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Sagarana IN BICICLETTA


Brani tratti dal libro In bicicletta lungo la linea gotica


Tullio Bugari


IN BICICLETTA



 

Ci troviamo a 900 metri sul livello del mare, immersi nel bosco. Un’altra aria. Sulla parete di pietre che chiude il piazzale c’è una lapide con la data del 25 luglio 1971, ventottesimo anniversario della caduta del fascismo. Percorriamo, chi a piedi e chi in bicicletta, appena sotto il crinale del monte, un sentiero molto suggestivo che si apre su scorci di un’ampiezza unica, giù verso la pianura e il mare. Lungo il sentiero c’è una lapide dedicata a due partigiani, Orlindo Tonacci e Carlo Paolini. Forse sorpresi qui dai tedeschi, poi catturati e fucilati: “Ci costrinsero a scavare la fossa prima di essere fucilati. La scavammo e la riempimmo dei nostri corpi e di libertà”, recita la lapide posta dall’anpi di Montignoso. Ci sono dei fiori rossi. Freschi. (…)
I ciclisti sono partiti. A loro l’ufficialità dell’impresa. È certamente fuori luogo paragonarli agli antichi eroi dei tempi mitici, ma a me fanno venire in mente quel film di Pasolini dedicato a Medea, nel quale Giasone e gli altri guerrieri alla ricerca del vello d’oro sono rappresentati da ragazzi immediati, sfacciatamente innocenti, allo stesso tempo ignari e consapevoli d’essere dentro un destino che incombe, ma come se fosse un movimento naturale (…) è un po’ così che ho sempre immaginato tanti giovani partigiani, come il Johnny di Fenoglio. È solo una questione di contesti diversi che le differenti epoche possono proporre. A noi è toccato un contesto di pace, che ha il compito di mantenere vive le memorie; dobbiamo solo trovare il modo giusto di farlo, e non è proprio banale nemmeno questo. (…)
“Salire con la bici sul Passo del Vestito è un’emozione unica, con le Alpi Apuane che ci accolgono innevate, bianche per il marmo e per la neve caduta durante la tempesta di questa notte. La salita, dopo il paese di Antona, è lunga quasi quindici chilometri e supera un dislivello di circa 700 metri, ma in modo costante. (…) basta saper dosare le forze e trovare il proprio passo. Il guaio è se sei abituato a fare sempre salite corte, perché allora quello che hai appreso non è il passo giusto per reggere la distanza. Per questo il gruppo si è frantumato più volte e a lungo, perché ciascuno era alla ricerca del proprio equilibrio. E poi era anche il primo giorno. Anche se siamo pochi il nostro è un gruppo molto eterogeneo. C’è chi s’è allenato e chi no. Chi comunque ha esperienza e ha il suo passettino tranquillo, lo conosce e lo dosa. C’è chi soffre il freddo. Chi non resiste all’entusiasmo e parte a razzo (…) ma l’entusiasmo è bello da vedere, mostra la voglia di andare, mettersi in gioco, dentro questo paesaggio magnifico che ci aspetta” (…)
 
“Noi ciclisti siamo saliti dalla parte opposta (…) mentre salivamo ci hanno attraversato la strada i cervi. Ce li siamo trovati attorno e ci siamo fermati a guardarli. Questa è una riserva naturale molto ricca di animali e d’alberi secolari. Più avanti, vicino al passo degli Acquiputoli c’è il Faggione, un faggio secolare con un diametro enorme. (…) a un certo punto c’è un sentiero che va verso un casolare, risale dei tornanti e prosegue in direzione di Cantagallo (…) sono molti i sentieri percorribili in bici e a piedi, per chi vuole fermarsi qualche giorno. E inoltre, anche in questi boschi ci sono resti o tracce di postazioni, da visitare. Non è sempre facile trovarle perché dopo tanti anni il bosco s’è ripreso molti luoghi. Qualche anno fa, quando (…) abbiamo cominciato a interessarci alla Linea Gotica, abbiamo raccolto informazioni e documentazione, quando è stato possibile anche le coordinate per ritrovare i resti delle postazioni nel punto preciso (…) dopo un po’ ci rendemmo conto, in base alle caratteristiche del territorio, dove era più probabile trovare tracce e di che tipo, per quale genere di postazione, così iniziammo a orientarci più velocemente e a trovare direttamente da soli postazioni dimenticate (…) abbiamo iniziato a mapparle noi con il Gps e a disegnare le mappe dei posti, per ricostruirne la struttura e avere un’idea d’insieme di come il tutto fosse organizzato. Ora le coordinate che abbiamo registrato le mettiamo a disposizione di chi ce le chiede, e ce le scambiamo, per facilitare la ricerca. Non si tratta solo di ripercorrere le memorie ma proprio di farle riemergere, ridisegnare le tracce, riscoprire gli itinerari.” (…)
 
Ad attenderci c’è anche Nello Santini, un testimone di allora, che (…) ci racconta di quelle lontane giornate del settembre 1944, quando in mezzo a questi boschi furono costruite le postazioni della Linea Gotica. Nello era un bambino, aveva dieci anni quando fu costretto con la sua famiglia e tutta la popolazione di Luicciana e Cantagallo a trasferirsi a Creda, una frazione di Castiglione dei Pepoli, una trentina di chilometri più a nord, sopra Vernio, all’inizio di settembre del ‘44. Tornarono più di un mese dopo e i due paesi non c’erano più. Rasi completamente al suolo, per farne un teatro di battaglia contro le truppe americane in avanzata (…) l’altro ieri (approssimandomi alla partenza) avevo avuto la fantasia d’immaginarmi, come in una magia, dentro la carta stradale e muovermi sul fondo del paesaggio (…) La lunga tappa di ieri, che rivedo davanti a me mentre Nello racconta, mi suggerisce qualcosa di più. Le dimensioni, molteplici e diverse tra loro, ieri sono scivolate via una dietro l’altra senza che nemmeno me ne accorgessi, e al tempo stesso come se da sempre mi fossi trovato qui. Più che transitare sul fondo di questo paesaggio, mi sembra ora di vedere la Staffetta come la puntina di un vecchio grammofono su un vinile che, percorrendo il suo solco, ne risveglia suoni e immagini, stimolando i ricordi a rivivere. (…)
 
La memoria collettiva si dispiega in un quadro spaziale, sosteneva il suo teorico, il francese Maurice Hallbwachs – morto in un campo di concentramento, a Mathausen – perché il passato possiamo ritrovarlo solo se si conserva nel mondo materiale che ci circonda. Mi pare che sia questo il senso della rete museale nel territorio, di cui sentivo parlare appena l’altra mattina a Montignoso.
Il paesaggio che vediamo contiene tutte queste storie. Le vicende di allora hanno toccato tante singole persone, in ogni angolo di questi monti, dove s’è combattuto passo dopo passo. Tra fughe, nascondigli nelle foreste più inaccessibili, ma anche evacuazioni forzate o lotte quotidiane per la sopravvivenza (…) luoghi carichi di storie e di lutti, costellati di stragi o di deportazioni che non sempre prevedevano il ritorno. La morfologia e la geografia di questo territorio si confondono con la sua memoria. Queste valli intrecciate, i valichi, i corsi dei fiumi con i loro ponti, le zone abitate e coltivate, i sentieri e le strade, costituivano prima ancora che una difesa naturale per i tedeschi impegnati a ritardare l’avanzata degli Alleati, soprattutto un tessuto vivo di itinerari e punti di riferimento per le genti che vi abitavano e vi si muovevano con naturalezza. Nella loro terra. Come i pesci nel mare e gli uccelli nel cielo. La guerra deve avere avuto un impatto inimmaginabile sul territorio e sulle storie di questo territorio. (…)
 
A differenza di molte altre zone montane che abbiamo visitato nei giorni scorsi, qui il territorio è molto antropizzato e agricolo, lavorato, e quindi molte tracce non sono più evidenti. Bisogna cercarle e ricostruirle con cura, come stiamo facendo a Badia Tedalda. Ma qui nel pesarese è ancora più difficile, e inoltre molti reperti sono già stati trovati e raccolti nei musei. I contadini dopo la guerra hanno recuperato tutto ciò che poteva essere utile, hanno raccolto molto ferro e in certi casi perfino i carri armati, a cui prendevano i motori, per ripararli e utilizzarli come trattrici, magari per far girare la trebbiatrice: un bel motore, non c’è che dire!






Tratto dal libro In bicicletta lungo la linea gotica - Sui sentieri della seconda guerra mondiale con la Staffetta della memoria, Infinito edizioni, , Formigine (MO). 2013. http://lungolalineagotica.wordpress.com/





Tullio Bugari si è occupato di ricerca sociale, immigrazione e intercultura; nel 1999 ha curato, con Giacomo Scattolini, “Izbjeglice/Rifugiati, storie di gente della ex-Jugoslavia”, con un racconto di Predrag Matvejevic (Pequod, Ancona); nel 2000 ha realizzato “Itinerari, storie di viaggio dentro al mondo” (Progetto Europeo Comenius), storie di migranti raccolte nelle Marche, in Catalogna, in Svezia e in Germania;
nel 2004 ha curato “Parole condivise” (Franco Angeli, La Melagrana), il racconto a più voci di un’esperienza di accoglienza scolastica dei minori stranieri nelle scuole di Ancona. Nel 2007 e nel 2008 ha curato le due antologie “Alfabetica” (GEI editore) dedicate alla nuova letteratura italiana scritta da poeti e scrittori di origine non italiana.
 Nel 2011 ha curato, con Giacomo Scattolini, “Jugoschegge, storie e scatti di guerra e di pace” (Infinito edizioni). Nel 2012 ha seguito la Staffetta della Memoria in viaggio sulla linea gotica. http://tulliobugari.wordpress.com/





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