L’ODORE DELLA MORTE


– Brano tratto dal romanzo brasiliano La lunga migrazione del terribile squalo bianco

Lourenço Cazarré

 




Quest’è Megera dal sinistro canto (IX-46)

– È arrivata sua moglie! – disse l'infermiera corrotta.

La donna che entrò senza tanta fretta, si fermò davanti a me e mi dette un bacio discreto, era proprio la mia compagna in una relazione che si logorava da 25 anni.

La dottoressa Luciana Silveira Verga, una psicologa con studio nel quartiere esclusivo del Setor Comercial Sul, è una persona sempre indaffarata. Visita, come minimo, dodici pazienti al giorno. Le sue sedute durano esattamente 50 minuti. Si dedica molto ai suoi psicotici. Fa molta attenzione a quello che le dicono e crede piamente di poterli salvare.

Me ne intendo di lavoro duro e la capisco. È come se volesse recuperare il tempo e il denaro perso dedicandosi a me e, principalmente, alle nostre figlie, quando erano piccole. In quel periodo, lavorava part-time.

– Guarda che hai proprio un bell'aspetto – mi disse.

Negli ultimi anni, i baci sono sempre veloci, senza sapore; e le parole, poche. Lei riserva il meglio della sua saliva ai pazienti, e in questo ha ragione: loro pagano.

– Come hai saputo che ero qui? – le chiesi.

– Mi hanno telefonato ieri verso le otto di sera. Un signore mi ha detto di essere medico, un certo Tacunaré, almeno credo. Mi ha rassicurata che stavi bene e che potevo venirti a trovare oggi, alle 10 – consultò l'orologio – adesso sono le dieci e un quarto.

Luciana osservava la stanza con uno sguardo inquisitore. Sembrava non le piacesse. Per lei, niente è abbastanza pulito, mai. Ogni tanto schioccava le nocche delle dita e questo significa fretta o malcontento, oppure entrambe le cose.

Immaginai che, per poter stare qui, a quell'ora, aveva cancellato solo una visita. Calcola sempre i suoi itinerari e le sue visite in modo da perdere il meno denaro e tempo possibile.

– Sono venuta in taxi – puntualizzò – È un inferno parcheggiare qui. Per fortuna è vicino allo studio.

Luciana ha un'aria assente, sognatrice. Passa il tempo pensando ai suoi pazzerelli. Adora occuparsi di adolescenti problematici e questa è una materia prima che non manca certo a Brasilia, né nel resto del mondo. Anni di lavoro dedicati a questa fascia di età, con vari casi di successo riconosciuto, le hanno conferito una clientela vasta, che lei continua ad ampliare. Le piacciono i casi più intricati. Le tare poco interessanti e le nevrosi meno profonde le passa ai colleghi più giovani.

– Lì per lì mi sono spaventata, ma il medico mi ha detto che stavi bene, o che sembravi star bene. Mi ha detto di telefonare all'assicurazione, che la tua macchina era rimasta parcheggiata all'Esplanada… Adesso vedo che stai proprio bene. Sembri più disponibile, più rilassato, senza occhiaie.

– Ho dormito molto stanotte – le spiegai – Tredici ore di fila.

Di fronte a me, immobile, con le mani rasenti il corpo, concluse lo schioccare delle dita. È un rituale. Schiocca prima le dita della mano sinistra, dall'indice al mignolo, poi fa lo stesso con la mano destra. Solo i pollici scappano alla tortura.

La dottoressa Luciana è sempre stata misurata nei gesti. Non mi avrebbe mai passato la mano tra i capelli, anche essendo seduto in un letto d'ospedale, mezzo fottuto. Mai mi avrebbe preso una mano tra le sue. In verità, nemmeno io ho mai dato importanza a queste sciocchezze, ma, quella mattina, sentii la mancanza di un gesto d'affetto.

– Qual è la diagnosi del medico?

– Ha detto che ho avuto un infarto, ma non è stato molto preciso. Penso che voglia farmi credere che è stato un attacco violento, però non sono d'accordo. Ossia, ho sentito un dolore al petto, ma non è stato così insopportabile come fanno credere gli articoli di giornale.

– I giornali mentono sempre, Dante. Quanti giorni di ricovero ti hanno dato? Lo sai già?

– Non lo so. Questo medico mi è sembrato un gran figlio di puttana attaccato ai soldi.

– Non esprimere i soliti giudizi affrettati – tagliò corto. – E non fare il tuttologo come sempre, segui i consigli del medico e non dare in escandescenza. In fondo, sapevi che prima o poi ti sarebbe preso un colpo. Te lo dico da più di dieci anni.

Luciana parla sempre a voce bassa. È il modo che ha escogitato per obbligarmi a fare attenzione a quello che dice. Quanto più è furiosa, tanto più parla a bassa voce. Nel momento in cui sembra la donna più pia di questo mondo, è proprio allora che è più infuriata.

– Sì, me lo hai detto mille volte che mi sarebbe preso un infarto. Hai sempre ragione tu, Luciana. Forse era meglio per la mia salute se avessi sposato una donna che sbagliava i pronostici.

– Te l'avrò detto mille volte di cambiare ritmi di vita – sospirò.

– I grandi animali della terra non possono cambiare vita facilmente. Guarda gli elefanti e le balene. Sono un maschio di più di un quintale.

– Riduci il bere – martellò lei.

– Conosco la formula salvifica – ribattei – una volta la settimana la pubblicano i giornali.

Avevamo parlato centinaia di volte delle mie cattive abitudini e non eravamo mai riusciti a trovare uno straccio di accordo.

– La decisione parte dal malato – sospirò a fondo Luciana – Chi vuole cambiare, lo fa.

– Sono un giornalista e morirò correndo dietro alle notizie – alzai la voce. – È ovvio che, per restare in gioco, non posso perdere tempo dietro alla salute. Non voglio perdere un'ora di tempo ad alzare arnesi in una palestra. Non faccio passeggiate di 4 chilometri al giorno. Mi piace troppo mangiare e bere. Non sono mai stato un tipo da zen, e non sarà ora a cinquant'anni che…

Sul finire della frase la mia voce si fece flebile, come se volesse sfociare in un pianto. Ma la dottoressa Luciana, che capisce al volo un sacco di cose quando ha in funzione il tassametro in studio, non si accorse di niente.

– Beh, il tuo infarto non deve essere stato nulla di grave davvero – disse scuotendo leggermente la testa – Penso che tu non abbia ancora subodorato l'odore della morte.

– I nostri concetti di vita e morte sono diversi, Luciana.

– Tutti i nostri concetti differiscono, Dante.

– Sempre – conclusi.


(Traduzione dal Portoghese di Cristiana Sassetti)










Lourenço Cazarré, scrittore brasiliano, ha pubblicato decine di raccolte di racconti, romanzi e libri per ragazzi, per i quali ha ricevuto alcuni dei premi più importanti del Brasile.


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