La Lavagna Del Sabato 09 Febbraio 2008


LA MIA VITA SENZA JOHN LENNON

Uno dei massimi esperti di cultura digitale parla dei Beatles e del suo percorso verso la terza età. Che, grazie a internet, somiglia sempre di più a una maratona

David Weinberger





Oggi è l'ottantesimo compleanno di mia suocera. Le voglio molto bene e quando stiamo insieme mi diverto sempre. Abbiamo festeggiato riunendo tutta la famiglia e due coppie di vecchi amici. L'età non li ha cambiati molto: una coppia si è ridotta a una sola persona, tutti sono un po' più bassi e uno degli uomini a volte si ripete. Ma quando ero un ragazzo io, gli ottantenni in genere erano defunti e per chi sopravviveva usavamo termini come "vegliardi" o "arzilli". Detto ciò, non saprei dire se stiamo invecchiando meglio dei nostri nonni. Comunque, stamattina sono andato a correre con il mio iPod. Vedendomi per strada vi assicuro che non avreste pensato "C'è un uomo che corre", ma piuttosto "Oh mio dio, forse dovremmo aiutare quel poverino che arranca!". Ecco una cosa da tenere a mente: mai correre ascoltando John Lennon. Tenere il fiato regolare mentre piangi è davvero troppo dura. Fino all'8 dicembre 1980 niente era andato storto nella mia vita. Facevo l'assistente al dipartimento di filosofia ed ero felicemente sposato. Un giorno (mi trovavo nel nostro piccolo appartamento a Portland, nell'Oregon), alla radio annunciarono che John Lennon era stato ucciso. La storia dei Beatles era la mia storia, la nostra storia. È difficile spiegare questo senso di identificazione con i Beatles. Non li ammiravo per i concerti e i fan in delirio, ma perché ci mostravano nuove opportunità. Tutto poteva essere reinventato, almeno così credevamo. Non potevamo immaginare che la nostra generazione avrebbe governato sotto forma di Bill Clinton e George Bush. I Beatles ci dicevano che eravamo liberi di prendere tutto ciò che era vecchio, distruggerlo, riderci su e inventare qualcosa di totalmente nuovo. L'amore e la giovinezza potevano rimodellare il mondo. Finché qualcuno non ti spara addosso.
Stamattina, quindi, correvo e ascoltavo Instant karma, una raccolta di pezzi di Lennon cantati da altri artisti. Alcune versioni mi piacciono molto: Working-class hero dei Green Day o Imagine rifatta da Jack Johnson. Ascoltandole si capisce che Lennon era un uomo pieno di contraddizioni. Descrive la religione come un ostacolo, poi ringrazia Dio per avergli fatto trovare Yoko. Insomma, apprezza Dio ma non la religione. Che grande blogger sarebbe stato, con quella voglia di mostrare al pubblico le sue imperfezioni. L'imperfezione della voce, il desiderio di rimanere un essere umano mentre per noi era John Lennon: è questo che mi ha conquistato. Bang. E John Lennon non ha più la possibilità di invecchiare e veder crescere i suoi figli.

La velocità del tapis roulant
Eccomi qui, a cinquantasei anni. Come tutti quelli che entrano nella vecchiaia non mi sento affatto vecchio. Mi vesto ancora come se stessi partendo per il campeggio, anche se continuo a ripetermi che presto avrò sessant'anni. Puoi illuderti che i cinquanta siano i nuovi quaranta, ma a sessanta sei vecchio. Parlando con i giovani (ecco un altro sintomo del mio rifiuto dell'età: mi sembra strano chiamarli "i giovani"), provo a visualizzare la scena: un vecchietto che parla con dei ragazzini. Non mi sto piangendo addosso. Rispetto a trent'anni fa conosco più cose e grazie a internet faccio parte di network molto più interessanti di me. Nella mia vita c'è più amore adesso di quando facevo le scale di corsa fischiettando. Eppure qualcosa è andato storto. Il percorso verso la terza età dovrebbe essere: sei giovane, ti sposi, lavori, vai in pensione, diventi più piccolo e saggio e alla fine muori. E invece eccomi, in compagnia di ottantenni che non mi sembrano affatto vecchi. Ed eccomi ancora qui, su internet, dove nessuno sa che sei un vecchio rudere e dove la velocità del tapis roulant è passata da "camminata col bastone" a "maratona intellettuale multiutente". Il viaggio semplice che siamo chiamati a intraprendere (salita e poi discesa) è stato disturbato. Solo la fine rimane certa. La verità è che non mi sento su nessun percorso. La verità è che non so quanti anni ho.



(Articolo tratto dalla rivista Internazionale, n° 703 del 27 Luglio 2007.)



David Weinberger
è un filosofo e tecnologo di New York, coautore del best seller Cluetrain manifesto. II suo ultimo libro è Everything is miscellaneous (Times Books 2007). Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo Older than Lennon.





        
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