JERRY E L'AGENTE DI CAMBIO


William Burroughs


Jerry Ellisor, il ragazzo ritardato della porta accanto, si mise a importunare uno di quei timidi WASP che puoi trovare sulle vignette di qualche giornale di New York, il tipo di persona cui non piace mischiarsi nelle cose, un passante che cerca sempre di trovarsi dall'altro lato della strada… c'è una ragazza con le braccia spezzate, lo implora di fermarsi, e lui sterza bruscamente, così, come nulla fosse accaduto, e prosegue la corsa. (Mi riferisco al caso della quindicenne con le braccia troncate da uno stupratore, che si precipitò sull'autostrada e ben tre macchine sfrecciarono oltre prima che una si fermasse e la portasse all'ospedale.)
Oltre a ciò è pure un rammollito. In vacanza alle Antille, sperava che i cantanti di Calipso si sarebbero dileguati se solo li avesse ignorati.
"Fai finta di nulla, cara."
Questo giovincello dirigente WASP si trova adesso in un ristorante vegetariano; di fronte a sé un pasto dietetico con insalata di crescione e succo di carota. Un ragazzo si siede al suo tavolo, sebbene siano le tre e il locale sia quasi vuoto. Il WASP non può ignorare il terribile tanfo - come quello delle puzzole, solo più penetrante - che lo fa lacrimare e gli rivolta lo stomaco. Il giovane sorride, mettendo in bella mostra gli incisivi gialli sporgenti.
"Emano sempre questo odore poco prima di… lei mi capisce." Il ragazzo gli allunga un cartoncino su cui è dattiloscritto a lettere rosse: "Salve. Sono Jerry. Queste sono le mie istruzioni: quando sta per cominciare, non ti agitare. Mettiti a sedere, ovunque ti trovi, e con calma, rivolgendoti alla persona più vicina a te in grado di aiutarti, avvertila che stai per avere un attacco epilettico - (parole mie).
Quando inizia, dovrà avvolgersi un fazzoletto, una salvietta o un tovagliolo intorno al dito e infilarmelo nella bocca per evitarmi lesioni alla lingua. Con l'altra mano dovrà allentarmi il colletto, la cintola e le scarpe e aprirmi la cerniera dei pantaloni per alleviare la pressione sull'inguine. Le erezioni sono frequenti durante questi attacchi. È una cosa naturale. (Se mi caco addosso, mi lavi con sapone e acqua tiepida e provveda al cambio dei vestiti.)
Faccia attenzione durante il mio ritorno alla normalità, perché talvolta comincio a picchiare chi mi sta attorno e potrei saltarle alla gola come un animale feroce. Dio le sarà riconoscente per la sua azione caritatevole.
Il suo umile servo, Jerry Ellisor".
Senza provocare confusione, il WASP gettò i soldi sul tavolo e se la dette a gambe. Ma era troppo tardi. Con un grido soffocato, gutturale, il ragazzo si scagliò in direzione del WASP, facendolo inciampare, poi gli si avvinghiò intorno alle gambe a mo' di pitone. Ci fu un fetore improvviso di urina e di escrementi che Jerry aveva scaricato dentro i pantaloni. Il WASP inorridito, scorgendo un poliziotto alla porta, urlò in cerca di aiuto.
"Cosa stai facendo a quel ragazzo‚ sporco pervertito!" Uno sfollagente gli andò a urtare contro il cranio. Cinque ore dopo, tremante e vicino al collasso, fu rilasciato dalla prigione grazie all'intervento del suo avvocato che aveva telefonato a Washington ad un cugino intrallazzato con la CIA.
Talvolta, durante i suoi attacchi epilettici, Jerry si metteva a urlare profezie, che solitamente si avveravano. Il Martedì Nero, si precipitò alla borsa valori; con gli occhi fiammeggianti e i capelli ritti sulla testa, si strappò i vestiti e rimase lì impalato, nudo, di fronte a tutti quegli uomini d'affari pietrificati, il corpo rosso mattone che esalava il fetore di centinaia di puzzole. Poi crollò sul pavimento, in un turbinio di guizzi, e mostrando i disgustosi denti gialli gridò:
"Vendete, vendete, vendete!".
È stato il peggior crollo finanziario dal '29, riferirono in seguito i cambisti e gli speculatori disorientati.
"Era una voce piena di denaro. Dovevate crederle."

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