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Sagarana VRINDAVAN, O LA CITTà DELLE VEDOVE


Arabella Salaberry


VRINDAVAN, O LA CITTà DELLE VEDOVE



 

C’è una città perduta
dove le ombre si vestono da donna
e le donne sono solo ombre trascinate dal vento
 
C’è una città che le raccoglie
 
Questa città è Vrindavan
E loro sono le vedove di Vrindavan
 
Sono le vedove le streghe le fattucchiere le vedove
di bianco di triste di amaro
le postergate per aver perduto il proprio uomo
 
I loro gemiti salgono dagli angoli
inondano la città di Vrindavan
Da prima dell’alba
fino all’incandescenza che precede la luna
 
Non si vedono
invisibili non esistono
perché donna sola è solo ombra
e noi non sfioriamo la loro ombra
affinché la loro ombra non ci sfiori
perché perfino la loro ombra è disgrazia
 
Il loro cadavere cadrà nell’annuncio del disprezzo
divorato dai cani
pulito dagli avvoltoi
fino all’ultimo osso
 
Restano allora carcerate della vita
nel ritratto orrendo dell’abbandono
Sopravvivono non vivono
mentre chiedono a Krishna
il balsamo della morte
 
Un rintocco di bastoni
ogni sera annuncia il loro ritorno
nell’angolo dell’amnesia
 
Nella città delle vedove
nella città di Vrindavan
 
                                               (Introduzione e traduzione a cura di Tomaso Pieragnolo)
 
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In lingua originale:
 
VRINDAVAN, O LA CIUDAD DE LAS VIUDAS
 
Arabella Salaberry
 
 
 
 
Hay una ciudad perdida
en donde las sombras se visten de mujer
y las mujeres son sólo sombras arrastradas por el viento

Hay una ciudad que las recoge

Esa ciudad es Vrindavan
Y ellas las viudas de Vrindavan

Son las viudas las brujas las hechiceras las viudas
de blanco de triste de amargo
las postergadas por haber perdido a su hombre

Sus plañidos salen de rincones
inundan la ciudad de Vrindavan
Desde antes del alba
hasta la incandescencia que antecede a la luna

No se ven
invisibles no existen
porque mujer sola es solo sombra
y no rocemos su sombra
que su sombra no nos roce
porque hasta su sombra es desgracia

Su cadáver caerá en el aviso del desprecio
devorado por perros
limpiado hasta el último hueso
por pájaros carroñeros

Quedan entonces detenidas de la vida
en el dibujo horrendo del abandono
Sobreviven no viven
mientras piden a Krishna
el bálsamo de la muerte

Un repiqueteo de bastones
anuncia cada tarde su regreso
al rincón de la amnesia

En la ciudad de las viudas
en la ciudad de Vrindavan




Arabella Salaberry
Arabella Salaverry, costaricana, poetessa e attrice, ha studiato Arte Drammatica, Filologia e Teatro in diverse università latinoamericane (Messico, Venezuela, Guatemala e Costa Rica) ed ha partecipato come attrice protagonista e di cast in più di quaranta produzioni soprattutto teatrali. Ha lavorato nella produzione di radio, cinema e televisione. Dirige laboratori letterari e di comunicazione. Attualmente è presidente della Asociación Costarricense de Escritoras e componente del gruppo Yolanda Oreamuno de Gestión Cultural. I suoi versi sono stati pubblicati in quotidiani e riviste di Costa Rica, Messico, Spagna; Tra i suoi libri ricordiamo “Arborescencias”, per il Programma di Sviluppo della Lettura del Ministerio de Cultura, Juventud y Deportes nel 1999 ; “Breviario del deseo esquivo”, Editorial Costa Rica, nel 2005; “Continuidad del Aire” Editorial de la Universidad de Costa Rica nel 2008; “Chicas Malas” Editorial Uruk nel 2009. La poesia di Arabella Salaberry, spesso dedita all’impegno sociale e a evidenziare le problematiche femminili, risente opportunamente della sua professione di attrice teatrale, prediligendo una costruzione spesso ricca di anafore e situazioni corali che la rendono molto adatta alla recitazione e alla rappresentazione.




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