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Sagarana ALICE E PINOCCHIO


Margherita Hack


ALICE E PINOCCHIO



Alice nel paese delle meraviglie" e il suo seguito – "Alice nel mondo dello specchio" – sono opera dello scrittore e matematico inglese Lewis Carroll (1832-1898). Era quindi contemporaneo di Collodi. La prima favola fu pubblicata nel 1865 e la seconda nel 1871. Entrambe nate da un racconto che l'autore, il reverendo Charles Lutwidge Dodgson, noto con lo pseudonimo di Lewis Carroll, fece a tre sorelline, Lorina, Alice e Edith mentre si trovavano in barca sul Tamigi insieme al reverendo Robinson Duckworth, e forse si annoiavano. Le due storie si somi­gliano per il gran numero di assurdità a cui va incontro Alice in un mondo ben diverso dal nostro.

Tanto Pinocchio che Alice sono favole divenute famose in tutto il mondo. Due generi di racconti profondamente diversi l'uno dall'altro. La storia di Pinocchio si svolge in un mondo reale, la campagna toscana di fine Ottocento, e i personaggi – uomini e animali – sono caratteri realistici della nostra società. Il mondo di Alice è invece un mondo fantastico in cui tutto avviene in modo assurdo e senza senso. Nel primo libro si materializzano i personaggi delle carte da gioco, nel secondo i personag­gi degli scacchi e la stessa Alice prende parte al gioco come pedina e finisce per arrivare all'ultima casella e diventare regina. Alice nel paese delle meraviglie è la storia di un sogno. Alice si addormenta sotto un albero nel bosco e vede passare un Coniglio bianco che corre borbottando fra sé: "Farò tardi, farò troppo tardi". Fin qui nulla di strano, ma quando il Coniglio bianco estrae un oro­logio dal panciotto e guarda l'ora, Alice comincia a meravigliarsi e lo segue. Il Coniglio s'infila in una tana sotto una siepe e Alice dietro. Ecco che precipita in un pozzo molto profondo. Questo succede spesso nei sogni: la sensazione di precipitare che crea spavento e forse un risveglio affannoso. Invece Alice non sembra spaventata, e osser­va che sulle pareti del pozzo ci sono dei vasetti di marmellata; ne afferra uno, vede che è vuoto, ma non lo butta come probabil­mente farebbe una sua coetanea italiana, lo deposita invece su un altro scaffale che gli passa davanti in questa caduta senza fine. Forse arriverò al centro della terra, pensa Alice, o addirittura uscirò dall'altra parte in Australia o in Nuova Zelanda, dove la gente cammina a testa in giù.

Secondo gli esperti conoscitori della società inglese di fine Ottocento, il racconto contiene molte allusioni a personaggi e costumi reali, in particolare tende a presen­tare re e regine come persone prepotenti e arroganti. Certo, per noi italiani è più facile trovare riscontri con la nostra società piut­tosto che con la loro.

Arrivata alla fine della sua lunga caduta, Alice va incontro a una serie di strane avven­ture; a seconda se mangia un pezzo di torta o beve una certa bevanda il suo corpo si allunga o rimpicciolisce, diventa una gigan­tessa e poi una minuscola nana; così impara a dosare cibi e bevande fino a ritrovare una giusta dimensione. Incontra gatti che ridono e poi spariscono lasciando come traccia il loro sorriso. Invitata a testimoniare a un processo, viene processata e condannata alla decapitazione. Per fortuna si sveglia e il sogno che stava diventando un incubo fini­sce. Ma come nei sogni, i fatti si susseguono senza uno stretto legame, tanto che non si

può nemmeno parlare di una vera trama.

Alcuni hanno voluto vedere in Alice un'anticipazione dello strano mondo della relatività in cui tempo e spazio non sono più valori assoluti come suggerisce la nostra esperienza, ma dipendenti dalla velocità con cui ci spostiamo. Solo che effetti tangibili si potrebbero avere esclusivamente muovendosi a velocità molto prossime a quelle della luce, 300.000 km/sec. E comunque un fatto accertato grazie alle esperienze sulle particelle elementari che viaggiano a queste enormi velocità.

Anche nelle avventure di Alice attraverso lo specchio, in un mondo simmetrico rispet­to a quello reale, si potrebbero vedere dei riferimenti al mondo delle particelle e antiparticelle.

E proprio il mondo delle particelle ele­mentari è tanto strano per il nostro senso comune da assomigliare al mondo di Alice. È un mondo che conosciamo solo in parte. Si spera di scoprire fatti ancora più straor­dinari con il nuovo gigantesco acceleratore LHC (Large Hadron Collider) della colla­borazione europea al CERN di Ginevra. Infatti la fisica quantistica ha ispirato Robert Gilmore a scrivere "Alice nel paese dei quanti", in cui Alice diventa una parti cella subatomica, attraversando, invece dello specchio di Carroll, lo schermo di un televisore.

Negli articoli che illustrano le teorie immaginate per spiegare l'origine della materia, l'espansione dell'universo, s'incon­trano attori da Alice nel paese delle meravi­glie. Tali teorie sono in accordo con la distri­buzione della materia osservata nelle imma­gini dell'universo quando erano passati appena 400.000 anni dal Big Bang, immagi­ne fornita dalle osservazioni del cielo a microonde (cioè a lunghezze d'onda fra circa 1 mm e qualche cm, detta anche radia­zione del fondo cosmico). Quegli attori sono immaginati, mai osservati, ma il cui compor­tamento – immaginato – porta ad un accor­do con le osservazioni del fondo cosmico e dell'inflazione (anch'essa immaginata). I fisi­ci ipotizzano l'esistenza d'una particella – il bosone di Higgs – che sarebbe la madre di tutte le particelle, nel senso che fornirebbe la massa a tutte le altre particelle, conosciute o ancora sconosciute.

La sua massa dovrebbe essere superiore a 100 volte la massa del protone ( il nucleo dell'atomo di idrogeno) e per produrla negli acceleratori di particelle occorrono energie superiori a 100 miliardi di elettronvolt (ricordo infatti che massa ed energia seno equivalenti e come dimostrato da Einstein legate dalla relazione E=mc2) e solo LHC avrà energia sufficiente (almeno si spera) per produrla. L'esistenza di questa particella sarebbe anche in grado di spiegare quella strana fase iniziale dell'universo, immediatamente successiva al Big Bang di rapidissima espansione, fase nota col nome di "inflazio­ne". Come Alice nel paese delle meraviglie, l'universo avrebbe aumentato le sue dimen­sioni di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di volte in una infinitesi­ma frazione di secondo. Questa supposta inflazione spiegherebbe perché galassie situate a 10 miliardi di anni luce da noi in una direzione hanno le stesse caratteristiche di quelle osservate alla stessa distanza ma in direzione opposta rispetto a noi. La luce impiegherebbe 20 miliardi di anni per anda­re dalle une alle altre, e cioè un tempo molto più lungo dei 13 miliardi di anni trascorsi dal Big Bang. Quindi i due gruppi di galas­sie non hanno avuto alcun modo di comunicare fra loro. E allora come hanno potuto formarsi e svilupparsi allo stesso modo? E

come se su un altro pianeta, simile alla Terra, magari situato in un'altra galassia lon­tana milioni di anni luce, si fosse sviluppata una civiltà identica alla nostra, senza che nessun contatto sia mai avvenuto fra le due civiltà.

Con l'ipotesi dell'inflazione, l'universo neonato sarebbe stato piccolissimo e tutti i punti in contatto fra loro l'inflazione poi li avrebbe allontanati dopo che ogni punto dell'universo aveva avuto contatti con gli altri punti. Per spiegare questa virtù del bosone di Higgs bisogna ammettere che abbia una particolarità diversa da quella di tutte le altre particelle e della materia in generale: quella di esercitare una pressione negativa, repulsiva, invece di una compres­sione.

LHC, la macchina che potrebbe trasportarci in questo paese delle meraviglie può essere paragonata a un gigantesco microsco­pio in grado di esplorare le più minuscole e più energetiche particelle.

Si tratta di un anello lungo 27 km che corre sotto terra alla periferia di Ginevra, in cui due fasci di protoni accelerati da potenti campi magnetici a velocità appena inferiori a quella della luce, si scontrano liberando energie di un miliardo di miliardi di elet­tronvolt che dovrebbero rivelarci un mondo di particelle ancora sconosciuto. In altre parole LHC, in questa specie di autoscontro per particelle, potrebbe riprodurre le condi­zioni fisiche in cui si trovava l'universo all'epoca del Big Bang.

Ma se veramente il bosone di Higgs esiste e fornisce la massa a tutte le altre particelle, da cui è costituito l'universo – le galassie, le stelle con i loro pianeti, gli esseri viventi – che differenza c'è fra questa particella e il dio immaginato da tanti scienziati e filosofi? Infatti quest'ultimo sarebbe esclusivamente il creatore, e il suo atto di creazione avver­rebbe per ragioni a noi ignote; egli sarebbe completamente indifferente alle vicende delle sue creature, ben diverso dal classico dio immaginato come un padre che premia e punisce i suoi figli.

Un'altra possibile idea, ma senza riscontri osservati, è immaginare che oltre alla materia conosciuta, quella di cui è fatto tutto ciò che ci circonda – dal nostro stesso corpo alle particelle rivelate dalle macchine acceleratri­ci – e oltre alla materia sconosciuta di cui si conosce l'esistenza come la materia oscura – che non sappiamo cosa sia perché non emette nessun tipo di radiazione, ma fa sentire la sua presenza per l'attrazione gravitazionale che esercita (quindi c'è ma non sappiamo di cosa è fatta) o come il bosone di Higgs che si ritiene dalla teoria che debba esserci, anche se per ora non è mai stato osservato – ci sia un terzo tipo di materia sconosciuta di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza, e quin­di anche un universo sconosciuto e insospet­tato.

Ma non basta, la fantasia degli scienziati supera di gran lunga quella di Carroll e ci si domanda: grazie a LHC si potrebbe viaggiare nel tempo? Potrebbero venire a trovarci visitatori dal futuro? Il futuro può cambiare il passato?

Sono stati due matematici russi a porsi la prima domanda. Vediamo di seguire i loro ragionamenti. Secondo la teoria della relati­vità, che ha avuto molte conferme sperimen­tali, ogni fenomeno nell'universo avviene in uno scenario che ha tre dimensioni spaziali e una temporale. Questo spaziotempo viene influenzato e modificato dalla presenza di materia ed energia. Per esempio, la massa del Sole distorce lo spaziotempo creando una specie di imbuto che obbliga i pianeti a orbitare intorno al Sole. L'attrazione gravitazionale non sarebbe più una forza che agisce a distanza e istantaneamente fra due o più corpi, ma un effetto dovuto alla distorsione geometrica del contenitore spaziotempo. Secondo i due scienziati — Irina Aref'eva e Igor Volovich — ogni particella che viaggia attraverso LHC produce una specie di onda d'urto che distorce lo spaziotempo. Quando due onde d'urto si scontrano si potrebbe produrre uno squarcio nello spaziotempo, una specie di tunnel attraverso cui viaggiare nel tempo. Comunque si tratterebbe sempre di viaggi di particelle, almeno per ora. Ma — ci chiediamo — questi studi teorici vanno davvero presi sul serio, o sono astratti eserci­zi di un'Alice matematica?

La seconda domanda è ancora più scon­volgente. E proprio vero che ciò che è stato è stato, oppure c'è qualche modo perché il futuro possa cambiare il passato? Quali sarebbero le paradossali conseguenze? Per esempio, si potrebbe immaginare di impedi­re l'incontro fra il proprio padre e la propria madre e cancellare l'evento che ha permesso la nostra nascita. E allora il futuro cancelle­rebbe anche la nostra esistenza?

Un fenomeno straordinario di cui si narra solo nelle favole, è il teletrasporto: una persona o una cosa può essere trasportata istan­taneamente da un luogo ad un altro. Dal punto di vista fisico il teletrasporto è consi­derato una cosa impossibile. Eppure in un certo senso è già stato realizzato, sia pure soltanto per un fotone o per un atomo. Un singolo fotone è stato teletrasportato fino a una distanza di 600 metri e lo stesso è avve­nuto per un singolo atomo di cesio e uno di berillio. Nei prossimi dieci anni saremo in grado di teletrasportare una molecola e in seguito anche complesse molecole organiche. Bisogna però capire in cosa consiste questo teletrasporto. Si basa su una strana proprietà chiamata groviglio quantico. Se due particelle sono portate a vibrare all'unisono, esse sono come legate da un invisibile cordone ombelicale anche se sono separate da grandi distanze. Ogni disturbo arrecato ad una di esse è trasmesso istantaneamente all'altra. Però il groviglio quantico è un feno­meno molto delicato ed è difficile mantenere l'unisono nella vibrazione. Quindi se è rela­tivamente facile realizzarlo per una singola coppia di fotoni o di atomi, è molto più dif­ficile mantenere più atomi, come quelli presenti in una molecola, in perfetta sincroniz­zazione. Praticamente impossibile farlo per oggetti o individui composti da miliardi, bilioni o trilioni di particelle.

Se pensiamo a come è cambiata la nostra concezione della materia e dell'universo nel corso del XX secolo, di quali e quanti siano stati i progressi della tecnologia, ci chiedia­mo cosa avverrà nel corso di questo XXI secolo appena iniziato. Gli scienziati aspettano i risultati di macchine sempre più poten­ti, come tante Alici nel paese delle meravi­glie. Oppure ci sveglieremo da questi sogni per constatare che l'accelerato e indiscrimi­nato sfruttamento delle risorse che la Terra ci offre ci sta portando verso una irreversibi­le regressione? Oggi cominciamo a rendercene conto, e siamo ancora in tempo per evitare un futuro disastroso, purché tutti i governi di tutti i paesi e in particolare quelli del primo mondo accettino un modus vivendi più rispettoso dell'ambiente e di tutti gli altri esseri viventi.







Capitolo tratto dalla racconta di articoli Le mie favole (Da Pinocchio a Harry Potter passando per Berlusconi), Edizioni dell’Altana, Roma, 2009.




Margherita Hack

Margherita Hack (Firenze, 12 giugno 1922 – Trieste, 29 giugno 2013) č stata un'astrofisica, divulgatrice scientifica e attivista italiana.





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