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Sagarana LEGNATE


Brano tratto dal romanzo Nacqui settimino


Sandro Bartolini


LEGNATE



(…) Il dottor Pellicci mi comunicò la costituzione della Palmiri e Togni Solventi, gli impiegati del settore petrolchimico sarebbero scivolati nella nuova società. Sapevo che saremmo arrivati a quel punto!

"Se rifiuti ti licenzieranno, che ci avrai guadagnato? Andrà a finire male!" disse Susanna.

"Mi ficcheranno in una ditta di cinque dipendenti, senza tutele, a loro piacimento, un calcio in culo e via per strada! Perché dovrei accettare? Non m'arrendo, come un agnellino, voglio rimanere alla Vernici Palmiri e Togni. Tra duecento dipendenti ci sarà la possibilità d'impiegarmi in qualche uffi­cio del cazzo? Perché mi obbligano a trasferirmi?"

Avevo un ciuffo di capelli ritti dietro, per il sonno agitato. Alzai gli occhi sulla sveglia, mi rigirai sotto le coperte, il pic­colo Solatii dormiva in camera sua.

"Ti butteranno fuori!"

"Gli farò causa! Non ci sto buono, in un angolo a prendere legnate, lo vuoi capire o no?"

La mattina, nello stabilimento le attività procedevano sui medesimi binari. Renzo Palmiri e Ugo Cinotti confabulavano nell'ufficio di Emma, dissi buongiorno ma non sentii risposte, un giorno come gli altri, di vento o di sole, di luce, di nebbia, un giorno della settimana! Accesi il computer, l'o­rologio segnava le otto e ventotto, aprii la posta elettronica per le consegne dei solventi. Emma mi comandò senza ten­tennamenti, fino a sera.

Il crepuscolo avanzava, le nuvole coprivano le stelle, la don­na s'infilò in macchina, in cerca di consolazione. Ci fermam­mo nello spiazzo d'una casa colonica diroccata, col tetto sfondato, un fico cresceva nel mezzo, richiami d'uccelli notturni. Scesi per abbassare la spalliera, dalla bauliera ai sedili davanti due metri e mezzo! Nel padule di Bientina avevano scoperto reperti archeologici, gli etruschi e i romani regola­rono il flusso del Serchio, poi venne l'abbandono, l'acqua riprese il sopravvento, fino al Millesettecento, al tempo della bonifica. Chi se ne fregava delle antiche fattorie, qualche metro di terra sotto di noi! Un uomo e una donna soli, il buio li stringeva, i pipistrelli ballavano sulle rovine.

Le stesse faccende, impegni, pratiche, per un mesetto in dit­ta sembrò che niente dovesse succedere. Un giorno, purtrop­po, il direttore amministrativo ruppe l'incantesimo, affac­ciandosi nella mia stanzetta.

"Tra mezz'ora, Solatii, venga da me".

Dentro di me iniziai a prepararmi al peggio. Risposi a due e-mail di fornitori, spedii un fax per ventimila litri d'acetone, prelievo a Mantova, consegna prevista tre giorni, pagamento sessanta, fine mese, data fattura, ricevuta bancaria. Coraggio giovane! Spalle diritte, andiamo a vedere le carte, avrei sfangato, non mi sarei pisciato nelle mutande, non sarei morto sul pavimento di linoleum della Palmiri e Togni. Il direttore aspettava in piedi, mi lasciai andare sulla poltrona, il piccolo Joe Frazier si stava scaldando a bordo ring, i muscoli si scio­glievano, l'olio luccicava sulla pelle, l'accappatoio ancora sulle spalle, qualche Solatii, non so più di quale generazione, mi gridava: "Usa la zucca! Usa la zucca!" Anche mio fratello Roberto si mise a sussurrarmi di stare calmo! Pellicci si avvi­cinò alla scrivania, afferrò una cartellina marrone, fece alcu­ni passi verso la vetrage, si voltò e tirò fuori i documenti.

"Questo è l'ordine di servizio per il suo trasferimento alla Solventi Palmiri e Togni, lei, con quattro colleghi, sarà assun­to nella nuova struttura dei prodotti petrolchimici, l'attività continuerà negli stessi uffici. L'azienda non ha nessuna volontà di penalizzarla, sono scelte fatte per rafforzarci. Le consiglio di firmare, per lei non ci saranno altre possibilità, se non accettasse il trasferimento andrà incontro al licenziamento".

"Non mi potete obbligare! Vanificherei l'attività di questi mesi, la RSU, il rappresentante degli impiegati, i livelli negli uffici, tutto a monte!"

"Deve pensare a se stesso! Lei è un dipendente dell'azienda, un ramo della nostra attività si stacca e va a costituire una nuova società, ha capito Solatii, sono stato chiaro?" Guido Pellicci alzò il tono della voce, minacciosamente, le parole mi rimbombavano nel cervello.

"Direttore, mi permetta altrettanta franchezza. La ditta si toglierà di torno uno dei pochi impiegati che abbia alzato la testa. Mi avete trasferito dalla logistica al settore petrolchimico quando la direzione aveva già in progetto di costituire una società indipendente, di pochi dipendenti, tre o quat­tro al massimo, nessuna tutela, possibilità di licenziare in qualsiasi momento".

"Non dica sciocchezze, non è questo il punto!" "Complimenti! Una bella mossa!"

"Con chi crede di parlare? Cambi tono! Ha capito? Cambi tono!"

"Mi scuso, le darò una risposta a breve, devo rifletterci sopra".

"Non tiri troppo la corda! Lei ha una famiglia, un figlio, non credo che voglia lavorare in un ambiente ostile".

Scrutavo Pellicci, paonazzo, le macchie gli si allargavano in viso. (…)







Brano tratto dal romanzo Nacqui settimino, Stampa alternativa editrice, Viterbo, 2009.




Sandro Bartolini

Sandro Bartolini vive in Toscana. Nel 2007 è risultato tra i vincitori del premio letterario Castelfiorentino, col racconto Cinque le dita delle balene. Nello stesso anno ha pubblicato il romanzo Villaggio Mare Blu.





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