L'APPUNTAMENTO

Enrico Suppa

 

Norma impiegò più di mezz'ora, quel giorno, per prepararsi ad uscire.
Sapeva di poter spostare il destino e ciò la faceva stridere d'angoscia.
Corse affannata, inciampando più volte per le scale, timorosa di mancare all'appuntamento con quell'uomo. Erano mesi che lo osservava ed ormai ne conosceva ogni tic e atteggiamento. Però era stanca di tutto quel fingere e dio sa quanto avrebbe voluto gettarsi tra quelle braccia che immaginava tanto forti e sicure.
Ogni volta che lo vedeva, mai per caso, nascosta dietro un qualche cartellone pubblicitario, non poteva non assomigliarlo a quel dannato padre che da troppo le mancava.
E così il rimpianto del passato le attraversava la rabbia, fino a sciogliersi, burroso, nei suoi sogni di ragazza.
S'era quasi innamorata di quel clone del potere patriarcale e tentava di scacciare la paura del confronto.
Quel giorno lo seguì sino al ministero, dove un'orda di pecore servili s'inchinò al suo passaggio, interrompendo il monotono brucare.
Notò come egli salutasse tutti quanti e dispensasse il suo sorriso ad ogni dove……chissà, forse era anche buono! Di certo più del cocciuto genitore.
Per un attimo credette di doversi ritirare, di non essere in diritto di abusare di una vita così piena di contatto. La sua natura, però, era anche determinazione e oramai non poteva retrocedere, la discesa s'era fatta irrisalibile. Doveva a tutti i costi comporre quel fottuto numero sul cellulare ed irrompere, prepotente, nella sua storia.
Le passò nella mente tutto il film della sua infanzia, coi tormenti e le risate che il grande vecchio rievocava al suo cuore frantumato.
…3 3 8….5..3..6…22..3……..prima di premere sul 7 lo guardò infilarsi alla guida della sua rossa fuoriserie.
Bevve, triste, le sue lacrime salate e poi agì, spinse l'ultimo pulsante, strenuamente resistente alla pressione del suo dito.
Sapeva di non poter ricevere risposta, quindi, gli occhi bassi, ripose l'apparecchio nella tasca e si girò, con noncuranza, senza concedere attenzione al boato e all'acre fumo prodotti dall'esplosione della Ferrari.



Enrico Suppa è nato a Perugia 40 anni fa, ha vissuto prevalentemente a Senigallia ed ora vive a Pesaro. Dopo la maturità magistrale ed una (distratta) frequentazione dell’ISEF di Perugia ed Urbino, si perde, per un lungo periodo, dentro le sue irrequietudini. Come l’Araba Fenice, si incenerisce e riprende vita più volte, fino all’acquisizione dell’attuale forma, che gli permette di affrontare i suoi fantasmi con la Scrittura. Autodidatta totale, sfrutta come può le (poche) letture e le numerose esperienze di una vita trascorsa al margine. Nell’estate 2001, comunque, ha frequentato il corso di Narrativa della Scuola Sagarana.



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