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Sagarana LE POETICHE DI JOSé CARLOS CAPINAN


Antonella Rita Roscilli


LE POETICHE DI JOSé CARLOS CAPINAN



 

José Carlos Capinan, poeta, scrittore, compositore, medico, pedagogo è considerato uno dei più importanti poeti e parolieri brasiliani. Nato a Pedras, Entre Rios (Bahia) nel 1941, ben presto si trasferisce nella capitale Salvador per intraprendere gli studi universitari. Partecipa attivamente ai movimenti socio-culturali che agitano il Brasile nella decade degli anni ’60 e inizia così il suo percorso di coscientizzazione politica. Il Brasile vive il periodo post-Juscelino Kubitschek e Bahia attraversa una fase di grande apertura e arricchimento culturale, grazie alla gestione di Edgar Santos che dirige l’Università Federale di Bahia. Capinan partecipa al Centro Popolare di Cultura della Unione Nazionale degli Studenti (CPC/UNE) che rappresenta l’avanguardia estetica e politica con cui la sinistra rivoluzionaria dell’epoca sviluppa attività culturali per trasformare la società brasiliana. Si laurea in Pedagogia e inizia gli studi di Diritto. Entra a far parte del Partito Comunista. Ha contatti con il frutto culturale piantato da Glauber Rocha e la sua generazione. Lavora nel 1962 come giornalista nel Jornal da Bahia. Nello stesso anno le sue poesie, influenzate dal cordel, vengono pubblicate nell’antologia Violão de Rua, organizzata dal CPC/UNE. Fa amicizia con Caetano Veloso e Gilberto Gil. Con Tom Zé scrive la piéce Bumba-Meu-Boi scandalizzando la comunità conservatrice baiana. Sono gli anni del golpe del 1964 e della repressione sociale e politica che culminerà con l’esilio di molti intellettuali, minacce, prigione e il famigerato AI-5.
Nel 1966 Capinan partecipa al primo disco di Gilberto Gil con la canzone Viramundo:  “Sou viramundo virado...Ainda viro esse mundo em festa, trabalho e pão”. La canzone “Ponteio” (testo suo e musica di Edu Lobo) nel 1967 vince il Festival della TV Record. La stessa notte Capinan, dopo aver appreso la notizia dell’uccisione di Che Guevara a Santa Cruz de La Sierra, scrive di getto, misturando spagnolo e portoghese, il testo Soy Loco por Ti, América.  Le armoniose parole verranno magistralmente musicate da Gilberto Gil divenendo un vero e proprio inno dell’America Latina unita.
In quegli anni integra il movimento del Tropicalismo di cui è uno dei padri rappresentanti. Partecipa allo storico disco “Tropicália” (1968), insieme a Caetano, Gil, Mutantes, Gal Costa, Tom Zé, Rogério Duprat e Torquato Neto. Collabora con i più grandi nomi della musica come Jards Macalé (in “Gotham City”, coraggioso pezzo contro la dittatura, presentato nel IV Festival Internazionale della Canzone nel 1969), Fagner, Geraldo Azevedo, João Bosco, Roberto Mendes, Paulinho da Viola, Suely Costa, Joyce, Chico Buarque ecc.
Come militante politico Capinan subirà le conseguenze della repressione della dittatura, che lo porteranno a una fase di transizione, in cui il verbo “essere” nei suoi testi, verrà sostituito dal verbo “stare”, come ricorda in molte interviste. Dopo São Paulo e Rio de Janeiro ritorna a Salvador.
Qui riesce a risollevarsi, a trasformare la sua poetica, sempre incentrata sull’essere umano. Si rivolge ora alla Bellezza, alla dialettica, alla vita e reincontra la parola viva:  “Cores do mar, festa do sol; vida é fazer todo sonho brilhar", “Colori del mare, festa del sole; vita significa far brillare ogni sogno” recita Papel Marchê, uno degli esempi della ripresa della sua poetica. La Musica popolare brasiliana (MPB) gli deve molto: è il paroliere di più di 200 canzoni tra cui ricordiamo “Clarice”, “Prisma Luminoso”, “Movimento dos Barcos”, “O Cirandeiro”, “Moça Bonita” e tante altre.
Ma José Carlos Capinan è soprattutto un poeta che crede nella potenza della parola, “da cavalcare per non essere da essa cavalcati”, crede nella forza del vaticinio. Il suo libro di poesie più importante è Inquisitorial. Viene alla luce durante la dittatura. È pubblicato clandestinamente nel 1966 e additato dalla censura del regime, anche se circolerà fuori del Brasile fino a raggiungere Francia e Angola. Una nuova edizione apparirà nel 1995, con l’introduzione del sociologo, critico letterario e saggista José Guilherme Merquior che, alla vigilia del maggio 1968, gli aveva dedicato a Parigi un saggio: “… Inquisitorial è una risposta incisiva tanto al formalismo accademico quanto al formalismo avanguardista”. Inquisitorial usa la parola come strumento di lotta, è attraversato dall’urgenza dell’essere umano di vivere e affrontare il “tempo presente” perché  “, o tempo não tem adjetivos: é ou foi e faz-se, (il tempo non ha aggettivi: è o fu e se fa).
Seguiranno negli anni nuove pubblicazioni di poesia tra cui ricordiamo “Confissões de Narciso”.
La poetica di Capinan e sfaccettata e molteplice, viva, irriverente, ricca di metafore e di simboli. Decostruisce la realtà per analizzarla e nella sua disarticolazione riprende una parte come il tutto e la ricompone, nel perenne movimento della vita. Nel suo fazer e re-fazer (fare e ri-fare) ricrea il significato delle cose e il continuo impegno per la libertà. La sua poesia sarà sempre rivoluzionaria perché, come dice il poeta, “em si como todas as coisas, o bem não existe / pelo mal se define e se contradiz” (in sé come tutte le cose il bene non esiste. Per il male si definisce e si contraddice).
Siamo, insomma, davanti ad un immenso territorio umano di grandi forze ritmiche nelle quali il poeta cerca di recuperare l’autenticità dell’essere umano, con una visione cosmica, trasversale, che supera tutte le frontiere e diviene poesia universale. Capinan si immerge semplicemente in essa e la lavora. Lavora la rima, il suono delle parole, il contenuto, permettendo l’apertura di nuovi cammini, riflessioni e riformulazioni sul discorso come funzione poetica. “O poeta não mente. Dificulta. Como ser falso o caminho? A mensagem é luminosa, flui, a mensagem é líquida” (decima parte della sezione “Poeta e Realidade” de “Inquisitorial”). Capinan coltiva il senso del dinamico e della metamorfosi… “pois o rio não é o que reflete, mas a luta da sua passagem”. La sua creazione corrisponde alla ribellione e irriverenza dei maledetti solitari francesi, come Baudelaire e Rimbaud; ma è poeta di un’ arte moderna che cerca di riscattare l’originalità del Brasile de Mário e Oswald de Andrade. Oggi la poetica del Desiderio è ciò che più lo muove a scrivere e pubblicare e si considera un umanista, votato nella coerenza, alla lotta per i diritti, per un mondo più giusto ed umano. In questo senso si pone come attivo difensore della negritudine e della cultura degli afrodiscendenti. Da dieci anni a Salvador è presidente dell’Associazione Amafro (Società Amici della Cultura afro-brasiliana) e coordina il grande progetto, in via di sviluppo, del Museo Nazionale della Cultura Afro-brasiliana di Bahia (MUNCAB), il primo Museo pubblico nazionale del Nordest. Capinan lotta da dieci anni per far sviluppare questo museo in due stupendi palazzi abbandonati del centro storico di Salvador, un museo che ospiti “beni tangibili e intangibili, un vero tesoro che è stato già inscritto nella nostra storia dagli afro discendenti”. E pur non ultimato, il MuNCAB ha più di 300 “pezzi” e ha offerto al pubblico tre importanti esposizioni. È un museo vivo in cui Passato e Presente dialogano fra loro per aiutare a costruire un Futuro migliore, dove tutte le culture siano rispettate nelle loro differenze, ma uguali in diritti e opportunità. “Fino a quando non ci saranno più cittadini di prima o seconda classe in nessuna nazione, sarà necessario creare centri di diffusione come questo Museo, un luogo dove possano avvenire radicali trasformazioni considerando l’essere umano come la radice di tutto. Promuoveremo culture radicalmente umanizzanti. Vogliamo che la vita abbia significato per tutti, senza preconcetti per il colore della pelle. Insegnare affinché altri si riconoscano e si costruiscano come esseri che appartengono a una società in cui ognuno ha il diritto-dovere di partecipare.” Il Museo dovrà ospitare diversi "media", scuole e altri strumenti di diffusione culturale, riconoscimento di tradizioni ancestrali, che hanno resistito, conoscenze utili al patrimonio brasiliano e mondiale. Oltre alla preservazione e diffusione della cultura afro-brasiliana, il MuNCAB è uno strumento di rivelazione del contributo degli afrodiscendenti alla creazione di una cultura spesso discriminata e negata, che invece costituisce un valore fondante anche nella contemporaneità. Infatti ha donato alla cultura nazionale una capacità a svilupparsi con la dinamica delle differenze che la compongono. E tutto ciò deve essere diffuso perché è stata il polline culturale che ha fecondato le civiltà contemporanee.
In omaggio a tutto ciò presentiamo, quindi, due poesie di José Carlos Capinan, una delle quali appare per la prima volta in Italia e in traduzione italiana: la poesia “Renascimento”, un canto profondo e viscerale in omaggio a Madre Africa. Uno scuotimento, un inno alla speranza viva e attuale del Rinascimento Africano, come elemento di forza e riscatto.
La seconda poesia si intitola “La Lune de Gorée” ed è stata musicata da Gilberto Gil che l’ha inserita nell’ album “Quanta”. È stata composta, direttamente in francese nel 1989, bicentenario della Rivoluzione Francese, quando Capinan, in un viaggio all’isola di Gorée, andò a visitare la Maison d’Esclaves che costituiva il punto di partenza per il "viaggio di non ritorno" di bambini, donne e uomini africani, venduti come schiavi per lavorare nelle colonie europee del Nuovo Mondo.
 
RENASCIMENTO    de José Carlos Capinan

 
Ah pobre África
Quem derramou teu leite neste mar de nada?
Em que bolso fundo se escondem teus diamantes
E quem tão sem brilho
Deixou
Os olhos de teus filhos?

Quem autorizou a fome a devorar teu nome
E fez dos teus caminhos uma viagem de encontro à dor?
Ó ébano, ó brilhante noite, ó matriz dos homens
Quem chancelou a cobiça, embaixatriz insone
A saquear tuas fontes de amor?

Ah minha reluzente negra, quem traficou meus ancestrais
A cristandade, a Companhia das Índias, a mercantil Europa?
Quem rasgou a tua roupa de leopardos e leoas?
Quem arquitetou desconstruído o teu futuro?

Quem mais selvagem que tudo a ti atribuído fez acreditar que todo
mal
Todos os males, todas as maldades, que a ti fizeram, fossem assim
admitidas razoáveis?
Que besta foi mais selvagem que todas as tuas feras?
Que sorridentes bocas foram mais vorazes que as presas de tuas
panteras?
Que sinfônicas infernais tocaram mais alto que teus gritos
ancestrais
Que doutrinas silenciaram tuas razões milenares
Que deuses maiores quebraram os arcos e machados dos teus guerreiros
justos e audazes?
Que feitiçaria maior que a tua vaticinou teus males?
Quem tapou a boca dos teus ais

Oh minha negrinha, quão imenso é o continente que nos dói

Mas acorda, ainda há tempo
Escuta o canto do teu renascimento
Vem vindo o amanhã


 
RINASCIMENTO di José Carlos Capinan
                                                   Traduzione di Antonella Rita Roscilli
Ah povera Africa
Chi ha versato il tuo latte in questo mare di niente?
In quale tasca profonda si nascondono i tuoi diamanti
E chi senza splendore 
Lasciò
Gli occhi dei tuoi figli?
 
Chi autorizzò la fame a divorare il tuo nome
E fece dei tuoi cammini un viaggio verso il dolore?
Oh ebano, oh brillante notte, oh matrice degli uomini
Chi autorizzò la cupidigia, ambasciatrice insonne
A saccheggiare le tue fonti di amore?
 
Ah mia rilucente negra, chi trafficò i miei ancestrali
La cristianità, la Compagnia delle Indie, la mercantile Europa?
Chi strappò la tua veste di leopardi e leonesse?
Chi architettò già deconstruito il tuo futuro?
 
Chi, più selvaggio di tutto ciò a te attribuito, fece credere che tutto il male
Tutti i mali, tutte le malvagità, che fecero a te, fossero così
ammesse e ragionevoli?
Quale bestia fu più selvaggia di tutte le tue fiere?
Quali sorridenti bocche furono più voraci delle fauci delle tue pantere?
Quali sinfonie infernali risuonarono più alte dei tuoi gridi ancestrali
Quali dottrine ridussero al silenzio le tue ragioni millenarie
Quali divinità maggiori ruppero gli archi e le scuri dei tuoi guerrieri
giusti e audaci?
Quale vaticinio maggiore del tuo predisse i tuoi mali?
Chi tappò la bocca dei tuoi “ahi”
 
Oh mia negrinha, quanto é immenso il continente che ci fa male
 
Ma svegliati, ancora c’è tempo
Ascolta il canto del tuo rinascimento
Sta arrivando il domani
 
 
LA LUNE DE GORÉE di José Carlos Capinan

La lune qui se lève
Sur l'île de gorée
C'est la même lune qui
Sur tout le monde se lève
Mais la lune de gorée
A une couleur profonde
Qui n'existe pas du tout
Dans d'autres parts du monde
C'est la lune des esclaves
La lune de la douleur
Mais la peau qui se trouve
Sur les corps de gorée
C'est la même peau qui couvre
Tous les hommes du monde
Mais la peau des esclaves
A une douleur profonde
Qui n'existe pas du tout
Chez d'autres hommes du monde
C'est la peau des esclaves
Un drapeau de liberté


LA LUNA DI GORÉE di José Carlos Capinan
                                            Traduzione di Antonella Rita Roscilli
La Luna che si eleva
sull’isola di Gorée
è la stessa Luna che
si eleva nel mondo intero 

Ma la Luna di Gorée
ha un colore profondo,
che non esiste uguale
in altra parte del mondo.
È la Luna degli schiavi.
La Luna del dolore.

Ma la pelle che copre
i corpi di Gorée
è la stessa pelle che copre
Tutti gli uomini del mondo.

Ma la pelle degli schiavi
Ha un dolore profondo
che non esiste uguale
in altro uomo del mondo
La pelle degli schiavi è
Una bandiera di Libertà
 
 
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Bibliografia Opere poetiche di José Carlos Capinan
 
a cura di Antonella Rita Roscilli
 
Inquisitorial – 1966, Salvador, Artes Grafica.
Nuova edizione 1995, ed. Civilização Brasileira (Con introduzione di José Guilherme Merquior)
Confissões de Narciso. ed. Abdr – 1995
In: Antologia 26 Poetas Hoje a cura di Heloisa Buarque de Hollanda, ed. Aeroplano, 1975, p. 69-84 (6° ed., 2007)
Ciclo de Navegação, Bahia e Gente (con Calasans Neto) ed. Macunaìma, 1975
Estrela do Norte, Adéus ed. Mercado Aberto - 1985
Os seres e as cores na Terra-do-sem-fim, (Coordenação de Texto e Pesquisa) .
Jônio Machado (fotógrafo) . Salvador: ed. Petrobras, 1993
Uma Canção de Amor ás Árvores Desesperadas. (con Osmani Simanca), Ed. Terra à vista, 1996 
Poemas, Salvador: ed. Casa de Palavras, 1996
Terra à vista, uma iconografia do Monte Pascoal, ed. Petrobras, 1996
Vinte canções de amor e um Poema quase desesperado. Ed. EPP, 2004
Soy loco por ti, Pôster poético, 2011
Balança mas hai-kai, Ed. Idea Design, 2011
 
Teatro:
 
Bumba-Meu-Boi (musicato da Tom Zé) - 1963
Auto de Cheganças e Descheganças - 1963
Opera Rei Brasil, 500 Anos – Uma Odisséia Tropical, (con Fernado Cerqueira e Paulo Dourado) 2000




Antonella Rita Roscilli, giornalista-brasilianista, scrittrice e traduttrice, si dedica alla divulgazione di attualitŕ e cultura del Brasile e dei Paesi dell’Africa lusofona. Ha collaborato con varie riviste tra cui “Latitudes-Cahiers lusophones” (Parigi), “Patria” (Anpi), “Latinoamerica e tutti i Sud del mondo”. In Italia dirige la rivista “Sarapegbe”. Laureata in Letteratura Brasiliana, é Mestre em “Cultura e Sociedade” (UFBA). Consulente per l’Italia della “Fundaçăo Casa de Jorge Amado” , č membro corrispondente dell’Academia de Letras da Bahia e dell'IGHB ( Instituto Geográfico e Histórico da Bahia). Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato in Brasile il primo saggio su di lei: “Zélia de Euá Rodeada de Estrelas” (ed. Casa de Palavras). In Italia ha curato la post-fazione dell’ opera “Un cappello da viaggio” di Zélia Gattai (ed. Sperling & Kupfer)




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