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Sagarana DIAZEPAM


Biagio D’Angelo


DIAZEPAM



Diazepam è un nome sommamente melodioso. Ricorda "diapason" —

          indispensabile per mettere in armonia

le voci sfasate e le note impazzite. Sia ben chiaro che è solo il mio io poetico

           che di lui ha bisogno.

Non io che scrivo. Le notti non esistono: è solo un succedersi di orchidee

          alla luce tenebrosa della luna.

Sento i cassetti scricchiolare e la pioggia di settembre che mi lucida il collo

          e il cervello. E le membra

indolenzite per l'amore. Anche gli ululati benefici dei gatti e Lucas che suona

          in sordina qualche

studio di Scriabin non mi sfuggono. La realtà nell'oscurità è sufficientemente

          bella ed erotica

da rivelare l'ampiezza di ogni ferita — del mio corpo, che ritorna dalla guerra,

          o che non l'ha mai

lasciata. L’ultima volta che ho pensato a te erano le tre di notte — cioè,

          qualche minuto fa. incoerente.

È un desiderio tanto intenso che tu illumini il sottoscala — ostinatamente —

          come fa mia madre

nel vedere la polvere più recondita adagiarsi invisibile sulle scatole, ormai

          vecchie. di cartone.

Da alcuni giorni — non si riesce più a contare dignitosamente il tempo —

          dico alle mie ombre che

tu non sei più tu. tu non sei solo tu. che il colpo del tuo esistere va molto

          più distante. Il medico

vorrebbe adesso somministrarmi il diazepam: troppe angosce e visioni

          lugubri nel silenzio notturno degli

altri: troppi movimenti ondulatori nel mio letto senza fine; troppe miserie

          che la mia testa scopre.

Secondo lui, la sua utilità è permettermi un sonno più normale. Non lo so.

          Del diazepam

mi piacciono solo la sua melodia (e l'ho già confessato a cuore aperto).

          il suo gusto

di rancido e frizzante — che non ha. Non lo voglio. Mi toglierebbe — spietato

          — l'esperienza della veglia che,

infinitamente lunga, fa inginocchiare fino a udire il freddo sinuoso della

          terra. il borbottio dei

ragni — se questo è il loro verso — e il mio cuore, fatto ormai un dardo,

          curiosa geometria di ciò che aspira.







Brano tratto da A/R, Raffaelle edizioni, Rimini, 2012




Biagio D’Angelo

Biagio D’Angelo è professore di Teoria della Letteratura presso la “Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul” (Porto Alegre, Brasile). Ha pubblicato vari articoli in riviste brasiliane e internazionali, nonché due volumi di poesie: Milongas y otros ritmos e Humboldt.





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