Martedì 16 luglio - pomeriggio - Editoria on-line

Interventi di Julio Monteiro Martins, Mia Lecomte, Amor Dekhis, Anilda Ibrahimi, Andrea Sirotti.

Julio Monteiro Martins - Tornando al tema dell'editoria italiana e delle sue distorsioni, volevo aggiungere due osservazioni. La prima riguarda il culto al romanzo, come unico genere richiesto. Quando si mette in dubbio questa preferenza del romanzo, la risposta è sempre che il lettore preferisce leggere un romanzo piuttosto che racconti. Ma non credo che questo sia vero, ci sono tantissimi autori come Borges, Cortazar, Poe, Carver e altri, che hanno scritto praticamente solo racconti e sono sempre stati ben accettati dal pubblico italiano.
Ogni volta che si vuole stabilire una gerarchia tra i genere letterari, secondo me, si cade sempre in errore.
Anche quando si dice che il racconto è più importante del romanzo. Cortazar in un suo testo Del racconto breve e dintorni, pubblicato nel primo numero della rivista Sagarana, racconta che la scelta del genere letterario è legata al carattere dell'autore, alla sua natura espressiva. Il cosiddetto respiro di un testo narrativo è una sorta di distenzione ideale per ogni diverso tipo di autore. Ognuno crea arte, o non riesce a crearla, nella lunghezza che gli è più congeniale. Questo mi sembra abbastanza ovvio, però non lo si legge mai, le discussioni vertono sempre a favore o contro il racconto breve.
Succede che il peso istuzionale del romanzo nell' industria editoriale è così forte, che sembrano esistere due modalità di arte diverse. Mi sembra una situazione di violenza stilistica, ovvero scrivere per forza un romanzo per essere pubblicati, anche quando questo non è un genere congeniale ad uno scrittore.
E questo l'ho sperimentato sulla mia pelle, perché tutti mi chiedono se sto scrivendo un romanzo, o quando pubblicherò il mio primo romanzo, come a dire: quando crescerai e diventerai uno scrittore maturo. Oggigiorno, dopo quasi trent'anni di vita letteraria, ho scoperto che il racconto breve è un genere che mi è più congeniale.
La seconda riflessione riguarda l'editoria on-line per una possibile alternativa ad un mercato editoriale asfissiante. Credo che sarà proprio così. Noi della Sagarana stiamo organizzando il primo convegno italiano della letteratura on-line, per l'inizio del prossimo anno, riunendo a Lucca i direttori dei principali siti che si occupano di letteratura.
La rivista letteraria Sagarana ha oggi, in media, trecento visite di lettori al giorno. Credo sia difficile trovare una rivista cartacea che venda e sia letta da trecento persone al giorno, e questo anche a causa della distribuzione. Solo poche librerie della Feltrinelli, in Italia, possono ospitare belle riviste letterarie. Per questo non ho mai pensato all'ipotesi di fare della rivista Sagarana, una rivista cartacea, in primo luogo perché è molto più democratica in quanto gratis, e in secondo luogo perché arriva dappertutto, anche nel più piccolo villaggio della Sardegna, senza che la persona sia costretta ad andare alla Feltrinelli di Sassari. Forse il problema da risolvere è quello del copyright.
La bellezza della rivista on-line è data anche dalla facilità con cui vengono scambiati gli originali, e poi si possono avere scambi di opinioni con il lettore. Tutto l'ambiente letterario è fortemente agilizzato.

Mia Lecomte - Ma ancora non sono allo stesso livello nella coscienza dei lettori.

Andrea Sirotti - La qualità della veste grafica in Internet spesso non corrisponde alla qualità dei contenuti, è difficile anche selezionare questo. La qualità grafica di un sito può essere del fumo negli occhi.

Mia Lecomte - C'è anche una certa diffidenza data dall'accessibilità al mezzo. Alcuni poeti italiani, ad esempio Marina Corona, a cui avevo chiesto dei testi inediti per Sagarana, quando hanno saputo che la rivista era virtuale hanno preferito non pubblicarli, perché non si fidavano.

Julio Monteiro Martins - Questo meccanismo di pagare gli autori con una percentuale sulle vendite a posteriori tenderà a scomparire, perché si dovrebbe pagare un forfait e poi entrambi, autore e scrittore, sono liberi da contratti. Oggigiorno siamo in una fase intermedia perché la vera negoziazione degli autori con le case editrici, una volta che tutti si rendono conto che i resoconti delle percentuali non avvengono onestamente, la negoziazione vera viene fatta sull'anticipo dei dirittti d'autore, che mi sembra già una forma di pagamento a forfait. Questo metterà allo stesso livello pubblicazioni cartacee e on-line. Anche per un autore è meglio.

Andrea Sirotti - L'autore credo sia affezionato alla scommessa delle sue vendite. Poi credo sia difficile per lui negoziare il prezzo con l'editore.

Julio Monteiro Martins - Ma il forfait si utilizza nel cinema, quando si comprano i diritti d'autore di un libro per farne un'opera cinematografica.

Mia Lecomte - Anche lì c'è una doppia modalità. L'autore di solito cerca di farsi inserire come autore del soggetto o della sceneggiatura o come co-sceneggiatore, perché sono soldi in più che entrano. O si pattuisce da principio una certa cifra, oppure è difficile che uno si faccia liquidare in una volta sola, non conviene.

Andrea Sirotti - Probabilmente si arriverà ad un doppio canale, perché non credo che un autore rinuncerebbe al copyright di Internet.

Mia Lecomte - Bisognerebbe trovare un sistema di gettonamento degli scrittori: se tu vai in Internet e vuoi leggere un determinato autore paghi.

Julio Monteiro Martins- Non credo funzionerebbe, nessuno vuole pagare. Qui non c'è la cultura di pagare per usufruire di un servizio. Negli Stati Uniti c'è una cultura decennale di acquisti per catalogo, internet è solo un altro catalogo on-line.
Il futuro sarà gestire la crescita del mondo virtuale, non si può tornare indietro.

Andrea Sirotti - Penso che l'idea di fare un convegno della letteratura on-line sia splendida. Tutti si saranno già posti questi problemi, e sarebbe la prima occasione di confronto, come regolamentare, e se regolamentare la creatività nella rete.

Julio Monteiro Martins- Dall'uscita del numero sette e otto della rivista Sagarana, mi sono reso conto che la forma cambia anche il contenuto. Nella sessione "Dicas", ovvero "dritte" culturali ospitate nella rivista, ci sono pagine e pagine di aneddoti che se le mettessimo insieme su carta, verrebbe fuori un papiro di più di due metri! Il fatto di non dover voltare sempre pagina ma, semplicemente, scrorrere con il mouse, influenza il modo di leggere.
Poiché la lettura su video è faticosa, ho scelto di mettere sotto il titolo di ogni testo, un piccolo sommario del contenuto dell'articolo, fatto che non avviene quando si legge su una rivista cartacea.

Mia Lecomte - Proprio per tutti questi motivi mi chiedo se per la letteratura della migrazione Internet non sia il canale editoriale più adatto, anche perché l'intertestualità è più evidente di quanto non sia in quella cartacea, c'è facilmente la possibilità di intraprendere più percorsi. Clicchi e vai alla biografia, o alla seconda lingua. Puoi avere elementi sul paese d'origine, ecc.

Andrea Sirotti - L'unica mia perplessità è il vero apprezzamento della letteratura in sé e per sé. Sono stati fatti dei sondaggi in cui si dice che le riviste on-line non vengono lette, o per lo meno, non vengono lette integralmente, come lo si farebbe con le riviste cartacee. Quando io apro Sagarana, molto spesso sono attratto dai titolini, dal nome dell'autore, e magari mi stampo l'articolo che mi interessa, per leggermelo poi con più calma. Quindi mi chiedo se tutti i vantaggi del mezzo e dell'intertestualità non corrispondano poi ad una scarsa profondità.

Julio Monteiro Martins - Forse questo sondaggio dice una cosa vera e i tuoi dubbi sono fondati, ma un romanzo è un libro che si legge dalla prima all'ultima pagina, ma una rivista no; io vedo la rivista come una vetrina, ognuno sceglie quello che vuole. Nessuno chiede ad una rivista on-line di essere letta dalla prima all'ultima pagina. Quello che volevo fare io era presentare al lettore una vasta e bella vetrina di opzioni.

Andrea Sirotti - Quindi possono coesistere le due cose. Tu presenti varie opzioni e anche autori di grido e poi il lettore va a comprarsi il libro.

Mia Lecomte - Sì. Anche nel caso della letteratura della migrazione, si eviterebbe l'esclusione del pubblico del paese d'origine. Per esempio Anilda potrebbe pubblicare in italiano e poi offrire un percorso anche in albanese, che può essere visitato anche dagli albanesi. Si metterebbe una toppa al famoso tradimento! Con una rivista cartacea come fai a dare questa possibilità?

Julio Monteiro Martins - Io trovo straordinario che Eugenia Mazza, una volta tornata nel Winsconsin, dove vive e studia, possa continuare ad accompagnare la letteratura della migrazione, senza la minima difficoltà, senza chiedere fotocopie, originali dei libri ecc.
L'atteggiamento spesso sprezzante riguardo a questo mezzo riflette la difficoltà della modernizzazione della menti, mi sembra anche un atteggiamento fortemente elitario, non piace pensare che qualsiasi sconosciuto possa avere un sito suo senza che ci sia un'autorizzazione dell'ambiente culturale italiano.

Mia Lecomte - Però è anche vero che un certo controllo qualitativo non c'è. Ci sono tante riviste di scarsa qualità che se fossere cartacee, nessuno avrebbe il coraggio di farle e non troverebbe nemmeno i fondi per farle.

Julio Monteiro Martins - Ma non siamo costretti a leggerle. In tutte le cose della vita ci sono prodotti di scarsa e ottima qualità, uno sceglie.

Mia Lecomte - Però in Internet non c'è una guida che ti aiuti a scegliere.

Julio Monteiro Martins - Ma è quello che stiamo cominciando a fare noi qui, una guida, un marchio di qualità.
Anche per evitare le innumerevoli bufale. Ogni mese ricevo notizie che il Congresso brasiliano ha deciso di abbattere la foresta amazzonica, che sono notizie di una assurdità mostruosa, oppure dei gattini bonsai dentre le bottiglie, o pubblicità pornografica, testamenti finti di Garcia Márquez, ecc. Sono effetti collaterali dell'immensa libertà che concede questo mezzo. E' vero, vanno gestiti, ma va bene così perchè in una dittatura artistica ed elitaria non ci sono questi problemi, ma ce ne sono altri ben più gravi.
Ho un sogno riguardo ad Internet: con la mia rivista vorrei creare un albero, che producesse un'alternativa intelligente alla programmazione televisiva. Per esempio, invece di passare una domenica pomeriggio di pioggia davanti al televisore, me ne starei tre, quattro ore di fronte al computer in una sorta di luna park dell'intelligenza.

Andrea Sirotti - Ti rincoglionisci lo stesso, ma impari un sacco di cose!
Resto comunque affascinato dalla possibilità di mettere insieme tante cose, tanti percorsi, forse la qualità di una rivista sta proprio nella capacità di mettere in relazione intelligentemente varie strade, che con i libri e la televisione non possiamo aprire.

Amor Dekhis - Fino a cinque anni fa non accadeva niente di tutto questo. Per quanto riguarda la ricerca di informazioni, non c'è niente di più straordinario. Poi a forza di navigare, noi stessi impariamo a selezionare i siti seri.

Julio Monteiro Martins - Nella rivista ho aggiunto in fondo a certi articoli, anche siti di riviste straniere che meglio approfondiscono quell'argomento, creando proprio le ramificazioni di un albero.
Un altro aneddoto sui piccoli miracoli di Internet, è che ci sono delle persone che contribuiscono alla rivista, mandando articoli interessanti. Una in particolare, è una scrittrice africana e da mesi mi invia testi che pubblico regolarmente: in quest'ultimo numero c'è un brano di un romanzo di uno scrittore indiano. Recentemente un amico mi ha chiesto dove viveva questa scrittrice, e io non lo sapevo, non so nulla di lei. È completamente irrilevante. È un mondo nuovo, un'altra forma di identità che è costruita a partire dai tuoi interessi. Internet sta creando un'altra modalità del sociale.
Per i giovani scrittori Internet può essere una culla, le loro prime pubblicazioni, il loro primo battesimo di fuoco.

Mia Lecomte - Questo c'è già, ma purtroppo senza criterio.

Julio Monteiro Martins - La sessione "Vento nuovo" della Sagarana è fatta per questo, anche se pubblico un venti per cento dei testi che mi arrivano, solo i migliori. Per dare un esempio, sulla rivista numero quattro, ho pubblicato un racconto di un ragazzo di ventanni Danzio Bonavia, di Imperia. Il racconto parlava di un gruppo di ragazzi graffittari che di notte scendono nelle metropolitane. Lui stesso fa graffiti, e così il gergo che usa è molto interessante, molto attuale, è un linguaggio nuovo.
Comunque la rivista è divisa in tre sessioni, dove si possono leggere classici della letteratura, scrittori contemporanei e poi anche le giovani proposte.

Nella foto: Andrea Sirotti, Amor Dekhis e Eugenia Mazza