La Lavagna Del Sabato 27 Ottobre 2007


IL PIŁ PERICOLOSO

Efraim Medina Reyes






Siamo così abituati a quella che chiamo realtà-reale, che ormai ci crediamo al cento per cento. In questa realtà i cattivi sono ben definiti: Bush è un cattivo. I buoni non contano molto, forse non esistono neanche più. Sappiamo già che il contrario della vita non è la morte ma l'amore. Essere vivi va bene, amare non tanto. La morte è una cosa cattiva, forse la cosa peggiore, eppure tutti moriremo, no? Fuori da questa realtà mediocre, ingrata e insulsa, piena di matrimoni, di divorzi, di figli e di bollette da pagare, di guerre, di dittatori, di americani di merda, di mafiosi russi, di cantanti pop, di scrittori vili, di fotografi olandesi di columnist e pagliacci eccetera, ci sono altre realtà o dimensioni. Ogni uomo è una cultura in sé, o dovrebbe esserlo; ogni uomo è la sua realtà o dovrebbe esserlo. Che Dan Brown o Paulo Coelho riempiano il mondo di cacca di topo malato è tanto dannoso per la coscienza del mondo, del mio mondo, quanto lo sono i delitti di Bush o di Castro. Si presuppone (così ho imparato a innamorarmi della letteratura) che un vero scrittore debba essere una sorta di riserva morale, qualcuno che difende la dignità umana a spada tratta. E dev'essere anche un critico disposto ad additare gli ipocriti, per quanto subdoli. Dicono che sono un provocatore e non potrei essere più d'accordo: cos'altro potrebbe essere uno scrittore? Lo scopo dell'arte è romperei duri confini di una realtà che altri si sono creati su misura. Sono un ragazzo meticcio, nato in un quartiere popolare di Cartagena, una delle città più ingiuste e spietate del mondo. Ho perso mio padre da piccolo e sono stato allevato, insieme a tre fratelli, da una donna forte di nome Elisa. Mi ha insegnato che non dovevo chiedere niente a nessuno, e che tenere la bocca chiusa e seguire la corrente trasforma un uomo in un pollo da cortile. Nelle strade del mio quartiere ho imparato tre regole:
1. C'è sempre una vittima.
2. Cerca di non essere tu.
3. Non dimenticare mai la seconda regola.
In Colombia ci sono molti polli da cortile travestiti da pavoni che scrivono: è un paese fottuto. Stiamo attraversando il momento peggiore della nostra storia recente: la guerra si fa ogni giorno più atroce e silenziosa. Gli articoli degli opinionisti aumentano e le notizie sulla guerra svaniscono. Il freddo e l'indifferenza sono coperti dalla merdina verde scritta e riscritta dai polli di cortile. Uno scrittore giocattolo può legittimare l'ingiustizia o dare l'impressione che si possa combatterla. Ad alcuni editorialisti non importa di essere degli idioti prezzolati da un potere che li usa come mascotte di lusso; possono compiere le loro malefatte, tanto alla fine il padrone gli farà una carezza e gli riempirà la pancia di briciole.
È più pericoloso Bush o Coelho? Nella realtà concreta Bush sembra non avere rivali. Ma un guru light come Coelho può essere molto dannoso. Anziché aiutarci a prendere coscienza del mondo, stimolare la nostra capacità di discernimento e fornirci elementi di giudizio, i dépliant di turismo spirituale scritti da Coelho in modo automatico (non è sospetto che abbia una rivelazione da fare al mondo ogni otto mesi?) impoveriscono la percezione di chi li legge. La loro stucchevole retorica è una consolazione per gli stupidi. Questa industria chiamata Paulo Coelho produce e vende schifezze per ingrassare i mammiferi e farli sprofondare ancora di più nell'incoscienza. Se hai delle idee personali non puoi comprare questa spazzatura.
Scrivere, nel mio mondo, significa assumersi una responsabilità. Leggendo scrittori e filosofi, da adolescente ho scoperto che la vita poteva essere qualcosa di più che mangiare, cagare e masturbarmi. Che studiavo non per ottenere un titolo e trovare un lavoro. Che non ero condannato a marcire guardando il calcio. Certo, avrei potuto fare tutte queste cose; avrei potuto fare sesso con la mia ragazza sette volte al giorno. Ma c'era di più, e questo "di più" l'ho chiamato coscienza del mondo e del mio mondo. Non è qualcosa di preciso: si tratta di capire e di percepire quello che facciamo, una sorta di morale estetica. Si tratta di superare la condizione di mammifero e di godere della bellezza priva di codici e stereotipi. Della bellezza come benessere dei nervi, un'ondata rinfrescante di lucidità nell'anima. Bush è un figlio di puttana, e Coelho anche. Entrambi, a loro modo, hanno il compito di distruggere la bellezza concreta e non concreta del mondo. Il primo è uno stupido assassino investito di poteri e assetato di sangue, il secondo un ipocrita pretenzioso che mescola, minimizza e copia sentenze taoiste e induiste, ci aggiunge un po' di psicoanalisi da parrucchiere e manda la brodaglia ottenuta ai suoi editori. Osho, Chopra, Rudolf Steiner e molti altri colleghi di Coelho vivono o hanno vissuto della stessa brodaglia.
Il fatto che qualcuno pubblichi libri non significa che sia buono o inoffensivo. Bisogna difendere ciò che si considera giusto, e proteggere la dignità di un compito come la scrittura è importante quanto la lotta alla tirannia. La stupidità è un male che si diffonde anche leggendo spazzatura.




(Articolo tratto dalla rivista Internazionale n° 690, del 3 maggio 2007.)


Efraim Medina Reyes è uno scrittore colombiano. In Italia ha appena pubblicato Cinema Albero (Fusi orari).

 





        
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