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Sagarana NESSUNO VUOLE FARTI DEL MALE


Chiara Daniele


NESSUNO VUOLE FARTI DEL MALE



La lezione di italiano non finisce mai. Seduta con i gomiti poggiati sul banco e la testa abbandonata sui palmi delle mani, sento la voce della maestra ma non ascolto le sue parole.

Ieri notte mi sono addormentata tardi. Sono rimasta sveglia a lungo, distesa sul mio letto a fantasticare. Desidero soltanto che arrivi il momento della ricreazione per condividere una scoperta molto importante con la mia compagna e unica vera amica.

– Silvia, ieri mio padre mi ha raccontato una cosa incredibile, però voglio che la sappia solo tu.

– Non la dirò a nessuno.

– Mi ha detto che se gli abitanti di un pianeta lontano guardassero la Terra con un telescopio molto potente non vedrebbero noi ma civiltà del passato come gli antichi Romani. Non è emozionante? Ci ho pensato tutta la notte.

– Ma sei sicura di avere capito bene? Com’è possibile?

– Certo che ne sono sicura. Neanche io riuscivo a crederci. Il mio papà me l’ha spiegato bene.

– Tuo padre sa sempre tante cose!
– Sì, è vero.

Vorrei tanto che il mio papà riuscisse anche a sorridere.

– Marzia, a cosa pensi?

– Oggi non mi va di stare a scuola.

Al suono dell’ultima campanella conservo velocemente i libri nello zaino, saluto Silvia e scappo via. Casa mia si trova molto vicino alla scuola. Il giorno del mio decimo compleanno ho chiesto il permesso di tornare a casa da sola e, dopo tante indispensabili raccomandazioni, mi è stato concesso.

Il calore del sole mi prende per mano e, andando verso casa, in alcuni momenti, riesco a sentire l’odore del mare. Mi piace osservare il mare. Lo guardo spesso dalla finestra della mia stanza che si apre sul golfo e in lontananza riesco a vedere il porto. Seguo con lo sguardo le navi che si allontanano chiedendomi quale lontano luogo raggiungeranno.

Mi aprono il portone, salgo. La porta di casa è socchiusa. A quest’ora dovrebbe esserci solo mio padre. La mamma mi ha detto che oggi avrebbe finito di lavorare un po’ più tardi e che avrebbe lasciato il pranzo pronto.

– Papà ciao. Sono tornata. Ci sei?
– Marzia, vieni qui.

C’è qualcosa che non va. Poso lo zaino, tolgo la giacca e vado in salotto. Mi sembra che la voce provenga da là. Lo trovo seduto su una sedia con gli occhi bassi.

– Papà eccoti! Hai visto che bella giornata?

– Sono molto triste.
Lo abbraccio forte.
– Perché?

– Non lo so. Non c’è un motivo. Sono triste e spaventato.

– Cosa ti fa paura?

– Tutto. Mi sembra tutto enorme e minaccioso.

– Forse se uscissi un po’ staresti meglio. Fuori c’è il sole. Facciamo una passeggiata?

– Il pensiero di uscire mi terrorizza.

– Papà ci sono io. Nessuno vuole farti del male. Possiamo comprare un gelato e andare a guardare il mare. Quello che ha cucinato la mamma lo conserviamo per stasera. Dai dai, non mi va di stare a casa!

– Promettimi che appena finiamo il gelato torniamo.

– Promesso.

– Ho molta paura. Se tu mi stai vicino però posso provarci.

Mettiamo la giacca, stringo la mano del mio papà e, dopo avergli dato un bacino sulla guancia, usciamo.

Mentre passeggiamo lentamente cerco di distrarre il mio papà che continua a tenere lo sguardo basso.

Sembro più piccola della mia età ma in questo momento devo proteggere lui, grande, alto e con la barba.

Ci fermiamo per comprare due grosse brioches piene di gelato e io, come sempre, chiedo anche un po’ di panna.

– Andiamo a sederci in una delle panchine che ci sono vicino al mare?

Forse la vista e il rumore del mare possono tranquillizzare il mio papà.

È l’ora di pranzo e la maggior parte delle persone sono in casa. Vicino alla nostra panchina ci sono solo due ragazzi che giocano con un cagnolino e qualche persona che approfitta della bella giornata per correre un po’.

– Papà, hai visto che nessuno vuole farti del male? Adesso ti senti al sicuro?

– Va un po’ meglio ma non mi sentirò mai al sicuro.

– Ma neanche se io sono con te?

– Non è colpa tua. Tu sei molto importante per me ma non riesco a mandare via la mia paura. È più forte di me.

– Ma tu sai tante cose. Sapere così tante cose non ti rende felice? Da grande voglio conoscere tutto quello che conosci tu.

– A volte sapere tante cose rende tutto più difficile perché spinge a porsi domande sempre nuove e diverse. Non voglio farti pensare che conoscere sia una cosa brutta. È molto importante essere curiosi e avere voglia di imparare. La mia tristezza non ha una causa precisa o forse ne ha tante, la chiamano depressione.

– E non si può curare con una medicina?
– Purtroppo non è così facile.

Poggio la testa sul braccio del mio papà e rimaniamo un po’ in silenzio a guardare le onde basse e tranquille del mare. Poi qualcosa attira la mia attenzione, sollevo la testa, indicando il porto.

– Papà guarda, una nave si sta allontanando. Secondo te dove va?

– Possiamo farla andare dove vogliamo. Tu dove vuoi che vada?

– In Egitto, dove ci sono le piramidi. Un giorno andrò a vederle.

Per un attimo immagino di essere già lì. Entro in una piramide, voglio scoprirne i segreti.

– Se ti impegnerai per realizzare quello che desideri un giorno riuscirai ad andarci. Adesso dobbiamo tornare a casa altrimenti la mamma si preoccuperà.

Lungo la strada del ritorno mi accorgo che il mio papà ha uno sguardo un po’ più sereno. Io, invece, sono silenziosa. Il mio papà mi conosce bene e mi avvicina a sé.

– Marzia, a cosa stai pensando?

– Stavo pensando che, se davvero gli abitanti di un pianeta lontano possono vedere quello che succedeva sulla Terra tantissimi anni fa, forse potrebbero fare qualcosa per cambiare la storia e potrebbero farti rinascere felice.

Il mio papà si ferma, mi guarda, fa un piccolo sorriso e mi abbraccia molto forte.





Chiara Daniele

Chiara Daniele: ho 34 anni e sono palermitana. Mi presento con un breve excursus della mia formazione. Nel 2009 mi sono laureata in Lettere classiche con indirizzo archeologico presso l’Università degli Studi di Palermo. Successivamente ho seguito e concluso un master in Archeologia presso l’Università di Granada. Ho pubblicato due articoli per due riviste spagnole di archeologia: Arqueología y Territorio (rivista dell’Università di Granada) e ArqueoWeb (rivista della Complutense di Madrid). Attualmente un terzo articolo è in stampa. Da circa due anni ho fondato un’associazione culturale che si chiama Zyz Laboratorio culturale. L’associazione svolge principalmente laboratori didattici e creativi di archeologia per bambini in età scolare e, inoltre, si occupa della fruizione dei beni culturali. Nel 2012 ho seguito un corso di redazione ed editing della durata di 40 ore organizzato dalla casa editrice Navarra Editore. Dal mese di maggio al mese di luglio del 2012 ho svolto uno stage presso la casa editrice Edizioni La Zisa occupandomi della redazione e dell’editing di testi di narrativa e poesia.





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