ROLLATA A MANO

Günter Grass


Fumo. E per giunta sono mancino. Ho bisogno soltanto di tabacco e cartine. Per un uomo intento a rollare, il bordo gommato della cartina è il confine che lo separa dal resto del mondo: si genera una certa distanza nei confronti dei fumatori di prodotti finiti, che vivono costantemente nell'ansia che il prossimo distributore automatico potrebbe essere stato scassinato o che comunque sia rotto.
Anche Dio Padre si è rollato la sua brava sigaretta dopo averci creato più o meno dal nulla.
Si piega la cartina con il medio e l'indice lungo la linea centrale, mentre in tutta tranquillità, come se comunque il mondo non stesse lì lì per cascare, pollice, medio e indice dell'altra mano formano un salsicciotto da una presa di tabacco di dosaggio variabile in base all'umore.
È come prendere briciole, argilla o qualsiasi altra roba da brancicare.
Nel grembo materno avevo già qualche surrogato da rollare. Mai ricorrere al finito - formare e forgiare.
L'indice e il medio della mano sinistra stanno pressando il tabacco precedentemente allineato sulla piegatura centrale della cartina, mentre l'altra mano mette la busta di tabacco e le
cartine al sicuro nella tasca: ma sempre senza fretta, perché in questo modo guadagniamo tempo, non si fuma, e forse un pensiero potrebbe significativamente trovare la sua cruna.
E poiché gli slogan sono tanto amati dico, con qualche esitazione: una sigaretta rollata è già metà fumata.
E questo perché spesso interrompo il lento procedimento: scribacchio qualcosa, batto a macchina, mi rifugio in un altro secolo, sufficientemente remoto.
Finalmente - perché intanto ne è trascorso di tempo - i pollici, i medi e gli indici della mano destra e della sinistra, simmetricamente disposte, tengono la striscia di tabacco in orizzontale sulla cartina, più o meno all'altezza dell'ombelico.
Naturalmente la gente parla: del cosacco e del suo machorka (sbriciolato su carta della "Pravda").
Oppure ricorda il nonno:
anche lui (in tempi di magra) si rollava le sigarette: coltivazione personale.
Nel rollare è d'obbligo estirpare radicalmente tutti i peluzzi del tabacco che non si lasciano compattare. Solo quando il tabacco è stato pressato con cura su quel terzo della cartina più vicino alla pancia ed è stato arrotolato fino alla fine, allora la lingua, senza fretta, delicatamente, quasi con esitazione, inumidisce la colla che si trova sul bordo esterno della cartina mentre i due indici fanno da puntello.
Quello che a tutti noi manca, a parte una nuova religione, sono le cartine che si vendono in Olanda, pur non essendo gommate, si incollano e mentre fumi la saliva le tinge di marrone: non meno dei filtri svogliati.
Per i principianti è difficile avvolgere il bordo superiore inumidito attorno al tabacco, senza abbandonare quella pressione omogenea, necessaria per confezionare una sigaretta ben rollata. Si inumidisce poi nuovamente la giuntura. Nel frattempo è nato un altro bambino.
Per far sì che il tabacco non pizzichi la lingua, attorciglio l'estremità sinistra della sigaretta formando una punta della dimensione giusta per infilarla in bocca: aspirato attraverso un cartoccetto bagnato, il fumo esala come spirito freddo.
Anche Maria si è rollata la sua sigaretta, dopo avermi fotografato mentre a mia volta rollavo e le raccontavo, mentre lei fotografava, della storia dell'uomo barbuto che voleva diventare di nuovo lattante, ricominciare a ciucciare, con tutti gli altri desideri annessi e connessi: adesso stiamo fumando tutti e due.
È economico. È divertente. È un modo per ingannare il tempo. Ma ci sono anche altri vantaggi:
per esempio, le cicche delle sigarette rollate a mano sono tutte diverse, ma vengono tutte schiacciate con sentimento; il mio posacenere mi tiene ogni giorno al corrente sui progressi della mia crisi.


(Tratto da Il club dei mancini, Cargo editrice, Napoli, 2005. Traduzione di Madeira Giacci.)

Günter Grass è Premio Nobel per la Letteratura 1999.

Torna alla guida