Adulterio

Juan José Millás

 

Cara Julia,
È vero, sono un adultero, che ci vuoi fare, ma lo sono esattamente come altri sono zoppi o miopi, ossia, come qualcosa che sfugge al mio controllo. Mi dispiace. Forse non ci crederai, ma se ci fosse una medicina o un trattamento per curarmi, mi ci sottoporrei volentieri. L'adulterio, benché dia molte soddisfazioni, alla fine risulta deprimente perché ti obbliga a vivere in uno stato di perenne vigilanza.
Comunque, ciò che più mi sorprende quando ripenso alla nostra storia è che tu mi abbia abbandonato per la stessa ragione per cui mi avevi preso: perché sono un adultero. Ti ricordo che prima di essere tuo marito sono stato il tuo amante. Hai dimenticato quei pomeriggi interminabili che trascorrevamo nel letto di un hotel mentre mia moglie faceva autopsie all'ospedale? Ti divertiva il fatto che fossi sposato con un medico legale e ti eccitavi fino al delirio quando ti raccontavo i dettagli di un'autopsia. Anch'io mi divertivo a farlo. Il caso vuole che allora sapevi già che ero un adultero: non stavo con te, come altri, perché non sopportavo mia moglie; al contrario, ti ho sempre detto di essere molto innamorato di lei e delle sue conoscenze anatomiche. Il nostro rapporto era un'altra cosa, un'altra cosa che si chiamava adulterio e a cui credo di avere tanto diritto come lo zoppo ha la sua menomazione o l'ipocondriaco ha il suo cancro immaginario. Perché, dunque, un tale scandalo quando - una volta sposati - hai scoperto che avevo una relazione clandestina con un'altra donna?

E vero che quest'altra donna era la mia ex, il medico legale, che a sua volta mi aveva abbandonato quando aveva scoperto di noi, e che poi era tornata, anche se in veste di amante. Un'amante stupenda, tra l'altro: negli ultimi tempi del matrimonio, non so perché, aveva smesso di raccontarmi le autopsie, ma adesso, mentre tu visitavi le carceri per assistere i tuoi clienti, mi faceva relazioni di anatomie patologiche da farmi impazzire. Ricordo che stavo tutto il giorno con un'insopportabile eccitazione sessuale, ed era per questo, perché mi spiegava le parti del corpo in un modo talmente provocante da farmi diventare matto. Anche tu mi eccitavi con le storie dei tuoi detenuti, cerca di capire, ma a quell'epoca la descrizione di un intestino o di una massa encefalica, mi pareva più attraente di un'operazione di riciclaggio di soldi o di una rapina. Lo sai che il sesso è molto volubile.
D'altra parte, non posso evitare di ricordarti che se hai scoperto la storia tra la mia ex e me, non è stato per qualche mia imprudenza - sono un adultero discreto - , ma perché mi hai messo un detective alle calcagna. Saprai tu il motivo di un tale interesse a sapere qualcosa che non ti riguardava. Lo so anch'io, mi pare; permettimi di spiegartelo: dopo aver realizzato quello che ti eri proposta mentre eravamo amanti, ossia, trasformarmi in tuo marito, hai iniziato a valutare i vantaggi della situazione precedente. Questa sembra una fatale caratteristica dell'essere umano: vogliamo sempre ciò che abbiamo appena lasciato, voglio dire, che se stiamo in campagna ci manca la città e, se stiamo in città, abbiamo nostalgia della campagna. Dunque, adesso che finalmente eravamo diventati una coppia sposata, ciò che davvero ti sarebbe piaciuto è che fossimo amanti. E dato che era impossibile, iniziasti a odiarmi, ma l'odio è un pessimo stratega, di modo che, subito, ti venne in mente il detective e dopo il detective l'abbandono.
Io non so bene cosa sia l'adulterio, davvero, ma solo nel bricolage ho trovato una passione paragonabile. Quando mi domando perché abbia bisogno di alimentare questa febbre clandestina non riesco a rispondermi e tuttavia una parte di me sa che una tale passione mi fornisce una particolare saggezza, anche se ignoro di che tipo. Se dovessi spiegarlo in poche parole, direi che l'adulterio mi mette in contatto con le verità fondamentali dell'esistenza: con l'origine, naturalmente, ma anche con la morte. È così, non so spiegarlo meglio. Lo so già che per voi non è lo stesso: per voi il rapporto adultero non si comprende come fine a se stesso, ma come passo previo di un commercio stabile: per questo ho finito per sposarti e anche per questo attualmente vivo con la mia prima moglie, che fu la mia amante mentre tu e io eravamo sposati. Non ho un carattere forte, e ogni volta che dal matrimonio mi hanno spinto al divorzio, o dall'adulterio al matrimonio, mi sono lasciato trascinare per non apparire scortese. Ma per me continuano a essere due istituzioni distinte, anche se complementari.
Ti dico questo perché sto pensando di sposarmi di nuovo con la mia attuale compagna, il medico legale, in quanto ci amiamo molto e vorremmo formalizzare la situazione. Voglio dire, che ho in prospettiva un matrimonio stabile, solido e, pertanto, una situazione eccezionale per dedicarmi a coltivare la passione adultera. Ciò che volevo proporti è che la condividessi con me accettando che in fondo si tratta di una relazione senza orizzonte, come la vita stessa ma, sempre come la vita, imprevedibile e portentosa. Se sei d'accordo, scrivimi alla casella postale che ti indico sul retro e ci mettiamo d'accordo.



(Tratto dalla raccolta Racconti di adulteri disorientati, Einaudi, Torino, 2004, traduzione di Paola Tomasinelli)



Juan José Millás (Valencia 1946) alterna al lavoro di giornalista quello di scrittore, e in ambedue le professioni ha vinto importanti premi.

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