secolo precedente da una società cosmopolita. Gli amici più intimi della coterie parigina della Gould erano stati ovviamente invitati a partecipare, e per quelli che avevano mezzi economici limitati si era trattato di un paradiso: letteratura balneare, in un ambiente pae­saggisticamente ma anche culinariamente apprezzabile.
Florence si dedicò con passione anche al collezioni­smo. Aveva una impressionante pinacoteca che com­prendeva opere di Gainsborough, Fantin Latour, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Monet. Delle collezioni della Gould faceva parte anche un servizio di dodici prezio­si piatti di porcellana che Caterina la Grande aveva regalato al suo favorito, il conte Orlov.
Ma a parte queste esibizioni di sfarzo e nonostante gli atteggiamenti molto mondani, Florence rimase anche una mecenate attenta all'autentica creatività artistica. Istituì il premio letterario Max Jacob (uno scrittore al quale, nonostante la conversione alla fede cattolica, era stato imposto, durante l'occupazione nazista, di portare la stella ebraica, e che era poi stato anche arrestato nel 1944, nell'abbazia di Saint-Benoit dove faceva il sacrestano, e infine internato e ucciso), finanziò su sol­lecitazione di Paulhan le Editions de Minuit, nonché vasti lavori di restauro nel castello di Versailles e nella casa natale di Monet a Giverny, affidandone l'esecuzione a Gerald Van der Kempf. Nel 1961 De Gaulle le conferì l'ordine della Légion d'honneur. Quando morì – nel 1983, stroncata da una grave malattia – lasciò la Fon­dazione Florence Gould che si impegna tuttora, costantemente, per favorire relazioni e scambi fra gli ambienti culturali statunitense e francese.
Florence Gould fu sicuramente un personaggio trop­po estroverso e per certi aspetti anche troppo ingenuo. Le si poteva contestare che le sue riunioni tendevano a scivolare sempre di più sulla china della mondanità.
Certo, seppe raccogliere attorno alla sua tavola anche ospiti importanti e organizzare vivaci soirées: avveni­menti di rilievo, che non pervennero tuttavia mai alla leggendaria intensità che aveva caratterizzato certi momenti conviviali e culturali del passato. Il suo mon­do non era improntato alla sottile raffinatezza francese ma alla spiccia disinvoltura americana. Eppure non si sottolineerà mai abbastanza l'impegno che profuse nell'arco di trent'anni a favore della letteratura francese e della mediazione fra le culture.
Dominique Aury, compagna di Paulhan e autrice della Histoire d'O, ha scritto di Florence Gould: «Nous étions sa faune de prédilection. Nous étions aussi son spectacle et pourqoi pas?»






Brano tratto da "I salotti d'Europa", Garzanti, Milano, 1996. Traduzione dal tedesco di Umberto Gandini.




Verena von der Heyden-Rynsch
Verena von der Hyden-Rynsch ha scritto diversi saggi di Storia della cultura. Vive tra Parigi e Monaco di Baviera.




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