MONTALE E MUSSOLINI

 

 

Il poeta, premio Nobel per la Letteratura, scriveva all'amico Marcello Gallian, pregandolo di intercedere presso Mussolini per mantenere il posto al Gabinetto Vieusseux.

 

 

 

''Vorrei far avere al capo del governo un piccolo memoriale su alcune angherie ricevute e un pericolo che mi sovrasta''. A parlare così era Eugenio Montale, che, nell'estate del 1938 si rivolgeva all'amico Marcello Gallian, un intellettuale fascista dell'epoca, perché questo lo aiutasse a far avere a Mussolini (tramite Ciano), un dossier. Un dossier importante per la sua vita e la sua carriera. Il fascicolo infatti era relativo alla sua posizione di direttore del Gabinetto letterario Vieusseux a Firenze, sempre più difficile nei confronti del fascismo. Pochi giorni dopo, il poeta scriveva un'altra lettera a Gallian (18 luglio 1938) per ringraziarlo di aver consegnato il suo memoriale. ''La mia riconoscenza per te sarà sempre infinita, qualunque sia l'esito del mio papiro'', annotava Montale. Insomma, uno dei massimi poeti italiani ha chiesto aiuto al Duce per mantenere il posto.

Nove lettere inedite di Montale, provenienti dall'archivio privato della famiglia romana Gallian, consentono di aggiungere una serie di particolari finora sconosciuti sui tentativi fatti dal futuro premio Nobel per la letteratura per evitare il licenziamento dal Vieusseux. Gli inediti sono pubblicati sul nuovo fascicolo della rivista Nuova Storia Contemporanea, diretta dallo storico Francesco Perfetti. Il poeta ricoprì la carica di direttore del Vieusseux dal 26 marzo 1929 al 10 dicembre 1938, quando fu destituito per volere del podestà di Firenze, il conte Paolo Venerosi Pesciolini. Il 26 luglio 1938 Montale è in attesa di una risposta di Mussolini ed e' inquieto, teme che gli ambienti fascisti fiorentini facciano ''un'inchiesta senza interrogarmi''.

Poco dopo, il 2 agosto, il poeta informava Gallian di essere stato convocato dal podestà di Firenze, ''pregandomi di dimettermi spontaneamente e affermando che un licenziamento politico sarebbe stato 'antipatico''' sia per il consiglio di amministrazione del Vieusseux che per lui stesso. Montale concordo' con il podesta' che gli avrebbe dato una risposta entro il 20 agosto. Ma in una lettera a Gallian, il poeta gli annunciava che non aveva nessuna intenzione di dimettersi: ''Consulterò il mio legale, ma così a occhio e croce credo che non mi convenga dimettermi, anche perché una motivazione simile mi aiuterebbe a trovar lavoro in America''. Pur amareggiato dal colloquio con il podestà, il poeta sembrava nutrire ancora qualche speranza in una positiva ''decisione'' di Mussolini.

E' a questo punto che deve essersi creato un attrito tra Montale e Gallian, dato che l'amico romano non si era piu' fatto vivo con lui. ''Dopo quel tuo quasi irato telegramma (ma spero non adirato con me) ti sei rinchiuso (...) in un silenzio di tomba. Come mai? Hai poi saputo perché le lettere raccomandate indirizzate al Duce non pervengono?'', scriveva il 4 ottobre 1938, aggiungendo la comunicazione che stava per lasciare il suo incarico. Di conseguenza, ''non occorrono ulteriori tentativi''. Lo storico Paolo Buchignani, autore del saggio che accompagna la pubblicazione delle nove lettere di Montale, ha ricercato il memoriale atto pervenire dal direttore del Gabinetto Vieusseux a Mussolini tra le carte della segreteria particolare del Duce, conservate oggi all'Archivio Centrale dello Stato.