TACITO SOCCORSO ALL’OMBRA DEL REICH (1)


Markus Mohr

 



L'11 agosto 2009, l'ex ufficiale degli alpini tedeschi Josef Eduard Scheungraber è stato condannato all'ergastolo per la strage di Falzano di Cortona del 27.06.1944, in cui vennero trucidati 14 civili. Il seguente saggio risale a qualche mese prima della sentenza.

In questo momento si sta svolgendo presso il tribunale di Monaco il processo contro Josef Eduard Scheungraber. In qualità di comandante della Prima Compagnia del Battaglione 818 dei Pionieri di Montagna, l'ex tenente della Wehrmacht è accusato, insieme al comandante di battaglione Herbert Stommel, di aver ordinato in Toscana un massacro di civili.

Vecchi camerati

Dopo che nell'autunno del 1951 gli alleati occidentali ebbero revocato il divieto di costituire pubblicamente associazioni di veterani della Wehrmacht, in breve tempo esse spuntarono ovunque come funghi. Tra le altre vi fu il Kameradenkreis der Gebirgstruppe (KK), costituitosi a Monaco di Baviera in quello stesso dicembre. A Pentecoste del 1952 venne celebrato il primo incontro nazionale degli alpini, a cui parteciparono più di 10.000 ex veterani della Wehrmacht. L'afflusso fu cosò abbondante che la sala delle feste di una birreria, prevista per l'evento, non bastò e si dovettero requisire altri locali in città. Durante una messa da campo davanti al museo dell'esercito, i generali degli alpini Rudolf Konrad e Hubert Lanz deposero nel cortile una corona sulla tomba del milite ignoto. Lenz, condannato per crimini di guerra a 12 anni durante il processo di Noriberga del 1948, venne rilasciato prematuramente già nel 1951 dal carcere degli alleati di Landsberg, e subito nominato presidente onorario del Circolo di Camerati.

L'allocuzione principale dell'evento venne tenuta invece dal presidente del KK, e odierno patrono di una caserma della Bundeswehr, il suddetto generale Konrad, il quale già sul fronte orientale aveva avuto modo di esercitarsi nell'arte oratoria: dopo la promozione a Comandante Generale di Corpo d'Armata da parte di Hitler in persona, il 22 aprile 1942 chiamò a raccolta il suo corpo ufficiali per festeggiarne il compleanno. Il discorso sul “genio campale del Führer” è conservato in originale: “Il suo merito consiste nell'aver riconosciuto al momento giusto l'invasione delle orde bolsceviche in Europa, e di averne parato fulmineamente la stoccata. Emularne l'inflessibile volontà nell'assoluta dedizione al dovere, qualunque cosa accada, è la nostra promessa solenne nell'odierno compleanno del Führer”.

Chi sapeva parlare così sul fronte orientale, nel dopoguerra non poteva evitare – come ogni buon veterano della Wehrmacht - di intervenire pubblicamente contro “la propaganda menzognera” e per esaltare l'onore, il valore, la fedeltà e la lealtà degli ufficiali alpini al fronte. Non solo: Konrad parlò davanti ai suoi camerati di Monaco della “salvaguardia dei Vostri cuori davanti ai prigionieri inermi e alla popolazione indifesa”, e si dimostrò “convinto che proprio gli alpini abbiano con entusiasmo mantenuto intatto, nel pieno della guerra, (…) il legame tra l'essere soldati e l'essere uomini.” Anche in questo spirito, così Konrad alla fine del suo discorso, si vuole “stare insieme”, ovviamente “servendo il Tutto”, e ricollegandosi al suo discorso di compleanno per Hitler, “per costruire l'unità tedesca ed europea, e per difenderla”.

Come poi, già nel corso di quel primo grande incontro degli alpini nella RFT, dalle finzioni di Konrad si passò all'azione concreta, venne dimostrato con un'offensiva lanciata a favore “dei nostri camerati a Landsberg, Werl e in tutte le altre carceri alleate”. Afferma il bollettino del KK “ Die Gebirgstruppe ” nell'edizione di Pentecoste: “molti camerati hanno sottoscritto la petizione per un'amnistia generale. (…) La partecipazione verso il destino di questi uomini, alcuni tra i quali, in primis il generale List, furono e sono fulgidi modelli del miglior soldato tedesco, è stata grande e autentica”. Nell'edizione successiva il generale August Wittmann, piu tardi per molti anni presidente del KK, spiegò “senso e obiettivi del nostro cameratismo” nelle frasi programmatiche secondo cui “un attivo cameratismo si dimostra nell'impegno e nel sostegno per i nostri condannati di guerra, così come per i nostri camerati trattenuti”. Non erano parole vuote. Nel successivo incontro di Pentecoste vennero citati “telegrammi e messaggi di saluto e auguri” da parte di diversi generali, alcuni dei quali criminali di guerra passati in giudicato.

Uno dei gratulanti espressamente citati era diventato solo colonnello dell'aeronautica, ma poteva vantare di essere stato il primo e unico soldato della Wehrmacht a ricevere da Hitler in persona la più alta onorificienza al valore del III Reich: la croce di ferro con il ramo di quercia, le spade e i brillanti. Il suo nome era Hans-Urlrich Rudel, ex comandante dello squadrone da caccia Immelmann.

Il padrino

Nella storia della Repubblica Federale la figura di Rudel rappresenta un fulgido e caratteristico amalgama di nazionalsocialismo e militarismo. In quanto soldato più decorato della Wehrmacht era cresciuto al seno di Hitler, per poi scappare nel dopoguerra in Argentina, dove divenne consigliere dell'aeronautica militare e da lì, con la protezione di Juan Peròn, diede vita a una comunità neonazista estremamente attiva anche in Cile e Brasile, che negli anni immediataente successivi alla guerra tenne aperta una delle vie di fuga più efficienti per il salvataggio dei ricercati nazisti, si chiamassero essi Mengele, Barbie o Eichmann. Nei primi anni '50, insieme ad altri nazisti, si candidò come elemento di punta della Deutsche Reichspartei, che poi negli anni '60 confluì nella NPD. Negli anni '70 mantenne il contatto con la centrale delle torture del servizio segreto cileno Colonia Dignidad, e andò in tournée per il paese (con cosiddette “grandi manifestazioni” che causarono accese proteste) a spese dell'editore neofascista Frey e della sua DVU – che lo venera a tutt'oggi con il cosiddetto Ehrenbund Rudel.

Nel 1976 Rudel venne invitato, grazie all'appoggio del futuro ministro della difesa Manfred Wörms, a una visita tradizionale allo squadrone da caccia Immelmann di Bremgarten presso Friburgo, dove in atmosfera conviviale autografò ai giovani soldati le sue memorie. L'occasione venne raccolta dai generali dell'aeronautica Franke e Krupinski per esprimersi sprezzantemente nei confronti della militanza comunista di Herbert Wehner negli anni '30. Ciò scatenò un'aperta polemica sul concetto di tradizione nella Bundeswehr che arrivò fino in parlamento, e in seguito alla quale dovettero dimettersi un sottosegretario alla difesa e i due generali implicati. Fino alla morte nel 1982, Rudel definì come suo obiettivo politico “stroncare una buona volta l'odio sempre più sfrenato dell' Untermensch schizzato a galla”.

Cameratismo e tacito soccorso

Nella sua opera autobiografica del 1950 Trotzdem (Ciononostante), Rudel pretendeva di descrivere “il soldato tedesco come lo si è sempre immaginato” e “come è sempre stato, un modello (…) per gli eserciti del Centro e Sudamerica”. È chiaro che l'autore bolla come “un totale disconoscimento dei fatti” ogni cenno al “passato criminale (…) del soldato tedesco nella Seconda Guerra Mondiale.”

Se nella prima edizione Rudel si limitò a trattare l'età dell'oro fino alla fine del nazismo, in una successiva riedizione riferì anche di quello che nel dopoguerra ribattezzò Kameradenwerk .

Questa “associazione umanitaria” si proponeva a partire dalla fine degli anni '40 di “aiutare le molte vittime, recluse nelle carceri di Landsberg, Werl e Wittich, dei processi-farsa per crimini di guerra tenuti sul suolo tedesco dalle potenze occupanti”.

Già nel Natale del 1951, a detta di Rudel, il Kameradenwerk fu in grado di spedire dalla sua sede di Buenos Aires 1500 pacchetti con generi alimentari e vestiario, e ancor di più nell'anno successivo. Oltre a ciò il Kameradenwerk spacciava nelle carceri “libri e riviste di contenuto e valore durevoli” poiché secondo Rudel “per un uomo da anni recluso, un conforto interiore, o anche solo la consapevolezza che esistono altre persone che la pensano come lui, è spesso più importante di qualunque sostegno materiale”.

In questo senso per Rudel fu di estrema importanza anche l'incontro con Elisabeth principessa di Isenburg, la quale, in qualità di presidentessa dell'associazione “ Tacito soccorso per prigionieri di guerra e internati ”, era dal 1951 una delle figure di maggior spicco nella pluriennale campagna per la liberazione dei criminali di guerra dall' War Criminal Prison No 1 di Landsberg.

Secondo Rudel fu proprio la principessa “a fornirci le liste più fidate di nomi e indirizzi dei bisognosi (…) che io poi potevo riportare in Brasile e Argentina per guidare l'operazione nei giusti canali”. Discuteva con lei regolarmente “quali nuove possibilità si dischiudevano per gli aiuti dal Sudamerica.” I due si coadiuvavano anche “nel sostegno dei reclusi in Francia, Olanda e altri paesi” e Rudel si dichiarava fiero “di aver accompagnato i suoi sforzi col nostro lavoro in Sudamerica”. In generale l'attività della principessa von Isenburg, e soprattutto quella dell'organizzazione da lei fondata “ Tacito soccorso ”, fu “per la nostra attività dal Sudamerica sempre un fulgido modello”.

Rudel può essere considerato il padrino di quest'associazione, costituitasi ufficialmente nel 1951 a Wolfratshausen. Accanto alla principessa von Isenburg, che da una cellula locale della NSDAP era stata a suo tempo definita “politicamente affidabile”, la dirigenza del “ Tacito soccorso ” era costituita da personalità di rango: da dignitari religiosi come il vescovo emerito del Württemberg Theophil Wurm e il vescovo ausiliare di Monaco Johannes Neuhäusler, fino a ex dignitari del Reichssicherheitshauptamt e del Servizio di Sicurezza delle SS, quali lo Standartenführer delle SS Wilhelm Spengler e l'Obersturmbannführer delle SS Heinrich Malz. Secondo lo statuto, il fine dell'organizzazione era di “aiutare in maniera discreta ma attiva tutti coloro che in seguito alla guerra e al dopoguerra hanno perso la libertà, senza responsabilità personali dirette, attraverso l'arresto, l'internamento o simili.”

Se nei decenni successivi vi fu nella Repubblica Federale un'organizzazione per il sostegno ai criminali di guerra che riscontrò straordinari successi nell'evitare che migliaia di ufficiali della Wehrmacht e sgherri delle SS fossero sottoposti a processo per i loro crimini, questa fu il “ Tacito soccorso ”, grazie anche ai suoi contatti eccellenti, per esempio con il capo del servizio segreto BND Reinhard Gehlen, con il Presidente della Baviera e alpino onorario Franz-Josef Strauss, e il capogruppo parlamentare ad honorem della CDU/CSU Alfred Dregger.

Traduzione di Antonello Piana



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