La Lavagna Del Sabato 01 Febbraio 2008


ALLA CINÉMATHÈQUE

- Brano del romanzo The dreamers -

Gilbert Adair




 

(...) Alla Cinémathèque li attendeva una brutta sorpresa. Era impossibile accedere al giardino dall'avenue Albert-de-Mun. Sotto i suoi alberi spogli erano parcheggiati i tozzi furgoni grigio scuro delle CRS, la polizia paramilitare. Agenti con gilè di pelle ciondolavano sul marciapiede accarezzando con aria distratta i loro fucili a canna corta. I finestrini dei veicoli, muniti di sbarre e claustrofobici quanto le finestrelle della torre di un castello, incorniciavano di tanto in tanto la contrazione di una spalla - l'unico movimento visibile dall'esterno - lasciando immaginare una carta da gioco sbattuta su un tavolo.
Senza nemmeno farci caso, Théo e Isabelle attraversarono in un lampo la place du Trocadéro diretti verso la spianata. Matthew li seguì. Sentiva l'entusiasmo del Louvre scemare di minuto in minuto.
Sulla spianata non era rimasto un solo centimetro libero. I dimostranti si erano arrampicati in cima alle fontane per avere una visuale migliore e spruzzavano come forsennati chi stava sotto. Altri oscillavano avanti e indietro tenendosi sottobraccio e canticchiando Yesterday. Di quando in quando, un volto noto compariva per poi scomparire subito. Quella non era Jeanne Moreau? Lì, con gli occhiali scuri, non c'era forse Catherine Deneuve? E laggiù Jean-Luc Godard, con una cinepresa portatile in equilibrio sulla spalla?
Da uno dei parapetti più alti, l'attore Jean-Pierre Léaud declamava con voce roca il testo di un trattato di cui venivano distribuite fotocopie anche tra i manifestanti più in basso.
Uno scritto si intitolava I figli della Cinémathèque e si concludeva come segue: "I nemici della cultura hanno riconquistato questo bastione della libertà. Non lasciatevi ingannare! La libertà non è un privilegio che si concede, ma che si prende. Tutti coloro che amano il cinema, qui in Francia e nel resto del mondo, sono con voi, sono con Henri Langlois!"
Il nome di Langlois era un segnale. I dimostranti irruppero nel giardino e rifluirono verso la Cinémathèque. Allo stesso tempo, in una cacofonia di fischi acuti, gli uomini delle CRS balzarono fuori dai furgoni lasciando a metà le mani di poker e attraversando di corsa l'avenue Albert-de-Mun con i manganelli diritti e gli scudi metallici sollevati davanti alla faccia.
Costretta a una fuga repentina, la folla confusa si lanciò verso la spianata, quelli davanti che cadevano addosso a quelli dietro, finché, furibondi e disorientati, un po' marciando e un po' correndo con le gambe molli come la cera, i manifestanti arretrarono fino alla place du Trocadéro e cominciarono a sparpagliarsi lungo l'avenue du President-Wilson.
Fu all'incrocio tra quel viale e l'avenue d'Iéna - dove un'altra barriera di scudi, composta di tre file, si allungava impenetrabile da un marciapiede all'altro - che la dimostrazione venne dispersa e la spianata restituita alla sua fauna.




(Brano tratto dal romanzo The dreamers, Rizzoli, Milano, 2004.)


Gilbert Adair è uno dei più noti osservatori culturali inglesi. Giornalista, critico cinematografico, sceneggiatore e traduttore di Georges Perec, scrive sull'Independent on Sunday. Ha pubblicato numeriosi saggi e romanzi. Da The dreamers Bernardo Bertolucci ha tratto uno dei suoi film più recenti.





        
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