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Sagarana La Lavagna Del Sabato 24 Aprile 2010

POESIA DI SAUDADE



L'opera poetica di Cecília Meireles


Irma Caputo


POESIA DI SAUDADE



 

 
"Liberdade esta palavra que o sonho humano alimenta
que não hà ninguém que explique e ninguém que não entenda"
"Libertà questa parola che il sogno umano alimenta
Che non c'è nessuno che spieghi e nessuno che non comprenda"
Cecília Meireles
 
 
Nata nel 1901 a Rio de Janeiro, Cecília Meireles si è affermata fino e dopo la sua morte (1964), come una delle maggiori voci di lingua portoghese contemporanea. Sfaldando i confini oceanici tra Brasile e Portogallo e tra Brasile ed Europa, Cecília, rappresenta una delle voci femminili della saudade maggiormente conosciute ed apprezzate in tutto il mondo e non solo dagli adulti, ma per la sua letteratura infantile anche dai piccini.
Cresciuta dal punto di vista letterario attorno al gruppo di intellettuali della rivista "Festa", sposa a pieno e contribuisce a elaborare gli intenti poetici del gruppo del secondo modernismo brasiliano degli anni Trenta. Dopo Anita Malfatti, la "Semana de arte moderna", l'antropofagismo di Oswald de Andrade e la supremazia assoluta attribuita dai modernisti all'emozione come elemento suscettibile di arte, nasce nei poeti degli anni Trenta una necessità di ricerca tematica più riflessiva e meno provocatoria.
Il gruppo di poeti e intellettuali del secondo modernismo brasiliano si ricompone attorno alla tensione tra nazionalismo e cosmopolitismo. Nato dalla settimana di arte moderna, aveva provocato su questi temi, sui cliché fondanti dell'unità nazionale del Brasile e sui nuovi simboli del Brasile inteso come nazione; i modernisti del secondo gruppo, invece, avvertono la necessità di risviluppare taluni temi come quello della nazionalità attraverso riflessioni maggiormente critiche e progressiste, attraverso l'indagine sul conflitto tra tradizione e innovazione.
Cecília pur partecipando a questo spazio di discussione si discosterà molto nel proprio fare poetico. Immune da influenze forti di qualsiasi scuola, ripropone sotto la luce di un rivisitato simbolismo temi antichi, ma impreziositi da un elegante e sensibile sguardo femminile, che conosce nel profondo gli interstizi dell'animo abituato alla solitudine e al silenzio.
Poetessa precoce, a soli sedici anni già aveva scritto il suo primo libro di poesie pubblicato poi nel 1919 con la lode di João Ribeiro "Espectros". Cecília si presenta come un'adolescente dall'animo sensibile costretta dagli eventi della vita a riflettere su temi importanti, gravi. L'incontro ravvicinato con la morte le farà discernere sin da bambina l'eterno dall'effimero, lei stessa da adulta scriverà «La mia infanzia di ragazza sola mi ha dato due cose che sembrano essere negative, ma che sono sempre state positive per me: il silenzio e la solitudine. Questa è sempre stata l'area della mia vita. Area magica, dove i caleidoscopi inventavano i favolosi mondi geometrici, dove gli orologi rivelavano il segreto del proprio meccanismo, e le bambole il gioco del proprio sguardo.
La copertina di "Balladas para el-rei"
Più tardi fu in questa area che si aprirono i libri, e lasciarono uscire le loro realtà e i loro sogni, in una combinazione così armoniosa che sino ad oggi non capisco come possa stabilirsi una separazione tra questi due tempi di vita, uniti come i fili di un tessuto. ( Minha infância de menina sozinha deu-me duas coisas que parecem negativas, e foram sempre positivas para mim: silêncio e solidão. Essa foi sempre a área de minha vida. Área mágica, onde os caleidoscópios inventaram fabulosos mundos geométricos, onde os relógios revelaram o segredo do seu mecanismo, e as bonecas o jogo do seu olhar. Mais tarde foi nessa área que os livros se abriram, e deixaram sair suas realidades e seus sonhos, em combinação tão harmoniosa que até hoje não compreendo como se possa estabelecer uma separação entre esses dois tempos de vida, unidos como os fios de um pano)».
Dunque elementi catartici che stimolano la maturazione della sua riflessione poetica sono il silenzio e la solitudine. Ma silenzio e solitudine sono legati per Cecília indissolubilmente alla concezione e alla riflessione sulla morte e sull'eterno. Il motivo per il quale sin da bambina la poetessa si ritrova in un contesto di silenzio e solitudine è dovuto alla perdita prematura di entrambi i genitori: il padre tre mesi prima che lei nascesse, la madre poco prima che lei compisse tre anni. È per questo che la sua poetica si innesta di ragionamenti sull'effimero, il passeggero e l'eterno, e sul senso forte e profondo di mancanza, di una saudadeche viene in parte smorzata attraverso un'eternizzazione di ciò che è passato.
In fondo lasaudade è mancanza di un qualcosa di passato, è il senso del distacco che può diminuire solo attraverso un processo di eternizzazione, di fissazione nella memoria di un dato, di un evento di una persona, di un profumo. Cresciuta con la nonna, farà di quest'ultima una figura leggendaria e mitica, protagonista dei suoi componimenti. Oltre alle perdite dell'età infantile, nel 1935 come per chiudere un ciclo si suiciderà anche il pittore portoghese Correia Dias a cui Cecília era legata, e col quale aveva avuto tre figlie. Togliendosi la vita, Correia Dias tesse nuovamente il filo di congiunzione tra questa poetessa e la morte, tra il caduco e l'eterno.
Cecília parlando di sé afferma senza timore che la transitorietà è un elemento fondante della propria personalità, la stessa transitorietà che ritroverà nei suoi numerosissimi spostamenti. I suoi viaggi erano fonte continua di elementi sia lirici che narrativi. Aveva girato Nord America, Europa e Oriente. In particolare dopo il viaggio in Italia darà in gestazione "Poemas Italianos" (1968). Ma tra le sue liriche più conosciute con materia di viaggio ritroviamo "Viagem"pubblicato precedentemente nel 1939. In queste liriche si ritrova la Cecília viaggiatrice e non turista come ella amava precisare e rivendicare.
Evidentemente focalizzata sull'aria orientalista del modernismo brasiliano instaurò un rapporto intimo e profondo anche con l'India. A seguito del suo "incontro" con questo paese sortiranno "Poemas escritos na Índia" (1961), ed è proprio in India che riceverà una laurea ad honorem dall'università di Delhi. Il mare, la morte, la saudade della vita sono raccontati da un punto di vista formale con un lessico ricco e un ritmo incalzante, contemporaneamente privo di ingessature accademiche e baroccheggianti.
Cecília come tutto il secondo gruppo modernista privilegerà la semplicità morfo-sintattica e la libertà del verso: forme semplici, frasi semplici, versi semplici come lei, una donna semplice nella sua estrema profondità d'animo. In un'intervista in cui le si chiedeva un descrizione di se stessa Cecília, donna a cui di certo le parole non mancavano, preferisce rimandare a un flash che João Condé aveva pubblicato negli Arquivos Implacáveis della rivista "O Cruzeiro",( Rio de Janeiro il 31 dicembre del 1955) di cui riportiamo un frammento: «Principale difetto: un certa assenza dal mondo. Il suo tormento: desiderare di fare del bene a persone che hanno bisogno di aiuto e che non lo accettano. Non ha mai visto uno spettro, ma le piacerebbe di vederne uno. Libri, libri, libri notte con stelle e nuvole allo steso tempo, crede che non ha paura della morte. Le piacerebbe morire in pace. (Principal defeito: uma certa ausência do mundo. Seu tormento: desejar fazer o bem a pessoas que precisam de auxílio e não o aceitam. Nunca viu assombração, mas gostaria de ver. Livros, livros, livros, noite com estrelas e nuvens ao mesmo tempo, acha que não tem medo da morte. Gostaria de morrer em paz)». Anche la notte stellata nella complessità di Cecília ha le stelle.
 
 
Bibliografia
Espectros, 1919, Criança, meu amor, 1923, Nunca mais... e Poemas dos Poemas, 1923, Criança meu amor..., 1924, Baladas para El-Rei, 1925, O Espírito Vitorioso, 1929 (ensaio - Portugal), Saudação à menina de Portugal, 1930, Batuque, Samba e Macumba, 1935 (ensaio - Portugal), A Festa das Letras, 1937, Viagem, 1939, Vaga Música, 1942, Mar Absoluto, 1945, Rute e Alberto, 1945, Rui - Pequena História de uma Grande Vida, 1949 (biografia de Rui Barbosa para crianças), Retrato Natural, 1949, Problemas de Literatura Infantil, 1950, Amor em Leonoreta, 1952 Doze Noturnos de Holanda & O Aeronauta, 1952, Romanceiro da Inconfidência, 1953, Batuque, 1953, Pequeno Oratório de Santa Clara, 1955, Pistóia, Cemitério Militar Brasileiro, 1955, Panorama Folclórico de Açores, 1955, Canções, 1956, Giroflê, Giroflá, 1956, Romance de Santa Cecília, 1957, A Bíblia na Literatura Brasileira, 1957, A Rosa, 1957, ObraPoética,1958, Metal Rosicler, 1960, Poemas Escritos na Índia, 1961, Poemas de Israel, 1963, Antologia Poética, 1963, Solombra, 1963, Ou Isto ou Aquilo, 1964, Escolha o Seu Sonho, 1964,Crônica Trovada da Cidade de Sam Sebastiam no Quarto Centenário da sua Fundação Pelo Capitam-Mor Estácio de Saa, 1965, O Menino Atrasado, 1966, Poésie (versão para o francês de Gisele Slensinger Tydel), 1967, Antologia Poética, 1968, Poemas italianos, 1968, Poesias (Ou isto ou aquilo & inéditos), 1969, Flor de Poemas, 1972, Poesias completas, 1973,Elegias, 1974, Flores e Canções, 1979, Poesia Completa, 1994, Obra em Prosa - 6 Volumes - Rio de Janeiro, 1998, Canção da Tarde no Campo, 2001, Episódio humano, 2007, O jardim 1947, Ás de ouros 194.
 
 
 
Alcune composizioni poetiche
 
 
 
 
 
 
 
Por que me falas nesse idioma?

Por que me falas nesse idioma? perguntei-lhe, sonhando.
Em qualquer língua se entende essa palavra.
Sem qualquer língua.
O sangue sabe-o.
Uma inteligência esparsa aprende
esse convite inadiável.
Búzios somos, moendo a vida
inteira essa música incessante.
Morte, morte.
Levamos toda a vida morrendo em surdina.
No trabalho, no amor, acordados, em sonho.
A vida é a vigilância da morte,
até que o seu fogo veemente nos consuma
sem a consumir.


 

Chovem duas chuvas

Chovem duas chuvas:
de água e de jasmins
por estes jardins
de flores e de nuvens.

Sobem dois perfumes
por estes jardins:
de terra e jasmins,
de flores e chuvas.

E os jasmins são chuvas
e as chuvas, jasmins,
por estes jardins
de perfume e nuvens



Namorados


No degrau do inverno turno,
sentaram-se os namorados.
Vai crescendo entre os seus ombros
denso bosque de impossíveis,
com muitos ramos escuros.

Um denso bosque de espinhos
vai crescendo entre os seus lábios.
Pálidas palavras secas,
folhagem de despedidas,
sombra de confusa angústia
na curva jovem da boca,
no doce lugar dos beijos.
Tão perdidos, tão sozinhos
por interiores caminhos!

Diante deles, as estátuas,
eternamente enlaçadas,
gloriosamente desnudas,
profundamente amorosas,
com brilhos de primavera
no etéreo gesto de mármore...
(Festivos corpos de pedra!)

Nos namorados humanos,
o corpo é lento e pesado,
longa rede a escorrer lágrimas
nas vastas areias da alma...







Perchè mi parli in quella lingua?


Perché mi parli in quella lingua? gli chiesi,
sognando.
In qualsiasi lingua si capisce quella parola.
Senza alcuna lingua.
Il sangue lo sa.
Un’intelligenza dispersa apprende
Questo invito improrogabile.
Buccine siamo, consumando la vita
intera questa musica incessante.
Morte, morte.
Passiamo tutta la vita morendo in sordina.
Nel lavoro, nell’amore, svegli, in sogno.
La vita è vigilanza della morte,
fino a che il suo fuoco veemente ci consuma
senza consumare.



Piovono due piogge


Piovono due piogge
d’acqua e di gelsomini
per questi giardini
di fiori e di nuvole.

Esalano due profumi
Per questi giardini:
di terra e di gelsomini,
di fiori e piogge.

E i gelsomini sono piogge
e le piogge, gelsomini,
per questi giardini
di profumo e nuvole.



Amanti


Sul gradino dell’inverno a turno,
si sederono gli amanti.
Stai crescendo tra le loro spalle
denso bosco di impossibili,
con molti rami scuri.

Un denso bosco di spine
stai crescendo tra le loro labbra
Pallide parole secche,
foglie di addii,
ombra di confusa angustia
nella curva giovane della bocca,
nel dolce luogo dei baci.
Così persi, così soli
per intimi sentieri!

Innanzi a loro, le statue,
eternamente avviluppate,
gloriosamente nude,
profondamente soavi,
con luminosità di primavera
nell’eterea aspetto marmoreo…
(Festivi corpi di pietra!)

Noi amanti umani,
il corpo è lento e pesante,
lunga rete su cui scorrere le lacrime
nelle vaste sabbie dell’anima.

 
 




Tratto dalla rivista on-line “Musibrasil”, anno IX, n° 9, dell’ottobre 2009





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