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Sagarana LA CREATURA


Mara Masolini


 

Bruna si rigirò per l’ennesima volta nel letto e accese la luce. La sveglia sul comodino segnava le tre e lei non era riuscita ad addormentarsi. Al suo fianco Mauro russava che sembrava una locomotiva.
Bruna si alzò e andò in cucina. Si versò un bicchiere d’acqua, con il bicchiere d’acqua in mano si avvicinò al calendario sulla parete. Era il 18 ottobre…..Fra una settimana tutto sarebbe finito. Ma come sarebbe finito ? Quel suo stato di paura, di angoscia durava ormai da mesi, da poco dopo che Adele, la sua unica figlia, le aveva detto di essere incinta. Bruna ne era stata felice: Adele aveva 28 anni ed era sposata da due, era giusto il tempo per lei di diventare madre.
Pochi giorni dopo era cominciata la sua paura, che era andata crescendo, si era consolidata con il passare delle settimane e dei mesi e ormai non la faceva più vivere, le toglieva il respiro.
Bruna non avrebbe saputo dire cos’era stato ad innescare in lei quella spirale d’angoscia. Forse era stata la notizia che aveva ascoltato ad un telegiornale di un bambino nato con due teste. Ricordava che Mauro aveva commentato : “ Non decideranno davvero di amputargli una testa”
O forse era stata quella frase con cui se ne era uscita Carmela, un sua vecchia amica, quando, mentre stavano parlando di gravidanze, di come vengono seguite le gravidanze al giorno d’oggi., lei aveva detto : “ Eh, d’accordo che ora si fa l’ecografia e ci sono tutti quegli esami che non so nemmeno come si chiamano… ma secondo me finché non nascono non si sa cosa viene fuori, non si può essere sicuri di come saranno” Quel “ Finché non nascono non si sa cosa viene fuori “ le era risuonato a lungo nella testa, era come se qualcuno glielo ripetesse nei momenti più impensati : quando aveva davanti a sé Adele che le parlava delle nausee, quando stappava una bottiglia o apriva una scatola, quando vedeva attraversarle la strada un gatto nero, quando stava per addormentarsi…..
Poi Bruna aveva cominciato a fare quei sogni, sogni nei quali lei veniva invitata da una voce – e ora si trattava di una voce suadente, gentile, ora di una voce tagliente, rabbiosa – ad entrare, o in una casa, o in una grotta, o in una capanna . “ Vieni avanti Bruna, su , entra….Vieni a vedere….” la invitava ogni volta la voce. E lei, aperta la porta o varcato l’antro, si ritrovava davanti Adele, sempre vestita in abiti sontuosi, splendidamente abbigliata, che stringeva fra le braccia un neonato dalla testa enorme e dalla faccia mostruosa : con gli occhi schizzati in fuori, un buco al posto del naso, un muso di coniglio al posto della bocca. Adele contemplava con un sorriso radioso quella creatura deforme , la vezzeggiava, le faceva moine ed esortava lei ad avvicinarsi, a prenderla in braccio. “Guarda quant’è bello il tuo nipotino “ le diceva Adele. “Non vuoi stringertelo al cuore? Non hai voglia di cullarlo ?” le chiedeva, e tendeva il neonato verso di lei. Bruna non ce la faceva ad avvicinarsi a quel mostro e fuggiva via urlando. Qualche volta inciampava, cadeva e si ritrovava stesa a terra terrorizzata al pensiero che quella creatura potesse raggiungerla, potesse saltarle addosso. Quei sogni l’avevano bombardata una notte dopo l’altra, per settimane, per mesi. Così che alla fine lei quella creatura mostruosa che le appariva in sogno aveva cominciato a vederla anche da sveglia. Le succedeva quand’era sola in casa   di incontrarla dietro una porta, di scorgerla che schizzava fuori da un armadio o faceva capolino da una finestra E le tendeva le braccine la sciagurata creatura, balbettava qualcosa, qualcosa che a lei sembrava un: “ Nonna, nonnina…”
Anche se Bruna non pensava davvero che il bambino di Adele ( che si sarebbe chiamato Francesco) avrebbe avuto l’aspetto con cui le appariva in sogno ( e anche da sveglia), era andata tuttavia convincendosi che quei sogni e quelle visioni volessero dire qualcosa, volessero avvertirla di qualcosa. Secondo lei volevano dire… che il figlio di Adele sarebbe nato con una qualche imperfezione, e lei pensava ad una imperfezione fisica, a qualcosa di visibile, di evidente. Chissà, forse sarebbe stato focomelico, o storpio, forse… avrebbe avuto un solo occhio…
Bruna era una cattolica osservante , lo era sempre stata, eppure durante quei mesi si ritrovò più volte a sperare che sua figlia non portasse a termine la gravidanza . Sì, sperò anche che qualcuna delle analisi a cui Adele si sottoponeva desse un responso preoccupante, un responso che la inducesse a ricorrere all’aborto...
Con Adele non aveva mai osato accennare alle sue paure, ancor meno ai suoi sogni, la vedeva felice, fiduciosa, serena e non voleva turbarla. Anche di parlarne con Mauro non se l‘era sentita, era sicura che l’avrebbe sgridata : ma come, erano quelli i pensieri da avere mentre stava per diventare nonna?   Dopo qualche esitazione aveva deciso invece di confidare le sue paure a don Mario, il suo confessore. Non ce l’aveva però fatta a descrivergli la creatura che le appariva in sogno e si era mantenuta sul vago accennandogli a sogni che lei riteneva premonitori e che la portavano a preoccuparsi, ad angosciarsi che il bambino che doveva nascere non sarebbe stato normale. Don Mario aveva sorriso comprensivo, l’aveva rassicurata, l’aveva esortata ad aver fede e a pregare, tutto sarebbe andato bene. Ma quando, di lì a poco, Bruna era tornata sull’argomento don Mario l’aveva guardata con compatimento e le aveva detto che doveva rivolgersi ad uno psichiatra, che la sua era una vera ossessione. Bruna si era sentita persa, completamente in balia della sua angoscia. Da  più di una settimana ormai non riusciva a dormire. Non vedeva l’ora che il bambino nascesse e nello stesso tempo aveva paura di quell’evento , continuava a chiedersi come sarebbe stato. Sarebbe stato normale ?
Aveva appena cominciato a piovere quando squillò il telefono. Era Giorgio, il marito di Adele, che le comunicava che Adele era in ospedale, aveva appena partorito. “ È …..è andato tutto bene ?” chiese Bruna. Giorgio, singhiozzando le disse che il bambino era nato morto. E lei non ce la fece a chiedergli se era… normale.




Mara Masolini: Sono nata nel 1955 ,in provincia di Firenze. Ho studiato filosofia, senza mai laurearmi. Dipingo fin da quando ero giovane, Però__________è vero che ho sempre voluto scrivere, e ci ho provato, a più riprese. Ho trovato il master della Sagarana molto utile anche per sbloccarmi.Ora spero di farcela a scrivere, anche se quello che scrivo non mi piace.




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