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Sagarana La Lavagna Del Sabato 27 Ottobre 2012

LE LIBRERIE ITALIANE STANNO CHIUDENDO



Mario De Maglie


LE LIBRERIE ITALIANE STANNO CHIUDENDO



 

La parola cultura deriva dal latino “colere” che traduciamo in “coltivare” ed il suo significato può essere talmente ampio che ben si presta a rappresentare i più disparati interessi che abbiano lo scopo di accrescere la conoscenza. Cosa sia cultura e cosa non lo sia potrebbe avviare una riflessione interessante, ma che non si potrebbe aprire e chiudere tanto facilmente in un semplice post.
Tutti potremmo però concordare che il mezzo di diffusione culturale per eccellenza è stato ed è tutt’ora, nonostante internet e e-book vari, il libro. Niente più dell’opera scritta, credo, possa rappresentare la cultura. Il “lettore di professione” non può stare troppo tempo senza un libro nelle immediate vicinanze dei suoi occhi e quando si sta avviando a concluderne uno spesso sta già pregustando il successivo. Lo spazio temporale interposto tra la lettura di due libri non può che essere minimo, quanto basta per il respiro necessario prima di una lunga immersione.
La libreria è il posto dove si acquistano i libri, ma parlarne solo in questi termini è riduttivo. Chi va a comprare le sue letture sa bene che l’arrivo alla cassa è solo la fase finale e materiale di un processo che si avvia ben prima e che di materiale ha ben poco. Scegliere un libro per il proprio piacere può essere un lungo ed inestimabile processo mentale che può avere avuto luogo già prima di entrare in libreria oppure può avvalersi del classico ed incomparabile girovagare tra gli scaffali in cerca di non si sa bene cosa e, anche quando lo si scopre, non sempre diventa un buon motivo per rinunciare all’esplorazione. Il prendere in mano un volume e toccarne la sua consistenza dà quasi l’idea di possedere la cultura, idea innocentemente falsa, ma potentemente simbolica.
A Firenze, città nella quale ormai vivo da quindici anni, chiuderà, entro la fine dell’anno, la libreria Edison che con i suoi diciotto anni di attività (1994-2012) ha ben rappresentato un luogo dove la cultura non solo si è” venduta”, ma si è respirata a pieni polmoni. E’ la seconda libreria storica che chiude nel giro di un anno o poco più, la prima è stata la libreria Martelli, ciò dispiace, spiazza e preoccupa.
Scrivo queste righe per salutare un pezzo di Firenze che se ne va e per dare la mia solidarietà ai suoi dipendenti, che rimarranno disoccupati, e ai suoi frequentatori abituali, tra i quali mi annovero. Firenze, culla della cultura, non si dovrebbe neanche affacciare al pensiero di scrivere il capitolo conclusivo di una storia così importante, ma chi ha avuto in gestione la faccenda non sembra essersi fatto particolari problemi ad impugnare la “penna” necessaria.
La società Effe.com che fa capo a Feltrinelli ha semplicemente deciso di non rinnovare il contratto di affitto. Esiste un vincolo di destinazione d’uso sui locali che la Edison dovrà abbandonare, posto dal Comune, e tale vincolo garantisce che almeno il 70% dell’area debba essere destinata a spazi di attività culturale, ma si vocifera che invece su quei locali metterà mani la Apple. È partita una petizione per raccogliere firme per sostenere la richiesta di evitare che il Consiglio Comunale non rispetti tale vincolo e ceda gli spazi ad attività non culturali.
Per domenica 21 alle 16:00 i dipendenti della Edison stanno organizzando in piazza della Repubblica un appuntamento per ritrovarsi e condividere il proprio rammarico e il proprio affetto provando a “elaborare il lutto”. Arrivare in piazza della Repubblica di Firenze e non trovarvi più la Edison ed i suoi libri creerà un senso di vuoto in quella piazza che qualsiasi attività non culturale che vi potrebbe nascere in sostituzione trasformerebbe in una voragine. Gli scaffali semivuoti, a causa dell’avvio degli sconti prima della chiusura, già ora ti fanno sentire un po’ come un vagabondo incapace di orientarsi laddove prima ci si sentiva come a casa .
Un libro non è solo un libro. Un libro non lo si compra, lo si vive e le librerie sono simboli di vita che non vanno soppressi.






Articolo tratto da “Il Fatto Quotidiano” del 20 ottobre 2012.





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