L'OPERA DI CLARICE LISPECTOR:
UN GIGANTE DELLA LETTERATURA UNIVERSALE


- Un'intervista con Claire Varin -

Cláudia Nina

La canadese Claire Varin è uno dei nomi più conosciuti tra i critici che si occupano dell'opera di Clarice Lispector. E' stata lei che ha fatto - nella sua tesi di dottorato, in Italiano, Lingue di fuoco: un saggio su Clarice Lispector (pubblicato in lingua portoghese dalla Casa editrice Limiar, del Brasile) - i primi e più importanti studi sui rapporti tra la narrativa e la biografia dell'autrice di Vicino al cuore selvaggio. Innamorata non solo della letteratura di Clarice, ma anche del suo Brasile, quest'anno è infatti la settima volta che ci ritorna. In una di queste visite è rimasta per un anno e mezzo, tempo sufficiente per imparare la lingua portoghese e scoprire nuovi aspetti sul paese che ammira. Oggi, parlando fluentemente la lingua, con un leggero accento francese di fondo, Varin si gode questa vacanza nei tropici e il contatto con i suoi lettori brasiliani. In questa intervista Claire racconta come ha cominciato ad essere coinvolta con il mondo letterario e biografico della scrittrice di Recife e anche perché ha abbandonato l'ambiente universitario dove si trovava poco a suo agio. Ex professoressa dell'Università di Montreal, crede che i suoi metodi di ricerca, e anche il suo principale oggetto di interesse, l'opera di Clarice, non corrispondano con il formalismo dell'università. Claire Varin non teme le possibili critiche riguardo al suo stile non accademico e scommette su una critica che possieda lo stesso ritmo fluido e soggettivo dei testi di Clarice, che lei considera "un gigante della letteratura universale". Varin è anche autrice, oltre a Profession: indien e Clair-obscur à Rio, due opere di narrativa ambientate in Brasile, di Rencontres brésiliennes, una raccolta di interviste date da Clarice Lispector alla stampa brasiliana, e anche del romanzo Désert désir, in cui ha scambiato le sabbie delle spiagge di Rio per quelle delle dune del Sahara.


- Qual è stato il suo primo contatto con la letteratura di Clarice Lispector?

- E' stato a Montreal, quando partecipavo alla conferenza di Heléne Cixious su poesie e politica. Ero allora, una studentessa di lettere e sono rimasta affascinata dalle cose che lei diceva, come per esempio la constatazione e la meraviglia di essere allo stesso tempo contemporanei di una rosa e di un lager nazista. In quel momento, per la prima volta, sentivo parlare di Clarice Lispector. Ho sentito quel nome e sono andata a ricercare chi vi si celava dietro. Allora, sono andata a leggere la sua opera e ho iniziato da La passione secondo G. H. in una splendida traduzione francese. A partite da quel momento tutto è cambiato nella mia vita. Il coinvolgimento è stato così grande che ho deciso di fare la mia tesi di dottorato sull'autrice, ho imparato il Portoghese e sono venuta in Brasile.

- Quale è stato esattamente l'aspetto della narrativa di Clarice Lispector che più ha risvegliato la sua curiosità di ricercatrice?

- Il fatto dell'autrice di essere in grado di andare in fondo alle sue osservazioni. È una rara profondità dello sguardo, un'intensità poetica che va oltre il bene ed il male. Un misticismo molto sviluppato. Clarice è senz'altro uno dei giganti della letteratura universale.

- Per la sua tesi di dottorato lei ha realizzato le prime ricerche in Brasile. Come è riuscita a sciogliere i nodi della sua analisi?

- Sono venuta in Brasile disposta a cercare innanzitutto la famiglia e gli amici di Clarice. Ho trovato persone, come Paulo, uno dei suoi figli, che inizialmente mi è sembrato un po' reticente nel parlare della madre. Penso che fosse già stanco di parlare di questo argomento. Ho anche trovato Elisa Lispector, la sorella. La domanda iniziale, che mi avrebbe aiutato a trovare il filo della mia ricerca era molto semplice, anche se tutti si rifiutavano di rispondere: che lingua parlava in casa Clarice durante la sua infanzia? Dopo molte insistenze, sono riuscita a strappare una confessione ad Elisa, che mi ha detto: l' Yiddish. Testi sacri erano letti a voce alta in casa sua e la lingua ebraica circolava dappertutto. A partire da questa informazione sono riuscita a sviluppare la prima parte della mia tesi, sul rapporto dell'autrice con le diverse lingue nelle quali era immersa, contenuta nel capitolo "Il dono delle lingue".

- Oltre alla sua famiglia, chi altro l'ha aiutata in quel viaggio?

- Avevo in mano una lista di persone che dovevo conoscere e che alla fine mi hanno offerto un'immagine di Clarice Lispector. Sono state Bella Josef, Nélida Piñon, Lygia Fagunes Telles, Rubem Braga, Helio Pelegrino, Otto Lara Resende, Autran Dourado e tanti altri. Io entravo nel mondo di Clarice e tutto ciò mi sembrava un'esperienza molto forte.

- Il suo lavoro affronta infatti diverse questioni biografiche. Secondo la sua opinione, in quale misura queste questioni hanno influenzato l'opera dell'autrice?

- Molti aspetti della sua vita hanno avuto un'immensa ripercussione nella sua opera. Il rapporto con la madre paralitica, per esempio. La madre, sempre seduta e taciturna, che non arriva mai alla figlia, è stato un costante punto di riferimento. Non posso non ricordare questa madre paralitica, quando Clarice scrive in La passione secondo G.H. "Tutto ciò che è femminile è bloccato attorno al girovita". Credo che si tratti di un collegamento diretto alla figura della madre. Un altro aspetto è quello delle lingue, le molteplici lingue che Clarice ascoltava, l'Yiddish, il Portoghese, e poi tutti gli idiomi che ha imparato, che hanno formato una sorta di dualità occulta e che hanno segnato profondamente la sua vita e la sua opera. Infine, lei credeva che tutto questo si indirizzasse verso una strada ancora da percorrere. Io stavo scoprendo qualcosa di nuovo.

- Perché crede che, contrariamente alle letterature di lingua spagnola, la letteratura brasiliana non raggiunga l'universalità? Mancherebbe ai nostri autori qualche elemento universale? Sarebbe la letteratura brasiliana troppo legata a una realtà strettamente nazionale?

- Io non condivido in un nessun modo questo punto di vista. C'è sicuramente un grande contenuto universale nella letteratura brasiliana, che non è in nessun modo inferiore a quello della letteratura di lingua spagnola. Il problema è che lo Spagnolo è in grado di diffondersi molto di più nel mondo rispetto al Portoghese, mentre il Brasile è un continente dentro un continente. In questo senso, esso è più isolato e le opere hanno difficoltà ad uscirne fuori.

- Lei crede che il suo lavoro abbia contribuito a far conoscere di più la letteratura brasiliana?

- Senz'altro. Parlo sempre della letteratura brasiliana nelle radio, nei corsi, e scrivo su di essa nelle riviste. Parlo sempre di Clarice Lispector, che a poco a poco diventa più conosciuta. Recentemente, ho partecipato all'allestimento di una pièce teatrale nella quale erano inseriti alcuni brani dell'opera dell'autrice, come delle crônicas presenti in La scoperta del mondo. Il pubblico l'amò e fu una serata magica. Penso che la letteratura brasiliana dovrebbe essere molto più diffusa ed io stessa ho già proposto la pubblicazione di opere di autori brasiliani ad alcune case editrici del mio paese. Gli scambi sono anch'essi importanti. L'anno scorso è venuta in Canada Lucia Cherem, che mi ha aiutato nella traduzione dal Portoghese. Lucia è venuta per studiare la recettività dell'opera di Clarice in Canada, che sarà il tema della sua tesi.

- Lei continua ad insegnare all'università?

- No. L'ambiente accademico non mi è mai piaciuto. Ho già insegnato sull'opera di Clarice nell'università di Montreau, soprattutto per quello che concerne le difficoltà della traduzione delle sue opere. Ma, sinceramente, quello mi ha stancato. Non voglio più lavorare nell'ambiente accademico.

- La sua tesi, infatti, presenta uno stile non accademico. Lei crede di essere compresa anche da questo ambiente, dal quale lei si è esclusa?

- Molte volte no. Ciò che più mi disturba dell'università è che i professori e gli intellettuali pretendono di sapere tutto. Loro si posizionano su un altare come se fossero la saggezza in persona.
In Canada, la situazione è molto peggiore di quella del Brasile. Il mio interesse va in una direzione totalmente diversa: credo che siamo sempre in cerca del sapere e il nostro lavoro di ricerca è un eterno scoprire.

- Anche Heléne Cixious va in questa direzione, rifiutandosi di fare delle analisi puramente accademiche delle opere di Clarice. Per questo motivo anche lei è molto criticata.

- Si, è vero. Lei è criticata da quelli che non capiscono la sua proposta. La Cixious, nonostante a volte esageri un po', incorporando addirittura brani dell'autrice ai suoi scritti, senza che il lettore capisca chi l'abbia scritti, fa una lettura "antropofagica" dell'opera di Clarice. Chi non capisce questo non può apprezzarla.

- Lei viene sempre in Brasile, ha acquisito un ottimo dominio della lingua. Cos'è che più l'affascina in questo paese?

- Qui le persone sono più umane. Non funzionano solo con la testa. Sono anche corpo, spirito e cuore. Il sentimento invade tutto. Voi siete più integri. Dico sempre ai canadesi: abbiamo tantissimo da imparare dai brasiliani. Faccio ora una dichiarazione d'amore al Brasile.


(Tratto dall'edizione del Jornal do Brasil, di Rio de Janeiro, del 23 marzo 2002)




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