L'UOMO DI FORTALEZA

Dario Claudio Bonomini

 

L'Uomo di Fortaleza non è, come si potrebbe pensare, originario del Nord Est del Brasile. Non è nemmeno una specie autoctona sudamericana. II tipico Uomo di Fortaleza è italiano.
L'Uomo di Fortaleza, che frequenta queste terre già da molti anni, è un amante della vita godereccia, un moderno epicureo. Nonostante non abbia mai letto la Lettera sulla felicità di Epicuro, ne interpreta la filosofia per la quale "non si è troppo vecchi per la conoscenza della felicità" e infatti non si sente assolutamente limitato dall'aver ormai superato la mezza età. Per lui, scapolo impenitente – se mai è stato sposato, si ricorda a malapena quando – non ha alcuna importanza che questa felicità sia momentanea, effimera. Aspira d'un fiato tutto ciò che la vita gli offre.
L'Uomo di Fortaleza vive come in un Paese dei Balocchi dove tutto gli è permesso: mangia a quattro palmenti, ma soprattutto beve senza ritegno, ricominciando di buon mattino dopo aver da poco terminato. Fuma smodatamente, si accoppia quando gli capita, e non disdegna nemmeno una tiratina di coca, "ma che sia di quella buona che qui siamo in Sud America", anche se poi a una certa ora gli si può rifilare qualsiasi cosa. Per una strana nemesi, sono proprio quelli della sua razza, gli italiani stabilitisi qui da tempo e diventati specie stanziale, a dargli le migliori fregature. Ma l'Uomo di Fortaleza rimane comunque un positivo. Socievole, ama il branco numeroso, la compagnia. E sempre allegro, disponibile, e propositivo sul da farsi. "Non stiamo bene qui?" ama ripetere in continuazione, quasi a voler convincere gli astanti, ed essendo quasi sempre euforico non parla, urla.
"Are you ready now?" esplode, neanche fosse un cantante rock che prima dello spettacolo vuole scaldare i suoi fans. L'Uomo di Fortaleza è come un cucciolo distratto ma appassionato. Difetto: la distrazione, che fa la gioia dei suoi numerosi parassiti, i piccoli ladruncoli che gli sottraggono, non appena si allontana, occhiali, spiccioli, macchina fotografica e quant'altro lasci incustodito. Pregio: l'entusiasmo, che gli fa comunicare a tutti le scoperte a volte imbarazzanti che la notte appena conclusa gli ha riservato, tipo "chi l'avrebbe detto che quella non era una donna". A beneficio dei presenti quantifica le sue prestazioni lodandone la qualità, mentre per gli assenti provvede con le immagini. L'Uomo di Fortaleza è il miglior cliente dei negozi di sviluppo rapido, il re incontrastato dell'autoscatto, ma senza la striscia nera sugli occhi. Le femmine collaborano divertendosi, favorendo primi piani e dettagli intimi.
Morfologicamente l'Uomo di Fortaleza non è troppo alto; tronco robusto e ben piantato sulle gambe dai polpacci muscolosi, baricentro basso come una estrosa mezz'ala d'altri tempi. Non si nega, quando il fiato lo sorregge, a una partitella in spiaggia dove, stomaco dilatato leggermente debordante dai rigorosi bermuda e catena d'oro al collo, sfoggia tutta una serie di colpi di tacco, finte e palleggi con un piede solo, fra i gridolini della sua compagna che, mollemente accovacciata all'ombra, lo segue con affetto sorseggiando caipirinha. L'Uomo di Fortaleza è per natura generoso, forse un po' coglione, e avendo disponibilità di denaro è piuttosto ricercato. È come uno zio premuroso; un costume, un vestito che verrà indossato la sera stessa per fargli piacere, qualche dollaro per l'improbabile corso di italiano che incomincerà guarda caso appena lui sarà partito, l'ultimo modello di swatch, un lettore CD, eccetera. Ma l'ingratitudine indigena a volte lo mortifica perché il padre di lei — quando esiste — anziché ringraziarlo per le provviste di un mese, lo caccia di casa urlandogli che sua figlia non si compra per così poco. Fortunatamente in sua difesa interviene la madre, più pratica, che calma il genitore idealista versandogli un altro bicchiere di cachaça. Dopotutto l'importante è avere il frigorifero pieno. L'Uomo di Fortaleza in età matura è, salvo poche eccezioni, abbastanza intelligente da mettere in preventivo che quella che lui chiama "la mia bambina" non appena sarà partito, pur rimanendogli affezionata nella speranza di una vacanza al di là dell'oceano, diventerà ben presto la nipotina preferita di un altro zio altrettanto premuroso. In ciò è meno ingenuo — l'esperienza serve a qualcosa — di tanti esemplari più giovani che fanno il crasso errore di innamorarsi, vivendo per quasi un anno nell'illusione che lei rimanga a sospirare in attesa del loro ritorno.
L'Uomo di Fortaleza, nonostante appartenga a una specie abbastanza agiata, non è molto amato dalla buona società locale. Quando tenta di avere dei contatti troppo ravvicinati, è considerato un cacciatore di dote che insidia le signorine perbene. Quando invece ha frequentazioni meno altolocate — e è quasi la norma — è considerato dai brasiliani bianchi e benestanti un mezzo pedofilo, un depravato che sfrutta il bisogno altrui. Per qualche settimana però, nel poverissimo stato del Ceará, lui è per molti una imperdibile fonte di reddito concessa dalla sorte. Con questo italiano fracassone e volgarotto almeno si può tirare a campare.
Quando arriva il triste momento dell'addio, ha dato tutto, economicamente e fisicamente. Si accascia sfinito nel taxi che lo porterà all'aeroporto, dove le scene strazianti e i meu amor non mancheranno. Le meravigliose spiagge di dune di Jericoacoara diventano sempre più lontane laggiù in basso, poi tutto svanisce fra le nuvole.
La piccola sala partenze del Pinto Martins si svuota, mentre qualche metro più in là va riempiendosi quella degli arrivi. "Quando lo troveremo un altro così?" Nessun timore, ragazze, si tratta solo di attendere l'atterraggio del prossimo volo Malpensa-Fortaleza. Diffuso un po’ ovunque, convinto d'ispirarsi a una rassegnazione antica, l'Uomo di Fortaleza non è per il momento una specie in pericolo di estinzione.



(Tratto dalla rivista Crocevia n° 1 / 2, Marzo, 2004)

 

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