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Sagarana La Lavagna Del Sabato 26 Ottobre 2011

PER RICORDARE ILDASIO TAVARES: SOMMO POETA BAIANO



Antonella Rita Roscilli


PER RICORDARE ILDASIO TAVARES: SOMMO POETA BAIANO



 

Il poeta baiano Ildásio Tavares se n’è andato il 31 ottobre 2010. Ad un anno di distanza vogliamo ricordarlo insieme a tanti suoi amici che hanno testimoniato affetto e stima in questo spazio offerto dallo scrittore brasiliano Julio Monteiro Martins nel suo prestigioso sito letterario in Italia. Con piacere ho scoperto che io e Julio avevamo quest’ amicizia in comune. Julio ricorda “il suo rapporto affettuoso e frammentario con Ildásio, che si fece intenso a Rio de Janeiro negli anni ’70 durante la dittatura brasiliana, nella lotta contro la censura”.
Ildásio era un essere umano impari. Effervescente e colto, non amava le Accademie,  era un erudito che riusciva a rendere ogni momento brillante. Vogliamo ricordarlo  con la sua grande energia, scherzosa e ironica, con una vena poetica che rendeva Arte pura ogni situazione. Continuerà a vivere attraverso la sua opera per sempre.
 
 
 “Ho sempre detto che prima di essere baiano sono grapiuna, Ilhéus è la mia capitale: il mio cordone ombelicale è sotterrato a Gongogi, nella Fazenda di São Carlos” . Questo amava ripetere Ildásio Tavares nelle interviste. Nato il 25 gennaio 1940 nel municipio di Gongogi, nella regione del cacao nel sud di Bahia, era “uno degli ultimi rappresentanti di quella generazione che formò la cultura baiana”. Amico di Jorge Amado, Glauber Rocha e João Ubaldo Ribeiro, se n’è andato il 31 ottobre 2010 e rimane eterno attraverso la sua immensa opera artistica.  Poeta, compositore, scrittore e saggista, fece parte della generazione “Revista da Bahia” insieme ad autori come Cyro de Mattos, José Carlos Capinam, Ruy Espinheira Filho che “formarono un panorama fecondo e vario” a partire dagli anni ’60. A Salvador si laureò in Giurisprudenza e Lettere, poi approfondì l’amore per le Lettere nelle università di Lisbona e negli Stati Uniti. Aveva una grande predisposizione per le lingue e molto giovane parlava già latino, francese e inglese. Il primo sonetto risale all’età di 12 anni e nel 1962 iniziò a scrivere nel “Jornal da Bahia”. “Somente um Canto”, il suo primo libro di poesie, risale al 1968. Da allora continuò a pubblicare poesia e prosa (romanzi, sceneggiature teatrali e saggi), in tutto 42 libri, ma “transitava in tutte le aree artistiche” dice il figlio Gil Vicente (affermato direttore teatrale), come si conviene ad un vero artista. Partecipò attivamente al “Movimento Poesia Som” che promuoveva recitals di poesia e le sue composizioni apparvero in antologie nazionali e internazionali. Tra le sue opere ricordiamo “Imago” (1972), “Ditado”(1974), “O Canto do Homem Cotidiano” (1977), “Tapete do Tempo (1980), “Poemas Seletos” (!996), “Flores do Caos” pubblicato dall’ed. Labirinto in Portogallo e vincitore di premi. Fu traduttore e professore di inglese per quasi 20 anni, esperienza della quale si servì nel libro “A arte de traduzir”. La sua opera poetica è vasta e apprezzata da nomi rilevanti della cultura brasiliana, come il poeta Carlos Nejar che lo defini’ “un catalizzatore di immagini, un poeta baiano e universale, un maestro la cui esplosione poetica nasce dal dialogo e dal silenzio”. Alcune delle poesie vennero illustrate da un suo caro amico, il pittore Sante Scaldaferri: “Ci eravamo conosciuti circa 60 anni fa, negli anni ’50, quando lui frequentava a Salvador la Facoltà di Giurisprudenza e io la Scuola di Belle Arti” ricorda “Era una delle piu lucide e brillanti intelligenze che conoscevo. Aveva una memoria previlegiata e conosceva a fondo le religioni de radice africana e cristiana. Una volta mi disse che stava leggendo la Bibbia per la diciassettesima volta in inglese. Ha scritto anche testi critici sulla mia opera artistica. Abitavamo nello stesso quartiere di Itapua e quindi veniva a trovarmi varie volte durante la settimana. Le conversazioni erano lunghe e gradevoli: ridevamo molto quando lui recitava poesie ironiche e velenose, incluse quelle fatte per me!”.
Ildásio si cimentò anche nell’arte musicale ed è noto l’afrosamba “Canto de Yansan”, composto insieme a Baden Powell e dedicato a Silvia, moglie di Baden. Ben 46 delle sue composizioni vennero interpretate da Maria Creuza, Alcione, Maria Bethania, Vinicius de Morães, Toquinho e Gerônimo. Di quest’ultimo tradusse in lingua francese la canzone “É d’Oxum” composta insieme all’autore Vevé Calazans. Scrisse insieme a Gerônimo un capolavoro: “Salve As folhas” (più volte interpretata da Maria Bethania), che Gerônimo ripropone in quasi tutti gli spettacoli in Brasile, ricordando l’ amicizia con Ildásio. “ Mi sento onorato per aver convissuto con questo grande vate e scrittore che aveva una vasta conoscenza della religione afrodiscendente. Al lato di Jorge Amado, ha costruito la storia e la saga di un popolo che ancora oggi patisce il razzismo. Ricordare Ildásio significa parlare di un uomo coraggioso che partecipò alla lotta armata durante la dittatura, ma contemporaneamente lui era un padre, amico e figlio obbediente nella traiettoria della sua lettura dell’Umano in tutte le sue sfaccettature”.
Ildásio Tavares fu anche un drammaturgo e molte delle sue piéces teatrali vennero messe in scena a Bahia e a Rio de Janeiro. Oltre a poesie, due romanzi, un libro di saggi afro-brasiliani, all’amore per la capoeira (fu Lacrau, valente capoeirista di Mestre Bimba), vogliamo ricordarlo soprattutto per aver scritto in Brasile la prima “Opera negra” dal titolo “Lídia de Oxum”, con musica di Lindembergue Cardoso, diretta da Júlio Medaglia. Ildásio mi parlò di quest’opera di cui andava fiero: la sua proposta era “la realizzazione di un’anti-opera che valorizzasse il recitativo musicale e la recitazione parlata. Perciò non sarebbe stata un pretesto per esibire le doti vocali dei solisti, ma si voleva riferire alle distinte espressioni idiomatiche del genere, con una recitazione secca che rispondesse alla funzionalità del momento, ove “la radice africana venisse trattata in un linguaggio contemporaneo”. Rappresentata al Teatro Castro Alves di Salvador nel 1995, come omaggio ai 300 anni della morte di Zumbi dos Palmares, nello stesso anno giunse anche nei teatri di São Paulo e Brasilia. Fu riproposta l’11 e 12 maggio 1996, ai margini della Lagoa de Abaeté di Salvador, davanti ad un pubblico di trentamila persone. L’Opera venne messa in scena grazie alla maestria del direttore teatrale Paolo Dourado che ricorda così quel periodo. “Io e Ildásio abbiamo fatto insieme la prima mondiale di “Lídia de Oxum”, ma l’opera, in realtà, era stata scritta per metterla in scena nel 1988, nel Centenario dell’Abolizione della schiavitù in Brasile. Probabilmente, ancora oggi, è l’unica opera brasiliana che parte da un’orchestra sinfonica con un gruppo di percussionisti tradizionali, oltre ai solisti e al coro di ottanta voci, per valorizzare le radici africane della cultura e della musicalità brasiliana. Ildásio secondo me è una di quelle persone che ha seguito fino in fondo il suo destino. Era coetaneo di Gilberto Gil, Caetano Veloso e Glauber Rocha, e, come loro, ha creduto in un’arte nella quale il “popolare” non escluda la possibilità di invenzione e di complessità. Come Vinicius de Morães utilizzò nella sua poesia il ritmo seduttore afrobrasiliano. Come Jorge Amado incontrò nelle tradizioni e riti portati dall’Africa gli stessi valori sofisticati e rivoluzionari che animarono in Europa i movimenti di avanguardia del XX secolo. Sono molte le ragioni che fanno di Ildásio un importante poeta a Bahia e in tutto il Brasile: lui ha mantenuto sempre intatto il suo credo e ha fatto della poesia e dell’arte un punto fondamentale nel quotidiano della sua vita”. Nel 2008 Ildásio Tavares ricevette la “Medaglia Zumbi dos Palmares” e tra gli invitati c’era Jorge Portugal, educatore, poeta e compositore che così parlò: “Quando Ildasio è nato, un angelo storto, barocco e baiano lo guardò con un sorriso fescennino e decretò la sentenza: “Vai Ildásio, sarai poeta nella vita!”. Lui si moltiplicò e da solo avrebbe potuto popolare tutti gli spazi della letteratura perché esiste Ildásio poeta, Ildásio professore, Ildásio erudito, capace di discutere sui più complessi temi della nostra cultura, poi c’è Ildásio bohémien e amante del paesaggio seduttivo baiano…. Divenne Ildásio Taveira, personaggio memorabile di Jorge Amado nel libro “La Bottega dei Miracoli” che ci trasmette una Bahia negra, negro-meticcia, civilizzata dalla saggezza africana nella sua capacità di creare e resistere”.  





Antonella Rita Roscilli, brasilianista, giornalista e ricercatrice, si dedica alla divulgazione di materie culturali e di attualità sul Brasile e i Paesi dell’Africa di língua portoghese (Angola, Mozambico, Capo Verde, Guinea-Bissau, São Tomé e Principe). E’ la biografa della memorialista Zélia Gattai Amado sulla quale ha pubblicato in Brasile due opere letterarie: “Zélia de Euá Rodeada de Estrelas” (ed. Casa de Palavras) e “Da palavra à imagem em Anarquistas, Graças a Deus de Zélia Gattai” (ed. Edufba). Ambedue sono stati lanciati nella Fondazione Casa de Jorge Amado a Salvador (Bahia) di cui Antonella Rita è consulente. Il secondo libro è stato presentato nel 2011 durante il ”I Coloquio de Literatura Brasileira” che ha aperto ufficialmente l’Anno dedicato al Centenario di Jorge Amado. Laureata in ”Lingua e Letteratura Brasiliana” presso l’Università la Sapienza di Roma, è “Mestre em Cultura e Sociedade” presso l’Università Federale di Bahia. Collabora in Europa con varie riviste tra cui “Latinoamerica e tuttu i sud del mondo” e “Latitudes-Cahiers Lusofones”.





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