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Sagarana LA POESIA IPERREALISTICAMENTE DRAMMATICA DI SERGIO SOLDANI


Lorenzo Spurio


LA POESIA IPERREALISTICAMENTE DRAMMATICA DI SERGIO SOLDANI



Sergio Soldani 1, autore ampiamente impegnato nel campo teatrale e recitativo da anni, è anche una voce poetica originale, ricca nei contenuti e che ha un’espressività linguistica talmente efficace da permettere al lettore –sia esso un amante della poesia o no- di percepire la gravità dell’atmosfera delle sue liriche, contro-canto di quell’atmosfera pesante del nostro oggi. Tale gravità alla quale mi riferisco non è una mera somatizzazione di episodi di mestizia che appartengono alla dimensione privata del poeta e che, riattualizzati sulla carta, si rivivificano in maniera dolorosa, quasi acutizzandosi, ma concerne piuttosto il nostro essere parte di un gruppo ossia dar sfogo alle preoccupazioni e dilemmi dell’uomo-poeta quale parte della collettività, della società odierna nella quale è immerso, direi addirittura malvolentieri. Fuoriescono, così, dalle liriche di Soldani personaggi che sono esponenti diversi e diversificati di quel mondo liquido nel quale viviamo e del quale l’autore non manca di sottolineare di volta in volta i vizi, le mancanze, le turpitudini morali e sociali con un’attenzione degna di un grande sociologo. Ed è così che Soldani fa parlare questi personaggi, li fa interagire ed agire, guardandoli spesso da distante, come se l’occhio del poeta si trovasse localizzato dietro uno spioncino di un portone o un pertugio indistinto che dall’alto consente una buona e non vista visuale sulla scena.

Tutti questi elementi consentono di certo di definire la poetica di Soldani, per lo meno quella della sua ultima attività letteraria circoscrivibile attorno alla raccolta Aneddoti (Tracce, Pescara, 2013) come una radiografia dell’incredulità dell’oggi e della mancanza d’autenticità dei sentimenti spesso abnegati alla logica della violenza cieca, del potere, dell’indifferenza, della falsità. Soldani ci consegna una mappatura a tratti agrodolce, più spesso deludente e amara del senso dell’uomo nel suo percorso nel mondo, ma sempre lucida e ragionevole (si parla di dolore e sfiducia, ma se ne rintracciano anche le cause o meglio i prodromi) senza ergersi troppo vistosamente su ciò che narra per trapelare con forme di moralità, insegnamento o reprimenda, sebbene sia abbastanza evidente il sostrato ideologico e critico nei confronti della società che permea l’opera tutta.

Gli uomini, i personaggi di Aneddoti, sono proprio come noi. Sono persone qualunque, gente semplice che vive delle vite modeste, apparentemente tranquille e senza particolari problemi dove, però, spesso s’infiltra, attraverso ai mezzi di comunicazione che fanno da grancassa, la notizia tragica, la tragedia personale che chiamano in causa l’umanità tutta ravvivando quel necessario senso di appartenenza alla collettività e motivando un animo solidaristico o al contrario privativo di influenze di carattere emotivo. In ciò risiede la sgargiante carica poetica di Soldani: cronista attento e sofisticato dei drammi moderni, delle ingiustizie, cittadino stanco delle iniquità e delle forme di potere al quale di continuo è sottoposto. C’è in tutto ciò una grande mimica dei personaggi che quasi ce li figuriamo come se si muovessero su un palco lentamente, per lasciare l’occhio di bue e poi sprofondare lentamente nel buio. Non mi sembra di sbagliare sostenendo che una simile poesia, dei versi lucidi e postmoderni, attuali e concreti, forti e corali, sia in luce con una poetica dall’impianto visivo-teatrale, profondamente caratterizzata a tal punto da rendere personaggi, oggetti ed ambienti in uno strettissimo legame tra loro com’è nella vita. Una poesia dalla componente caratteriale che rasenta la degenerazione morale (loschi figuri, usurai, papponi, probabili padri-padroni2 , episodi di razzismo), che abbraccia il multiforme e indefinibile mondo Sergio Soldani , autore ampiamente impegnato nel campo teatrale e recitativo da anni, è anche una voce poetica originale, ricca nei contenuti e che ha un’espressività linguistica talmente efficace da permettere al lettore –sia esso un amante della poesia o no- di percepire la gravità dell’atmosfera delle sue liriche, contro-canto di quell’atmosfera pesante del nostro oggi. Tale gravità alla quale mi riferisco non è una mera somatizzazione di episodi di mestizia che appartengono alla dimensione privata del poeta e che, riattualizzati sulla carta, si rivivificano in maniera dolorosa, quasi acutizzandosi, ma concerne piuttosto il nostro essere parte di un gruppo ossia dar sfogo alle preoccupazioni e dilemmi dell’uomo-poeta quale parte della collettività, della società odierna nella quale è immerso, direi addirittura malvolentieri. Fuoriescono, così, dalle liriche di Soldani personaggi che sono esponenti diversi e diversificati di quel mondo liquido nel quale viviamo e del quale l’autore non manca di sottolineare di volta in volta i vizi, le mancanze, le turpitudini morali e sociali con un’attenzione degna di un grande sociologo. Ed è così che Soldani fa parlare questi personaggi, li fa interagire ed agire, guardandoli spesso da distante, come se l’occhio del poeta si trovasse localizzato dietro uno spioncino di un portone o un pertugio indistinto che dall’alto consente una buona e non vista visuale sulla scena.

Tutti questi elementi consentono di certo di definire la poetica di Soldani, per lo meno quella della sua ultima attività letteraria circoscrivibile attorno alla raccolta Aneddoti (Tracce, Pescara, 2013) come una radiografia dell’incredulità dell’oggi e della mancanza d’autenticità dei sentimenti spesso abnegati alla logica della violenza cieca, del potere, dell’indifferenza, della falsità. Soldani ci consegna una mappatura a tratti agrodolce, più spesso deludente e amara del senso dell’uomo nel suo percorso nel mondo, ma sempre lucida e ragionevole (si parla di dolore e sfiducia, ma se ne rintracciano anche le cause o meglio i prodromi) senza ergersi troppo vistosamente su ciò che narra per trapelare con forme di moralità, insegnamento o reprimenda, sebbene sia abbastanza evidente il sostrato ideologico e critico nei confronti della società che permea l’opera tutta.

Gli uomini, i personaggi di Aneddoti, sono proprio come noi. Sono persone qualunque, gente semplice che vive delle vite modeste, apparentemente tranquille e senza particolari problemi dove, però, spesso s’infiltra, attraverso ai mezzi di comunicazione che fanno da grancassa, la notizia tragica, la tragedia personale che chiamano in causa l’umanità tutta ravvivando quel necessario senso di appartenenza alla collettività e motivando un animo solidaristico o al contrario privativo di influenze di carattere emotivo. In ciò risiede la sgargiante carica poetica di Soldani: cronista attento e sofisticato dei drammi moderni, delle ingiustizie, cittadino stanco delle iniquità e delle forme di potere al quale di continuo è sottoposto. C’è in tutto ciò una grande mimica dei personaggi che quasi ce li figuriamo come se si muovessero su un palco lentamente, per lasciare l’occhio di bue e poi sprofondare lentamente nel buio. Non mi sembra di sbagliare sostenendo che una simile poesia, dei versi lucidi e postmoderni, attuali e concreti, forti e corali, sia in luce con una poetica dall’impianto visivo-teatrale, profondamente caratterizzata a tal punto da rendere personaggi, oggetti ed ambienti in uno strettissimo legame tra loro com’è nella vita. Una poesia dalla componente caratteriale che rasenta la degenerazione morale (loschi figuri, usurai, papponi, probabili padri-padroni , episodi di razzismo), che abbraccia il multiforme e indefinibile mondo dello psicotico (mitomani) e che denuncia con una voce sibillina e una derelizione apocalittica i nefandi peccati dell’uomo: “E’ ancora difficile sperare su questo pianeta/… Uomini che si uccidono ogni giorno…/ Bambini pestati e violentati” .

Ma lì dove sembra che a dominare sia il grigio di novembre (mese spesso richiamato nella raccolta) e delle tombe di pietra che si sfaldano (il tema crepuscolare del cimitero è reiterato nel corso del libro tanto che vien da ricordare i celebri epitaffi di Spoon River), in realtà è il proteiforme, il multicromatico e lo speziato a regnare indiscusso e così, analogicamente, quel senso ineluttabile del destino e della mancanza di speranza, viene squarciato da un raggiante arcobaleno di volontà proprie e da un grande istinto alla vita: “Dovrei disperarmi/ per un futuro che non riesco più nemmeno/ lontanamente a intravedere,/ invece sento una curiosa speranza dentro,/ una fiducia che non ha ragion d’essere e/ sostiene i miei cieli tersi, i tramonti rosei/ dei miei ideali!”. Una poetica dal gusto nuovo e dalle venature policrome della quotidianità, suggestiva e infingarda, che Soldani raggruppa in episodi qualunque di gente dabbene fornendone una resa iperrealistica:

 
[L]a mattinata intera scivolava in quel locale
di loschi figuri e buon caffè
di confusione della mia mente
di speranze, stupori
per gli eventi degli uomini
che bruciano la loro esistenza
negli inganni della materia,
nella assoluta cecità dei loro percorsi,
fatti di mete illusorie di storie e storie di nulla.3

 

NOTE:
 

1 - Sergio Soldani è nato a Roma nel 1959, ma vive a Porto S. Giorgio (FM).

Si occupa professionalmente di teatro, letteratura e didattica della recitazione. Ha messo in scena circa cinquecento spettacoli e ha composto canzoni per bambini, appositamente per la performance “Fiabe dal mondo”. Ha compiuto per anni il lavoro di doppiatore.

Come poeta ha pubblicato le sillogi Andana (Tracce, Pescara, 1990), Mi ripromisi 1988-1991 (Tracce, Pescara, 1994), Colline -Poesie 1991-2003 (Tracce, Pescara, 2004 – con prefazione di Plinio Perilli), Poesie scelte 1976-2003 (Gruppo Editoriale Marche, Civitanova Marche, 2006), Favole e calunnie – Poesie 2003-2005 (Gruppo Editoriale Marche, Civitanova Marche, 2006), Il sorriso del giorno (Tracce, Pescara, 2007 – con prefazione di Antonio Zimarino), Isolamenti (Tracce, Pescara, 2008), Supponenza (Tracce, Pescara, 2009), Aneddoti – Poesia 2006-2012 (Tracce, Pescara, 2013), Nell’alveo delle astrazioni (Edizioni Progetto Cultura, 2013). Numerosi i premi letterari e i riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni per la sua carriera letteraria.

2 -   “Non si vergognava di essere un mosto che infangava il/ mondo e i propri figli” (17). Tutte le citazioni, dove non espressamente indicato, sono tratte da SERGIO SOLDANI, Aneddoti. Poesie 2006-2016, Tracce, Pescara, 2013.

3 - Sergio Soldani, Nell’alveo delle astrazioni, Progetto Cultura Edizioni, Roma, 2013, p. 97.





Lorenzo Spurio

Lorenzo Spurio (Jesi, 1985) si è laureato in Lingue e Letterature Moderne all’Università degli Studi di Perugia nel novembre del 2011. Ha pubblicato saggi di critica letteraria e racconti su varie riviste a tiratura nazionale tra le qualiSilarus, Sagarana, Reti di Dedalus ed El Ghibli. Dal 2010 è redattore della rivista di letteratura e cultura Segreti di Pulcinella diretta da Massimo Acciai e collaboratore saltuario della rivista d’arte Parliamone diretta da Bartolomeo di Monaco. E’ autore dello spazio internet Blog Letteratura e Cultura (ISSN 2280-6482) dove pubblica testi critici, recensioni di libri, articoli di cultura, segnalazioni e testi di altri autori ed è fondatore, assieme a Massimo Acciai e Monica Fantaci, della rivista online di letteratura Euterpe.





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