La scomparsa di Lorenzo

( - un capitolo del romanzo In un tempo andato con biglietto di ritorno - )


Enrico Pietrangeli



Da diversi giorni, circolavano molte voci sulla scomparsa di Lorenzo. Nel suo palazzo c'era un consistente viavai di parenti e conoscenti, mentre il telefono trillava senza interruzioni, come prima non aveva mai fatto.
La madre, che ostentava tanta rigidità nei confronti del figlio, sembrava che, da un momento all'altro, avesse perso il lume della ragione. Piangeva, in un angolo, consolata dal visitatore di turno. Continuava a chiedersi un perché, rimasto senza risposta, attaccandosi ad ogni più vago appiglio di speranza. Era lì che fremeva, per sapere se, tra una chiamata e l'altra, ci fosse stata una qualche novità, uno sviluppo inatteso, una traccia certa cui fare riferimento.
Si presentò anche Walter a casa di Lorenzo e venne, una volta tanto, accolto affettuosamente dalla madre del suo amico. Parlarono a lungo di Lucia, entrambi consapevoli di quanto fosse divenuta smisuratamente importante nella vita di Lorenzo. Ripercorsero i suoi momenti di sconforto, confidandosi le inconsuete reazioni che aveva manifestato più volte.
Giorgio, allarmato per essere stato proprio lui a comunicare la notizia dell'arresto a Lorenzo, si fece carico di girare in lungo e largo tutte le possibili piazze di Roma dove, secondo lui, lo avrebbe prima o poi ritrovato intorpidito, a bivaccare in qualche angolo. Nutriva una forte convinzione che non avrebbe mai commesso ulteriori stupidaggini, ad escludere suoi eventuali coinvolgimenti; i rimorsi non si addicevano affatto ad un atteggiamento saccente e risoluto. Di Lorenzo, comunque, si continuava a non avere notizie, tra nuove ed inverosimili congetture che si andavano, a mano a mano, formulando nello scorrere dei giorni.
Anche il buon vecchio Aldo, venuto a sapere della scomparsa (seppure con un po' di ritardo...), prese immediatamente la sua Fiat 124 per dirigersi a Roma, dove evitò, nella sua tenace pazienza, ogni genere di futile polemica per prodigarsi, a sua volta, in vani tentativi di ricerche. Stette intere giornate al telefono contattando commissariati, ospedali e quant'altro possibile ed immaginabile per reperire un indizio da seguire. Purtroppo i suoi sforzi non ebbero alcun esito e lui, che non voleva saperne di darsi per vinto, ricominciò daccapo contattando i numeri degli amici di Lorenzo. Li prese direttamente dalla sua agendina, trasandata quanto basta ma, soprattutto, abbandonata in tutta fretta. Dopo un paio di chiamate a vuoto, vi estrapolò il numero di Maria, annotato sbadatamente sul bordo cartonato della copertina.
"Pronto... chi parla?"
"Salve! Senta, potrei parlare con Maria..."
"Sì, sono io, ma con chi parlo?" insistette lei dall'altra parte.
"Mi scusi, sono spiacente di non averlo fatto subito, io sono Aldo, il padre di Lorenzo. Sono diversi giorni che mio figlio sembra essersi dissolto nel nulla... Ecco, io non volevo affatto disturbarla ma, dopo aver cercato ovunque, non mi è rimasto altro da fare che contattare i suoi amici, nella speranza che abbia lasciato una traccia da qualche parte... Desidero solo che sia vivo e stia bene, non m'importa che lui abbia deciso di non farsi più vedere. Se così fosse, rispetterei questa come ogni altra sua decisione" spiegò Aldo, invocando, garbatamente, un appiglio di riferimento.
"Sì, comprendo la situazione, ho saputo della sequenza dei brutti eventi negli ultimi giorni: prima la morte di Lucia, poi la scomparsa di Lorenzo. Mi ha informata Giorgio, un comune amico, che, del resto, credo sia già in contatto con la vostra famiglia prodigandosi anche lui in ricerche. Io, da parte mia, proprio non saprei cosa aggiungere. Che cosa vuole che le dica? Lorenzo non lo vedo dalla scorsa estate e, per quanto mi riguarda, è sparito sin d'allora senza, peraltro, darmi alcuna spiegazione. Eravamo in un autogrill sull'autostrada, quando ha avuto un battibecco con un tizio che ci aveva dato un passaggio e se n'è andato così, su due piedi, senza dirmi niente. Forse è da tempo che maturava qualcosa del genere... proprio non saprei che fine possa aver fatto... ma che avesse dei comportamenti strani, beh... questo credo sia cosa nota a tutti..." spiegò Maria, educatamente, senza voler avere troppe noie al riguardo. Aldo, resosi conto della situazione, si scusò di nuovo per l'eventuale disturbo arrecato e riagganciò. Non gli restava che tentare con un altro nominativo, sarebbe stato come estrarre un numero a sorte, dove il solo premio in palio consisteva nell'appagare ansie che, con lo scorrere dei giorni, crescevano smodatamente. Aprì a caso una pagina della rubrica e, tracciando un movimento a spirale con l'indice nervosamente teso, si soffermò sul numero di Paolo, il figlio dell'avvocato. Compose così il numero, roteando lo stesso dito irrigidito nel disco dell'apparecchio:
"Buonasera, sono Aldo, il padre di Lorenzo, potrei parlare con Paolo?"
"Sì, sono io. Ma, ditemi, cos'è successo a Lorenzo? Le ultime notizie che ho avuto da Walter, un comune amico, non sono affatto confortanti. Pare che sia sparito nel nulla e non riesco ancora a crederci, mi sembra tutto così strano... Non ci siamo più visti dalla scorsa estate ma lo conosco abbastanza bene: Lorenzo non è il tipo da fare simili follie. Capisco che sia rimasto sconvolto dalla morte di Lucia, ma non mi convince questa storia... c'è un qualcosa che mi sfugge..." commentò subito l'estroverso Paolo.
"Comprendo... puoi immaginare come mi senta io, che sono il padre. Purtroppo non ci sono novità finora e, non avendo altro da tentare, sto telefonando ai suoi amici nella speranza di raccogliere un particolare, anche insignificante, che confermi che Lorenzo sia ancora in vita. Non ne posso più... scusami se mi sfogo con te ma sono esausto, credimi" continuò Aldo, sottolineando il suo stato di frustrazione ed impotenza. Pur non avendo ancora raccolto nessun elemento importante, si sentì, al contrario della precedente chiamata, compiaciuto dallo spontaneo e sincero affetto che Paolo mostrava verso suo figlio. Avrebbe avuto quasi voglia di piangere ma si trattenne, ringraziandolo cordialmente, nella reciproca promessa di tenersi in contatto per scambiarsi eventuali notizie. Aldo si ritrovò di nuovo solo, dentro il suo incubo, e pianse, senza più contenersi, sentendosi protagonista di una trama alla Hitchcock che, ironia del destino, aveva così tanto amato.
A quel punto giunse in stanza Ofelia, la madre di Lorenzo, che si approssimò ad Aldo suggerendogli:
"Ma non è il caso che ti riposi un po'?"
"Adesso che fai... ti dai pena anche per me? Vedrai... passerà anche questa brutta storia com'è passato, inesorabile, tutto quello che un tempo ci legò l'uno all'altra. Lorenzo, tutto quello che è rimasto fra noi, tornerà, stai tranquilla, e le cose andranno a posto. Vedrai... tutto andrà per il verso giusto..." sussurrò Aldo, carezzandole i capelli; quindi iniziò a fischiettare "Ogni volta", un vecchio motivo di Paul Anka in italiano. Era la canzone che, un tempo, aveva suggellato il loro amore... Dopodiché, voltandosi, afferrò ancora, caparbio, il telefono. Infilò, più che mai deciso, il dito nell'apparecchio per comporre un altro numero che carpì, con la coda dell'occhio, sbirciando tra le disordinate annotazioni di quella piccola rubrica verde nell'attesa del fatidico:
"Pronto..." che non tardò a venire.
"Sì, pronto... buonasera, mi scusi se la disturbo, sono Aldo, il padre di Lorenzo..."
"Oh, cielo! - lo interruppe subito Francesca dall'altra parte - Avete saputo qualcosa del ragazzo?"
"Purtroppo non ancora, mi sto prendendo licenza di chiamare le persone con cui era in contatto per raccogliere qualche circostanza in più, con la speranza di tirarci fuori da questa orribile situazione" rispose Aldo affranto, ma senza tuttavia perdere coraggio.
"Lorenzo è un ragazzo adorabile e di grande talento, mi creda, non è un complimento buttato giù tanto per gratificare un genitore... Il mio solo rammarico è di averlo conosciuto da poco tempo e che non abbia potuto fare abbastanza per lui. Ecco... sì, io credo che Lorenzo necessiti soltanto di un po' più di sostegno in certe sue scelte; in fondo è normale, non è che un adolescente... ed è facile essere preda di malintenzionati, soprattutto quando si è molto sensibili come lui" analizzò, chiara e risoluta, Francesca.
"Da come parla si capisce che, oltre ad averlo a cuore, è sicuramente una persona più matura di lui. Lorenzo, sono d'accordo con lei, ha certamente bisogno di validi punti di riferimento ma... vede, non so se lui ne ha mai parlato, purtroppo io e mia moglie siamo separati..."
"Capisco - aggiunse Francesca - anch'io ho una figlia adolescente e vivo una situazione pressoché simile con mio marito..."
"Attenzione: chiamata urgente per il numero 7560125..." scandì una voce aliena interrompendo le sue parole.
"Ma è il nostro numero!" esclamò Aldo sorpreso e, scusandosi, riagganciò in tutta fretta il telefono con una massiccia dose di adrenalina in circolo.
Trascorsero pochi ma interminabili istanti fintanto che l'apparecchio trillò di nuovo ed Aldo lo afferrò, stringendolo con forza, in un affannato:
"Pronto!"
"Buonasera, sono Gloria, la figlia di Vito."
"Ah!... Salve, dimmi, eri tu che stavi sbloccando il telefono?" domandò subito Aldo. "Sì... dovete scusarmi, ma sa...dopo tutto quello che è successo... Ho visto Lorenzo."
"Come?" la interruppe prontamente Aldo.
"Beh, non direttamente ma in televisione, era lì, in quello strano parco, a Milano" precisò Gloria.
"Ma come... ho telefonato dappertutto e tu... tu lo vedi in televisione, a Milano. Spiegami meglio, dimmi cos'era e perché lui stava da quelle parti, cosa faceva?" chiese subito, agitato, Aldo.
"Ecco, io ho soltanto visto Lorenzo in televisione, c'era tutto uno strano programma su Parco Lambro e i giovani. Hanno mostrato riprese di festival, concerti organizzati in quel posto e poi..."
"E poi?" proseguì martellante Aldo.
"Poi giravano con le telecamere... erano tre giornalisti che cercavano di avvicinare ragazzi che vivevano in quel posto; c'erano tante facce strane che andavano e venivano ma io ho visto Lorenzo, l'ho riconosciuto subito, era lui! Per un istante i suoi occhi sono apparsi in primo piano, ma l'entrata di una lancinante chitarra, dissolveva, rapida, la sua stessa immagine. Era quella di un gruppo che dicevano essere stato protagonista di un recente raduno e di cui ricordo anche il nome: gli Area. Io non so dire altro, so soltanto che l'ho visto, sia pure per un attimo, ed era vivo, sono certa di quel che dico!"




(Capitolo tratto da In un tempo andato con biglietto di ritorno, romanzo edito da Proposte Editoriali, Roma, 2005 - ISBN 88-87431-45-0 - INFOLINE: 3200228959)

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Enrico Pietrangeli, autore della raccolta di poesie "Di amore, di morte", pubblicata in versione cartacea (Teseo editore 2000) ed in elettronica (Kult Virtual Press 2002), collabora con riviste e siti internet pubblicando articoli e racconti brevi. Attraverso la traduzione poetica, si è dedicato all'opera di alcuni autori poco conosciuti. Redattore di Tam Tam, gestisce il sito "Poesia, scrittura e immagine" [www.diamoredimorte.too.it]




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