AMBIGUA MENTE E POETICA MENTE
- IL SORRISO SEDUTTIVO E IL SORRISO DELLA RINASCITA -

Adam Vaccaro

Alcuni (donne e uomini) confondono la complessità del testo con la scrittura che si accovaccia appagata in una sua componente: l’ambiguità, essenziale ma non sufficiente a costituire la totalità del suo nido. È un aspetto che a volte cita il corpo ma si ferma alla sua pelle, che dice e non dice, che segue sinuosità seducenti e serpentine, ma rimane pelle fredda e fosforescente: muta, mantello e maschera, subito sostituita con un’altra. Queste forme riducono la scrittura a gioco magico, dominato dalle modalità di linguaggio dell’Es, del sogno, dei nostri corpi oscuri, di un eros male inteso che rimane chiuso in sé.
La scrittura vera deve essere gesto erotico, di ricerca di un incontro con l’Altro. Per farlo deve certo attraversare a fondo il corpo, i sogni, le parti oscure. Ma, insieme, il pensiero lucido e la visione del mondo del soggetto che scrive. Altrimenti rimane incantamento che non raggiunge l’incanto adiacente della totalità di Sé e del Resto (del Soggetto Scrivente che si inventa e diventa soglia). Fa solo finta, illude, magari con abilità, ma non mette veramente in comune chi scrive. Rimane sorriso tentatore di una diabolicità risibile. Per attrarre attenzione, senza dire. In tale modo, pare esaltare le potenzialità seduttive del testo, in realtà lo utilizza come strumento, per fini di banale fàtica presenza dell’autore. Il quale non si spacca come un seme e sparisce per creare l’autonomia del testo. Il testo viene ridotto in effetti a sua staccata appendice, come muta di serpente o coda tagliata di lucertola. Che continua patetica a muoversi per un po’, fino a morire poco dopo.
È il destino di testi prodotti da chi immette in essi solo parte di sé, abilità che non raggiunge la passione, che è fatta di adiacenza, alias compenetrazione amorosa tra eros e ethos. Eros (figlio di Poros, pienezza, e Penìa, mancanza, con chiari riferimenti alle forme fisiche della sessualità maschile e femminile) come uscita e perdita di sé. Ethos come sentinella sul limite, preposta a sollecitare il movimento opposto. L’uno senza l’altro produce dettami glaciali o melassa scontata, o pomata ambigua, che può riuscire a ingannarci, con (solo) un alone di complessità e profondità.
Prima delle analisi specialistiche, il nostro corpo ci dà sensazioni e emozioni, da ascoltare mentre approfondiamo. Se il primo incontro con un testo ci lascia in una nebbia fascinosa che intimidisce, senza mai aprirsi a un’intelligenza che sorride ai sensi, manca qualcosa. La complessità non è l’apologia dell’oscurità. Un testo non costruisce realtà quando è una plastilina cui possiamo far dire tutto e il suo contrario. In tali casi, il rito della propria ragnatela serve a un lezioso ricamo in cui avvolgere la mancanza di coraggio di chi scrive. Il coraggio di raggiungere un punto del nostro abisso, trova sempre il modo di farci andare al di là, di penetrarci e farsi penetrare. Un altro modo per dire la sessualità androgina della poesia. Quando non succede, può dipendere da chi legge, ma ci sono testi che si fermano al rito e ci toccano solo una parte (la testa, il cuore, il sesso ecc.: non c’è un solo tipo di pornografia) perché non nascono dal coinvolgimento di una totalità. Non possono quindi raggiungere l’estetica della totalità, quel bello che anche mostrando l’orrore produce un momento estatico, un sorriso. Tanti testi, proprio perché rimangono intorno all’ombellico o ai vortici cerebrali di chi scrive, non possono regalarcelo.
Il sorriso nasce dagli attimi di questo incrocio androgino. Dall’occhio vuoto, dimentico di sé, che abbraccia l’altro. Dal coraggio di attraversare i propri terrori. Dalla gioia ritrovata dell’abbandono ai ritmi elementari della prima nascita, dopo la disperazione dell’abbandono dell’utero iniziale. Quell’utero è morto, ciò che eravamo in esso è morto. Ma torniamo a sorridere, quando due braccia, un seno, un corpo, ci fanno percepire che quella morte è in realtà valico di vita. Punto di arrivo di un percorso orgasmatico che raggiunge qualche scaglia del proprio abisso perché tocca l’altro. E viceversa.
Il sorriso è dunque anche segno e misura di valore estetico, di ogni forma che riproduce il contatto con la complessità del nostro incessante bisogno di rinascita.

Adam Vaccaro, nato a Bonefro (Campobasso) in Molise, vive e opera da più di 40 anni a Milano. Ha pubblicato due raccolte di poesie – La vita nonostante (Milano 1978) e Strappi e frazioni (Ragusa 1997. Prefazione di G. Majorino) – ed è presente in svariate raccolte antologiche e Siti Internet. Dalle Edizioni d’arte PulcinoElefante è stato pubblicato, nel luglio 2000, I tempi dell’Orsa, con disegni di Salvatore Carbone.
Collabora a riviste e giornali con testi poetici, racconti e saggi critici, sia su autori della poesia contemporanea, che su temi storicosociali e arti figurative. Ha ideato e realizzato numerose iniziative culturali, tese a non lasciare il linguaggio e il sapere della poesia nell’ambito dei soli circuiti letterari.
È prossima, per il versante poetico, l’uscita di una nuova raccolta di versi col titolo La casa sospesa – corredata da una postfazione di Gio Ferri e finalista, sia al Premio della Fondazione Corrente Edda 2000, presieduto da Fulvio Papi, che al Premio Montano 2001 della Rivista Anterem.
Per il versante critico è risultato recente vincitore del Premio 2001, sez. saggistica, del Laboratorio delle Arti di Milano.
In Molise dirige il periodico La Cosa-Casa Bonefrana, fondato entro l’iniziativa più ampia della Associazione La Casa Bonefrana, teso a fornire resoconti e riflessioni sull’identità di un microcosmo nel processo di globalizzazione in atto. Su tale intreccio un suo saggio, Microcosmi e globalizzazioni, pubblicato dalla rivista campana Miscellanea (giu-agosto 2000).
A Milano ha costituito e presiede Milanocosa, associazione culturale che promuove iniziative e progetti interdisciplinari; l’ultimo, del nov. 2000, di cui sta curando insieme a Rosemary Liedl Porta la pubblicazione degli Atti, è stato il convegno "Scritture/Realtà – Linguaggi e discipline a confronto", proposto con Gio Ferri, Gilberto Finzi e Giuliano Gramigna.
Ultimamente Adam Vaccaro è stato invitato a collaborare alla realizzazione di due importanti iniziative internazionali: dall’artista Marco Nereo Rotelli al progetto Bunker poetico della 49a Biennale d’Arte di Venezia; dal compianto Roberto Sanesi al “Progetto Unesco / Verona International Institute for Opera and Poetry / Poesia In Opera”, per la costituzione di un Archivio di poesia contemporanea affidato alla Società Letteraria Di Verona.

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