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Sagarana PASTORALE


Raffaele La Capria


PASTORALE



Questa è la storia di Nicolino e di Bianchina, che facevano la stessa vita e appartenevano allo stesso padrone. E come doveva finire?

Nicolino era un ragazzo con due gambette magre, i capelli ricci, gli occhi senza infanzia, scuri e fondi. Era stato venduto a una famiglia perché i suoi non potevano mantenerlo, c’erano troppe bocche da sfamare. La fame era l’unica cosa che conosceva veramente, e sapeva che era una brutta bestia, come una serpe che smania nello stomaco.

Il padrone che lo aveva comprato lo mandò sui pascoli per badare alle pecore, una vita da cane, ma con pane e formaggio almeno, e latte che dà sostanza. Stava sui pascoli per settimane e mesi senza incontrare anima viva, e gli inverni erano lunghi e rigidi, le estati brucianti. E così, solo e selvatico, passava il suo tempo Nicolino. Bianchina era una capretta bianca, con piccole corna ricurve e il taglio della bocca arricciato all’insù agli angoli. Di notte sdraiata accanto a Nicolino gli teneva caldo. Se lui voleva parlare con qualcuno – a volte si ricordava di avere una voce – era a lei che parlava. Le diceva quello che gli passava per la testa, che non era gran cosa, perché lui non conosceva niente di niente, tranne la fame, il freddo, i sassi, le vipere, il vento.

Una mattina, al principio dell’estate, Nicolino sdraiato all’ombra di una quercia, sentì l’aria pulsare intorno a lui, e gli parve che lui stesso fosse entrato in fermentazione, con vampe e bollori e turgori che gli correvano nel corpo. Un desiderio nuovo gli entrò nel sangue come un ronzio d’insetti e gli salì alla testa. Senza rendersi conto di quel che faceva accarezzò Bianchina, la prese per le corna, l’abbracciò, e placò su di lei quel suo ardore. Poi si buttò sull’erba e una dolce sonnolenza lo invase. Gli pareva che il cielo e i rami e le foglie e tutta la natura si confondessero con lui, e non c’era più nessuna distinzione tra lui e ogni cosa. Bianchina guardava il mondo così, come lui in quel momento, e allo stesso modo lo rifletteva nel mite occhio caprino.

Ma ecco rintrona uno sparo e l’aria trema, Bianchina cade uccisa per sbaglio da un cacciatore.

Nicolino la raccoglie, se la carica sulle spalle, si avvia alla capanna. Era calata la sera, faceva freddo e lui si sentì solo. Allora si mise a spaccar legna in gran furia, ne fece una catasta, accese un fuoco. Alla luce delle fiamme vide la capretta stecchita e imbrattata di sangue, buttata in un angolo. Non poteva lasciarla là, e neppure separarsi da lei. Con un coltello la scuoiò, l’arrostì sul fuoco, e poi se la mangiò.

La storia di Nicolino e Bianchina finisce così.







Brano tratto da Guappo e altri animali Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2007.




Raffaele La Capria

Raffaele La Capria (Napoli, 3 ottobre 1922) è uno scrittore e sceneggiatore italiano.





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