UNA GIORNATA ALL'ORTOFRUTTA


Alessandra Altamura


Il mattino inizia presto all'"Ortofrutta di Pierpaolo", in un quartiere movimentato della provincia di Lucca. Nell'assetto del negozio che il primo cliente deve trovare, quando entrerà trafelato circa alle 8.30, la frutta è disposta in ordine alla destra del banco e le primizie di stagione in vetrina, la verdura di fronte e fuori, tutto classificato ogni giorno per tipi, prezzi, colori. In un reparto a sé sono sistemati i prodotti dell'agricoltura biologica, con le loro forme autentiche, che sembrano quasi innaturali per chi è abituato agli alimenti supertrattati, tant'è che, leggendo l'aggettivo "biologico", l'altro giorno una vecchina ha urlato: "No, no, per carità, io no la roba biologica, voglio quella al NATURALE! E' una vergogna con tutte queste cose TRANSIGIENICHE!". C'è poi il banco frigo con il latte fresco, i formaggi, le verdure cotte e i piatti pronti preparati con arte da Matilde, la mamma di Pierpaolo. Suo marito Bortolo, operaio in pensione, li porta giù ogni mattina dalla Garfagnana, dove abitano. A volte mi fermo a guardare la sua operosità discreta e silenziosa, che sa insegnare senza inutili parole la nobiltà del lavoro.
Sugli scaffali tutto intorno al negozio ci sono i vini e i prodotti tipici della Garfagnana: biscotti, miele, marmellata, farro e in generale gli alimenti delle aziende della Toscana: pasta, acqua minerale delle nostre zone, che non corrono il pericolo per ora di comportarsi come le grandi multinazionali. Ci sono anche cioccolata e caffè del commercio equo e solidale. Insomma dal vicino al lontano, purché si tratti di cose sane, che non sono confezionate e vendute a spese dei paesi più poveri.
Dietro quella composizione, quell'armonia di forme e di colori, c'è tutto un segreto "lavorio" mattutino, fatto di una serie di operazioni quotidiane: levare le cassette dalla cella frigo, riguardare la frutta e la verdura del giorno prima con attenzione, scegliendo la migliore e raccogliendo invece la frutta marcia e la verdura sciupata in un sacco da dare al macellaio di fronte; poi scaricare la macchina di Pierpaolo, di ritorno dal mercato e sistemare la roba fresca; riporre il latte nel banco e togliere il pane vecchio, che Bortolo porterà via per le galline, così da far spazio a quello appena sfornato dal panificio, dove il mattino inizia ancora più presto e la notte quasi non esiste; infine spazzare, lavare il pavimento, pulire il banco dalla terra, dall'acqua, dalle foglie, da tutti i residui che ogni piccolo gesto che ha a che fare con frutta e verdura si lascia dietro inevitabilmente.
Ed ecco che puntuale alle 8.20 squilla il telefono: è la signora Paoletti che regolarmente manca il suo 50% di possibilità di indovinare persona (io e mia sorella Valentina lavoriamo una mattina a testa, in modo alternato): "Valentina! Ah, no, Alessandra!" (anche quando risponde Pierpaolo o suo padre, la signora Paoletti tenta sempre come primo nome uno dei nostri due!)). Dopo aver appurato l'identità dell'interlocutore, ordina la spesa, intercalando ogni voce del suo elenco con la frase perentoria: "Me la porti prestino, per favore!". Appena poggio il telefono sul ricevitore, squilla di nuovo, una volta, due volte: è ancora la signora Paoletti, che si è dimenticata ora due carote, ora una costola di sedano, ora uno yogurt all'ananas…e l'intercalare è sempre il solito: "Me la porti presto, allora: fra tre quarti d'ora? Dopo siccome devo andare al gabinetto…E poi mi aspetta la parrucchiera. Mi devo preparare…".
Entra dunque la prima cliente, che storce il naso, se per caso qualcosa non è stato ancora perfettamente compiuto per l'ora esatta, se il frigo non è ancora del tutto svuotato. Si guarda intorno, dà un'occhiata rapida, non vede zucchini all'orizzonte ed ecco la sua domanda: "Tre zucchini, per favore!". Caso strano, riesce sempre ad indovinare il contenuto dell'ultima cassetta dell'ultima pila della cella frigo! Per i suoi tre zucchini decine di Kg di cassette devono essere velocemente rimosse. Due o tre richieste di questo tipo e se ne va di corsa, per non perdere neanche un minuto del nulla che compone la sua giornata.
Chiama poi la signora Sesamo, che abita nei palazzi di fronte al negozio. Ordina la sua spesa, tra cui due panini arabi, che cambiano nazionalità ogni mattino: un giorno sono "due albanesi", un giorno "due babilonesi", un giorno "due algerini". Manderà "la sua dama", come dice lei, a prendere la spesa in mattinata. La sua dama,Ersilia, è una donnetta arzilla sulla settantina, che, non considerando ancora sufficiente il badare a se stessa, fa anche la donna di servizio alla Sesamo, per la quale scende ogni mattina addirittura dal paesino di Pascoso, in montagna: "Ieri non c'erino i radicini, oggi gli ci voglino alla signora!" dice in buon lucchese in aggiunta all'ordine della Sesamo.
La signora Piera, invece, ordina la spesa per telefono più tardi e non chiede orari particolari per la consegna. Abita a 100 metri dal negozio, ma non riesce a camminare molto bene e devo dire che, ogni volta che salgo e scendo con le buste in mano le scale a chiocciola del suo palazzo all'antica, con gradini di larghezza tale che a stento ci entra un piede e disposti a stretta serpentina, mi sembra di aver disimparato anche a me come si fa a camminare! In quella casa antica, senza ombra di ascensore, vi sono due piani: sopra ci sta Piera con i suoi bellissimi fiori fatti all'uncinetto, con le sue marmellate di frutta artigianali e le sue storie di vita da raccontare; sotto il signor Aldo, che, anche lui, come dice, non ha più vent'anni! La sua permanenza giornaliera nel negozio (il tempo di mettere in una busta due focaccine tonde, un pacco di biscotti pan di stelle, qualche pomodoro a ciliegino e mezzo pane cosiddetto "cornuto" o "dalle due punte" o "con le ali" o "che si addoppia" (quest'ultima è la definizione della signora Campani!), se pur breve, sarebbe comunque difficile, se non ci fosse una sedia apribile provvidenziale sul retro del negozio, per interrompere le fatiche della posizione eretta. Questi sono i residenti atletici della casa con le scale a chiocciola! Ma ciò che non fa con le gambe il signor Aldo lo fa con le parole e ci lascia sempre con qualche battutina: "Brava, te sì che sei una donna, mica tuo fratello!".
I clienti del negozio entrano a ondate: nessuno per una mezzora, poi dieci persone insieme, che svegliano me e Pierpaolo dal letargo in cui cadiamo verso le undici (posizione tipica: braccia appoggiate al banco, un pezzetto di focaccia in bocca, sguardo spento, voglia di lavorare saltaci addosso!), poi il vuoto, poi ancora una folla di gente confusionaria, poi tregua… e così via.
La routine è fatta di piccole abitudini da condividere con ognuno, di piccoli spezzoni di vita quotidiana da ricostruire ogni giorno insieme a ciascuno.
Il signor Fausto, ad esempio, vuole un sacchetto di frutta e un pane da un Kg, rigorosamente privato di un minuscolo cantuccio. Così quell'angolino di pane strappato ai rimorsi della sua coscienza ("Sennò mi rimane, sa, signorina! Brava, via!") resta lì tutta la mattina orfano, a pesare sulla nostra! Sono tanti, se ti giri intorno, i segni della gente che passa, a fare del negozio uno spazio di tutti, uno spazio familiare, tempestato dai piccoli difetti, dalle diverse manie di ognuno, ma anche movimentato dalle voci, dai sorrisi, dalle smorfie, dalle battute quotidiane, dalle discussioni alla buona sull'ultimo fatto di cronaca, sull'ultima partita di calcio, sull'ultimo episodio politico. Ci passano tra le mani frammenti di vita, velati dai colori chiaro-scuri della quotidianità, ripetitiva e monotona, come la sveglia che ogni mattina ci richiama al dovere, ma ad un tempo luminosa e vitale, come il sole che non si stanca di nascere facendosi strada nel grigiore fosco che precede l'arrivo dell'alba…
Lorella e Betty, le parrucchiere del negozio accanto, vanno e vengono 15 volte a testa per mattina: "Una vaschetta di riso, te la pago dopo!", "Una bottiglia d'acqua, te la paga Lorella!", "Cinque albicocche che è venuta a prendere prima Lorellina!", "Due cavolfiori per una signora che si sta facendo il colore!", "Me li cambi €50?". Se una di loro arriva in un momento di calma, in assenza di altri clienti, non mancano di certo gli scambi di complimenti quotidiani: "Ciccia bella, Dio buono, non me l'hai ancora dato un bacino, stamani, eh! No, non te le do le pizzette, che sei grassa e diabetica!… Che vuoi, la carta igienica? Prendi questo rotolo grande, che, vero, con tutto quel sedere, ti ci vuole di sicuro!". E così dall'altro lato: "Oh, tirchione, segnami lì e non fare storie. Che sei, nervoso anche oggi? E' nova, ho ancora a trovare un giorno che non ti girano le scatole!".
La signora Mariucci, insegnante in pensione, ha un debole per Pierpaolo, per la sua affabilità socievole e generosa, o forse per quello che le ricordano i suoi 29 anni! Viene a prendere due pesche, una mela, qualche chicco d'uva, un panino, un etto o due di fagiolini, ma poi se ne va a mangiare a ristorante: è lo stesso se non servivano, ci ha fatto una visita.
A metà mattina ce la facciamo a trovare qualche minuto per mettere i prezzi. Ogni giorno, infatti, cambiano e solo Pierpaolo, che è stato al mercato, conosce i costi aggiornati. Così la situazione, come dice lui, "è piuttosto interattiva": "Pierpaolo, quanto vengono gli zucchini col fiore bello?", "Pierpaolo, il melone piccolo?", "Pierpaolo, le mele stark nella cassa fuori?". A volte ci si esprime anche a gesti, quando Pierpaolo è in cucina a preparare il minestrone o è impegnato al telefono: rivolgo uno sguardo interrogativo e per risposta vedo una mano che indica un tre o un cinque: €3 al kg o €5 al Kg.
Alcuni clienti, ti viene da pensare, sarebbe meglio perderli che trovarli: ci sono signore dell'"alta società", che arrivano non prima delle 13:45 (il negozio chiude alle 13:00!), dopo aver prenotato dal mattino un panino o un mezzo litro di latte, in modo da star sicure di essere aspettate. Vengono di fretta, occupate come sono negli impegni della giornata: il parrucchiere, l'estetista, qualche incontro pseudo-culturale o pseudo-politico. Si dicono "di sinistra" perché va di moda così (come l'ultimo tipo di scarpe o la borsetta di un colorino audace) e non sopportano chi vota Berlusconi, ma non pagherebbero 50 centesimi dei loro soldi (o, per meglio dire, dei soldi del ricco marito!) per aiutare una persona in difficoltà e disprezzano il nostro lavoro, che ai loro occhi non ha niente di intellettuale o raffinato, ma ha a che fare con la concretezza banale delle mani. Come si sbagliano! Quanti mondi, quanti attimi di realtà si possono vedere con intelligenza dal banco di un negozio di ortofrutta e quanti mondi, quanti attimi di realtà si possono ignorare anche dalla cattedra di un professore o dall'altare di un prete o da un tavolo di conferenze! Non conta quello che facciamo, conta come lo facciamo, con quanto amore, con quanta attenzione, con quanto rispetto… Alcune persone ritengono che tutto sia loro dovuto, anche il diritto di insultare, di fare richieste assurde, di essere servite e riverite perché superiori e non perché clienti.
L'arte del venditore è la sopportazione e la pazienza. E del resto certa gente, più la tratti male e più torna, quindi conviene mettersi l'animo in pace.
Verso metà mattina arrivano i clienti di tutti i giorni, con le loro consuetudini, che ormai conosciamo a perfezione.
Maria Pia cerca per tutto il negozio la roba più andante da avere a poco. Mentre gli altri scartano con cura la roba marcia, lei scarta con cura la roba sana. Poi poggia un sacchetto sul banco, tra le cose di un altro cliente, uno sulle patate, uno su uno scaffale, uno accanto al frigo, tant'è che mettere insieme la sua spesa per farle il conto è una vera impresa e talvolta mi trovo a rincorrere a destra e a sinistra i clienti che escono dal negozio, per recuperare dai loro sacchetti le arance o le mele di Maria Pia ("Stamani è tutto un correre!" dice Pierpaolo con un sorrisetto tra il comico e il disperato per scusarsi dei vari inconvenienti). Intanto Maria Pia, dopo aver fumato una sigarettina sul retro del negozio, carica la bici di una ventina di sacchetti e a volte anche della nipotina Alice e se ne va a casa, non prima di avermi urlato da fuori: "Oh bimba, mi sono dimenticata le uova, me le porti? Segnamele, te le pago domani!".
I personaggi più spassosi sono i rifornitori che vengono a portarci con i loro camion, camioncini, apini vari frutta, verdura, confezioni d'acqua e prodotti di ogni tipo. La discussioncina quotidiana è assicurata e così la telefonatine di rimprovero ai mandanti: "Cocca, mi hai dato un prezzemolo che era più giallo che verde! 'Io caro, guarda un po' se domani mi fai un regalino!"; "Allora, questo latte biologico quando si vede?"; "Che razza di fagiolini mi hai portato? fanno parecchio schifo!". "Oh, ma vi siete sbagliati con l'ordine! Qui non se n'ha proprio verso. Ma dove li trovi i ragazzi? Sono uno più sonato di quell'altro!". "Le barbe che ti avevo chiesto, che hai fatto, le hai mangiate?"…
Quando da lontano si vede arrivare la signora Fosca, tutti scappano: Bortolo va a fare qualche consegna urgente, i clienti affrettano le loro compere, Pierpaolo scuote la testa col solito tipo di sorrisetto ed io mi rassegno: per i prossimi quaranta minuti saprò cosa fare! La signora Fosca è affetta da una simpatica forma di dimenticanza cronica. Entra nel negozio svampita e subito mette in atto la prima scenetta. Incontra una sua amica piuttosto anziana e magra, dal carnato chiaro chiaro e, felice di vederla, intende farle un bellissimo complimento di cuore, ma il risultato è una frase di questo tipo: "Oh, quanto tempo, ma lei si mantiene benissimo, è proprio imbalsamata!". Nel negozio scoppia una risata generale: c'è chi ride sotto i baffi, chi si nasconde con la mano. L'amica di Fosca se ne va imbarazzata, io, che cerco di essere seria, mi sento scendere dei lacrimoni di risata incombente dagli occhi e Pierpaolo toglie dal suo sorrisetto la metà disperata con un salto improvviso verso il comico integrale. Inconsapevole della sua gaffe, la signora Fosca inizia il lungo itinerario della sua spesa giornaliera: per poter cominciare, bisogna cercare il foglietto promemoria nella borsa: infatti un promemoria, per fare la sua funzione, deve prima essere trovato! Finalmente affrontiamo la lettura dell'elenco.
Primo punto: un pezzetto di pane. Mi fa vedere il foglietto, c'è scritto per l'esattezza: "Pane (poco)". Infatti per ricordarsi che abita da sola e ha bisogno di poco pane, la signora Fosca deve scriverlo! Così riesco talvolta grazie a lei a levare di giro persino l' angolino del signor Fausto o la mezza ciabattina che lascia sempre un'altra cliente. Praticamente ne vuole una fetta!
Si passa poi all'insalata. Tutti i giorni devo indicare alla signora la posizione dell'insalata (che, per altro è sempre la solita!), perché altrimenti gira lo sguardo per minuti e minuti sperso nel vuoto in cerca del reparto interessato. Quando le faccio vedere i vari tipi, tutti quelli che la conoscono nel negozio pronunciano in coro con lei una delle frasi tormentone, che ci ripete ogni giorno: "Prendo la pesciatina, perché mio marito era di Pescia". Inizia così la fase dei ricordi: la giovinezza passata a Pistoia, con la festa di S. Iacopo e le giostre, che loro chiamavano i divertimenti! E la frutta rubata con le bande di amici sugli alberi, nei campi, ma a lei non piaceva, perché la frutta acerba non le è mai piaciuta… Si arriva così come attraverso un album di fotografie (che riporta ogni volta che lo guardi le stesse, poche immagini, che il flash per sbaglio ha immortalato una volta) al matrimonio e alla figlia, la cui suocera, a suo dire, non si rinviene gran che e fatica a riconoscere cose e persone (da che pulpito viene la predica!) e dopo un lungo cammino torniamo alla nostra spesa. Il ritorno al presente è accompagnato dalla frase di rito: "Ma certo non ho nulla fame!". I clienti lanciano uno sguardo furtivo alle fattezze del suo corpo, su cui non si scorgono tracce di deperimento e dunque ci avviciniamo al terzo punto della lista:
La frutta, qualsiasi, purché sia matura, o per meglio dire, assolutamente sfatta. Nel frattempo che cerco ciò che fa al caso della signora Fosca, la perdo nei meandri del negozio: "Ma queste- dice osservando una vaschetta di melanzane sott'olio- sono lasagne?". Poi, se i suoi occhi incontrano per coincidenza una foglia di basilico, lì finisce la sua esplorazione: "Oh, bellino, come mi piace il basilico! Ma ce l'ha anche da piantare?". Ne prende un mazzetto e lo poggia sul banco e, vedendolo pieno dei sacchetti di qualche altro cliente, entra in crisi: "Ma questa è roba mia? Ma dov'è la mia roba? Ma il pane l'ho preso? Ma, mi scusi, io cosa ho preso?". Una risposta non basta alle sue domande, perché mi chiederà almeno venti volte se il pane l'ha preso e che insalata ha preso, prima di passare al 4° punto dell'elenco:
Una bottiglia d'acqua. Non appena la trasferisco dallo scaffale alla sua busta, vedo il suo sguardo titubante (nel frattempo si è fatta abbondantemente l'una!): "Certo, se poi casco, non so mica se ce la faccio, lei me la può allungare? Prima però devo andare dal macellaio di fronte". Il macellaio ha già a quell'ora mezza saracinesca chiusa. La vedremo uscire col suo sacchetto di prosciutto cotto circa venti minuti dopo, con tutta calma e, mentre il macellaio tenta di completare la chiusura del negozio, continua a parlare a lui o al vento. Solo qualche parola ci arriva da lontano: la festa di S.Iacopo a Pistoia e i divertimenti… Com'è piccola la nostra vita, mi viene da pensare, fatta di piccole cose importanti: il tempo può cancellare tutto dalla nostra mente e spazzare via le tracce della nostra storia, ma la mente conserva indelebile la memoria delle cose più semplici, come se esse bastassero, in fondo, a descrivere il mistero di ciò che siamo e di ciò che siamo stati.
Nel corso della mattinata, a rendere più vivace, meno uguale una giornata alle altre, subentrano:
i nostri errori: resti sbagliati, scambi di persona ("Come, signora Sesamo, non aveva ordinato lei la spesa stamattina? Oddio, era la signora Paoletti! Mi scusi tanto…"), conti che non tornano, dimenticanze da rimediare in qualche modo, sacchetti che hanno perso i loro padroni, 6 zucchini che diventano 6 succhini di frutta a causa del dialetto romagnolo di Ermanna, insomma, di tutto un po', soprattutto quando il negozio è pieno di gente: uno ti rimprovera da una parte ("Le mele, Pierpaolo, non si potevano mangiare!"), uno pretende dall'altra ("Il melone deve essere assolutamente buono!", come se noi ci fossimo dentro!) e poi tutti hanno terribilmente fretta! In compenso ci sono anche i regalini per i clienti, i pensierini gentili, i piccoli favori per venire incontro alle esigenze della gente. A Natale si fanno i cesti personalizzati e quest'anno Matilde ha preparato un pacchettino omaggio per ciascuno con una cialda artigianale fatta da lei… Insomma, periodicamente ci facciamo perdonare dei guai che combiniamo di tanto in tanto.
gli eventi imprevisti di "cronaca del quartiere", che ci mettono a parte di ciò che succede intorno a noi, lungo la via, nelle case vicine, nella realtà quotidiana delle famiglie: la vita che nasce o che si spenge in qualche palazzo del vicinato, un uccellino che cade dal nido, un incidente, una malattia, l'inizio di una gravidanza, un litigio tra fidanzati in mezzo alla strada o tra condomini per il posto macchina, oppure… che so, ad esempio la vulcanica signora Leonelli, che, uscendo dalla stradina dietro il negozio senza dare il benché minimo sguardo alla sua sinistra, investe un motorino e perde così momentaneamente il diritto alla guida! Ma di certo non se ne fa un cruccio: lei usa le gambe (per camminare, per ballare, per nuotare) e con il suo terremoto di carattere sfida gli ostacoli dell'età e della vita! Che le serve la macchina? O meglio, viene da chiedersi: chi le ha dato la patente? Poco dopo l'incidente, era lì a prenderci affettuosamente in giro come al solito: "Sei caro assatanato! Spendo meno da Salgari, il gioielliere!".
Con alcune persone abbiamo instaurato un'amicizia particolare e la loro puntigliosità noiosa nel comprare ormai ci fa quasi piacevolmente compagnia. Talvolta chiama la moglie di Nello:
"O Paolo, è venuto o no quell'ometto?".
"Chi sarebbe quell'ometto, signora?"
"Come chi sarebbe! Quell'ometto, voglio dire quel vecchietto mezzo rincoglionito, il mi' marito, è venuto? Insomma, quando ariva, digli che compri gli erbi cotti":
E infatti poco dopo ecco "quell'ometto" in bicicletta, con la lista della spesa preparata dalla moglie:
"O Paolo, non ha mica chiamato la tigre? La mi' moglie, voglio dire la tigre, mi cercava? Quella pensa che tutti i giorni casco di bicicletta. Te non lo sai quanti anni è che la sopporto io. Non ti sposare, Paolo, ascoltimi me! Via su, Alessandra, servimi, che i discorsi li porta via il vento!". La lista più o meno è sempre la solita: 7 zucchini piccoli col fiore, 5 mele stayman rugginose, i pomodori gencara ben duri, due mazzetti di radicchio, gli erbi cotti, la salvia e il rosmarino… La difficoltà non è indovinare la spesa, ma accontentare i gusti: i pomodori devono essere ispezionati uno ad uno nella loro durezza e così gli zucchini nella loro piccolezza… Nello è davvero affezionato a Pierpaolo e ogni giorno si fanno una chiacchieratina su qualche evento di mondo: "O Nello, ma quella donnetta che è venuta ieri com'era bella! E lo sai cosa mi ha chiesto? Due bicchieri di plastica, perché era sola col su' marito a cena e nessuno dei due aveva voglia di lavare. Ha detto che, se non c'è il su' figliolo, neanche si parlano loro due! Ma io i bicchieri di plastica non li tengo, son contrario, è uno spreco, non ti sembra?".
"O che dici, non sapevino lava' du' bicchieri? E poi non si parlino neppure. Io e la tigre, almeno, qualcosa da dire si rimedia sempre, si litiga a giornate! Eh, o Paolo, è così il mondo! Ma l'hai vista la partita? Non ci siamo via, non sanno più fare a giocare questi giovani! Via, vado via, statemi bene…".
Un altro soggetto simpaticone è un contadino che viene sempre al negozio di malincuore, quando nel suo orto personale qualche prodotto non ha avuto buon frutto:
"Allora, che fai? Stai attento a quel che fai che fra poco c'ho i pomi de' mii e ti saluto, amico!".
"Speriamo che ti marciscano tutti di corsa!"
"Sì, bona, un mi marciscino no, che ti credi!"
Si dichiara berlusconiano convinto (perché di certo l'interesse dei piccoli e grandi impresari sarà quello di tutelare i contadini nel loro orticello…!): "E' tutta colpa di voi altri comunisti, che avete rovinato l'Italia! 'Io boia, meno male che ora si respira… 'Io maiale, dammi le patate, vai, ma bada a quel che fai, amico!".
Se ad un tratto qualcuno di noi inizia ad urlare per telefono o in faccia ad un cliente, puoi intuire che si tratta di un problemino di sordità e dell'orgoglio di qualche persona anziana che si ostina a non portare l'apparecchio auricolare :
"Signora, sono sempre buone le pere?" chiede per telefono la Melli.
"No, non ci sono le pere, oggi!"
"Va bene, signora, allora me ne porta un Kg!"
"No, signora…", ma, ahimè, ha già tirato giù la cornetta!
Così salgo le scale della sua casa, dopo aver suonato ripetutamente il campanello e cerco di spiegarle che non c'erano le pere, ma la signora Melli è presa da altri problemi: "Signora, me le apre le bottiglie d'acqua che sono sul tavolo in cucina?… Me la porta giù la spazzatura, che io non posso camminare?… Ma lo conosce un falegname per questo tavolo che balla? Come dice? Ah, basta un po' di carta sotto i gambi, ma lei me la può mettere? Sono una buona cliente, io! Mi piace tenere tutto in casa.".
Sono tante e tante ancora le persone che potrei ricordare: c'è Marcella, con le sue caviglie sottilissime che casca o si fa male un giorno sì e l'altro pure e ciò nonostante è sempre lì con le sue buste caricate sulla bici a girare per il quartiere; c'è il piccolo Bernardo, che entra nel negozio con la sua manina aperta, su cui corro volentieri a posare il consueto ovino di cioccolata, per ricevere in cambio un bel sorriso; c'è la signora Caraccioli, con i suoi due cagnolini Birba e Barby, che si danno dei bacini amorosi, come dei veri fidanzatini; c'è la D'Antonio, che, per quanto zoppicante, riesce a portare fino a quattro bottiglie d'acqua, grazie ad una grossa borsa della spesa dotata di ruote; ci sono le battutine semiconsapevoli del dottor Adamo: "Quanta verdura cotta, Dottore?" "Dammene un paio di palle!"; c'è Arulama, una ragazza dello Sri Lanka, che si prende cura con amore dell'anziana signora per cui presta servizio e fa la spesa per lei, facendosi aiutare dal marito, quando si tratta di portare le confezioni d'acqua. A volte la incontro il pomeriggio a passeggio con la signora, a braccetto per la strada o in un bar e penso che mi basterebbe invecchiare così: accanto ad una persona onesta, che sappia spezzare con la sua gentilezza premurosa il senso di solitudine che la vita ci lascia di solito, prima di abbandonarci per sempre.
E ancora: c'è l'effervescente signora ligure dai capelli arancioni, che ci riempie il negozio delle sue battute in dialetto: "Perché prendi quei guantini per il pane, Pierpaolo? Che ci fai? Una visita ginecologica? Dammi qualcheduna di queste albicocche: quelle che m'hai dato ieri facevano schifo! Ma che m'hai messo, mamma mia, fammelo bene il conto che stai a fare un gran casino!".
C'è Genovina, bidella in pensione, con il suo senso del risparmio e i sacchetti riciclati, con le sue tradizioni all'antica e i suoi rimproveri gentili: "Che hai fatto? Ti si sono rimpicciniti i barattoli?" chiede, per sottintendere cortesemente che ha notato qualche aumento di prezzi; e poi Lilly e la sua casetta piena di lamenti, acciacchi, disgrazie…
Clodia, originaria di Caserta, viene tardi, insieme alle due bambine, Annetta e Lucia, che la aiutano a portare la spesa con le loro biciclettine. Interpreta il rapporto venditore-cliente al modo allegro e chiassone del suo paese, come un accordo da contrattare continuamente. Ad ogni prezzo che si dica, c'è sempre un'esclamazione: "Ehhhh! E ch'è! Così cari li fai?" e così inizia la contrattazione:
"€2,50!"
"Non puoi fare €2?"
"No, no, come faccio, le pago io a quel prezzo!"
"E dai, mamma mia!"
"Via su, €2,20 al Kg, vai! Li levo di giro!"
"E questi, che fussero? Limoni?"
"Non proprio, sono limes, per fare i liquori. Li vuoi sentire?"
"Ma va', va', che me ne faccio dei limi!".
In tal modo funziona più o meno la giornata all'Ortofrutta, in questo spaccato di umanità bizzarra e perciò autentica…



Alessandra Altamura, nata il 30/11/1973, vive a Lucca. Laureata in lettere classiche e abilitata all'insegnamento di materie letterarie, latino e greco, dopo aver attraversato diverse esperienze professionali (come commessa in un negozio di ortofrutta, come educatrice di minori a rischio per una cooperativa sociale, come istruttrice di pattinaggio artistico per una società sportiva), sta svolgendo attualmente una supplenza annuale in due scuole superiori di Lucca. Scrive per passione favole per bambini, racconti, romanzi brevi.



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