La Lavagna Del Sabato 25 Aprile 2009


L’ULTIMO COMUNISTA

Renzo Buttazzi





Telemaco Spadoni morì nel 2035, a centoventi anni d'età. Era l'ultimo co­munista rimasto nell'oasi protetta di San Vladimiro, realizzata dal ministero dell'Ambiente e del Turismo in una zona economicamente depressa. Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse i comunisti erano esseri umani come gli altri, salvo per una loro credenza: erano convinti che fosse pos­sibile costruire una società diversa, nella quale tutti sarebbero vissuti de­corosamente, senza grandi differenze e con i medesimi diritti e doveri.

Naturalmente tale possibilità si rivelò irrealizzabile e i comunisti, con il trascorrere del tempo, diventarono sempre più vecchi e meno numerosi. Tuttavia i pochi rimasti seguitavano a parlarne e mostravano volentieri fotografie, bandiere e simboli che si riferivano alle vicende storiche di questa credenza. Essa pareva così bizzarra che sempre più di frequente studiosi italiani e di altri paesi cercavano di incontrare qualche comunista sopravvissuto per farsi narrare le sue esperienze e farsi spiegare come avesse maturato un'idea tanto singolare.

Verso il 2020, il ministro dell'Ambiente e del Turismo si rese conto che le poche diecine di comunisti ancora vivi potevano costituire un importan­te richiamo turistico. Il loro raggruppamento in un'oasi ambientale ne avrebbe garantito una più lunga sopravvivenza e avrebbe facilitato sia le visite di turisti e studiosi, sia quelle delle scolaresche. Pensò così di costituire, d'accordo con le comunità locali, l'oasi di San Vladimiro per la salvaguardia dei comunisti ancora esistenti.

Per alcuni anni l'iniziativa ebbe successo, sia con un buon ritorno econo­mico per la zona sia stimolando un nuovo interesse turistico per l'Italia in generale. Poi, seguitando per causa di forza maggiore a diminuire il numero dei comunisti ancora in vita, si ridusse anche il flusso dei visitatori, sempre meno interessati ai pochi esemplari, alcuni dei quali non erano neppure più in grado di spiegarsi bene.

I dipendenti dell'oasi di salvaguardia si rendevano conto che un giorno o l'altro San Vladimiro avrebbe chiuso e cominciavano a cercare qualche oc­cupazione più sicura. Erano preoccupati e irritabili, accoglievano i visitatori con insofferenza e, invece di aiutarli a conoscere gli ospiti, tenevano chiuse le stanze, cercando di ridurre al minimo la lunghezza delle visite.

Quando Telemaco Spadoni rimase l'unico ospite, tuttora in buona salu­te, venne considerato un inconveniente, piuttosto che un esemplare di comunista da mantenere in vita il più a lungo possibile nell'interesse della ricerca storica. Da solo rendeva pochissimo e allo stesso tempo ritardava la possibilità di «riconvertire» in qualche modo San Vladimiro e il suo personale. Malgrado l'età aveva ancora un fisico d'acciaio e tutti ne erano preoccupati.

Finché una notte, mentre Spadoni dormiva, un quadro con la foto di un certo Antonio Gramsci, che teneva da sempre a capo del letto, si staccò e gli cadde sulla testa. La cornice era pesante e Spadoni non resse alla bot­ta. La mattina venne trovato morto e tutti, dalla direzione al portiere. ti­rarono un sospiro di sollievo: finalmente anche quel rompicoghoni dell'ultimo comunista era morto.

Pochi mesi dopo San Vladimiro venne acquistato da una finanziaria che vi fece costruire un grande centro commerciale: il «Saint Vladimiro's Mall».


(Tratto dalla rivista MicroMega n°3, 2008.)


Renzo Butazzi è pubblicista con la passione della satira. Ha collaborato a MicroMega, Il Caffè, Il Cavallo di Troia, Il Ponte, Tango, Cuore, Satyricon (la Repubblica), Comix, Società Civile, Liberazione, Aprileonline, Lo sciacallo elettronico.



 


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