IN LIMINE


Roberto Miele

Dove lo scriba mallea con un occhio
domande elise e rostra quale specchio
in cui la forma reputa la tomba,
per quanto la pupilla allenti l'ombra
e muri la distanza e senza chiave
la toppa della pagina che manca,
rimane nella pagina che manca
schiuso, alla perfine, con un occhio-
e mura la distanza e senza chiave
quelle domande tese quale specchio,
per quanto la pupilla allenti l'ombra
in cui la forma reputa la tomba.
Dunque, la forma reputa la tomba,
la toppa della pagina che manca,
per quanto la pupilla allenti l'ombra-
tace lo scriba, incalcina d'occhio
alle domande tese quale specchio-
ché mura la distanza e senza chiave.
Multivaga distanza e senza chiave
quando la forma reputa la tomba
delle domande nude quale specchio-
conservane la pagina che manca
come se l'orma fosse il solo occhio,
per quanto la pupilla allenti l'ombra.
Se poi la luce non tramasse l'ombra
e mura la distanza e senza chiave,
scrutando nel paesaggio con un occhio
vedrei la forma orfana di tomba,
la toppa della pagina che manca
alle domande tese quale specchio.
E le domande tese quale specchio,
per quanto la pupilla allenti l'ombra,
saranno quella pagina che manca,
non fosse la distanza senza chiave,
ramogna della forma nella tomba-
nulla conserva l'iride dell'occhio.
Perché nell'occhio teso quale specchio,
con questa tomba di cui vedo l'ombra,
giro la chiave, ma la toppa manca.






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