La Lavagna Del Sabato 08 Novembre 2008


UOMINI E LUPI


Ugo Pipitone





È uscito nelle librerie spagnole El alma de los verdugos (L'anima dei boia) del giudice Baltasar Garzón e del giornalista Vicente Romero. Seicento pagine di orrore ed eroismo nell'Argentina di fine secolo scorso. Ma detto così non va bene. Intanto dire "secolo scorso" è come chiudere nel cassetto quello che non si vuole più vedere. E poi l'orrore si frantuma in un'infinità di orrori e l'eroismo non è solo il valore mostrato di fronte ai macellai, è un'umanità attonita che cerca di continuare a esserlo mentre è circondata da tutte le possibili patologie da caserma, improvvisamente libere di esprimersi con l'orgoglio della propria idio­zia e con la benedizione dello stato. Lasciando in pace l'Africa e Conrad, il cuore delle tenebre è scoprire che, oltre l'ultima barriera democratica (per quanto miserevolmente pomposa), arriva il tempo dei lupi e dell'atrocità scatenata con precisione burocratica. Diventa normale, allora, sedare delle giovani donne e, dopo averle spogliate, gettarle a mare da un aereo militare.

Mi sono ripromesso di leggere il libro e di non limitarmi agli estratti (pubblicati da El Pals) che gettano osceni fasci di luce su esseri umani distrutti e violentati in mille modi. Come si fa a non voler dimenticare? Come si fa a dimenticare? Una giornalista argentina, sopravvissuta chissà come a quella nauseabonda macchina di virtù "cristiano-occidentale" che l'aveva inghiottita e poi risputata, mi ha raccontato che ancora molto tempo dopo, quando era in autobus, al cinema, in un ristorante, sentiva il bisogno di non guardarsi intorno. Negli altri potevano nascondersi torturatori e assassini anonimi. Come se le persone incontrate per caso avessero perso quella presunzione d'innocenza senza la quale ognuno dovrebbe gi­rare per il mondo in carro armato.

Un canagliume che sbriciola preziose vite umane con la di­sattenta passione che viene dalla propria miseria umana e dal senso di onnipotenza offerto da una `causa giusta" con promessa di impunità. La domanda è inevitabile: siamo stati curati? Sono stati sufficienti 30mila esseri umani inghiottiti dal cuore delle tenebre a far capire finalmente a tutti che la demo­crazia è il modo per impedire che i lupi scendano sul paese o che, addirittura, si credano il paese? E non stiamo parlando solo del passato. Anche oggi le bocche dell'inferno si riaprono.

L'anno appena trascorso ha visto in Honduras più di 500 (cinquecento!) giovani sotto i 23 anni assassinati con il colpo di grazia. Dal 1998 sono già quasi quattromila. Dice José Ma­nuel Capelín, direttore dell'organizzazione umanitaria Casa alianza: "I corpi dei giovani, bambini e bambine, appaiono ai bordi delle strade, tra cespugli ed erbacce o in posti solitari, con segni di tortura, le mani legate e le tracce di un colpo di pistola in fronte o alla nuca. La maggioranza delle vittime appartiene a comunità povere".. Non ci vuole molta immaginazione per capire che qui, nel corpo dello stato, rinasce oggi in altre forme la stessa barbarie argentina della scorsa generazione. Qualcu­no nello stato honduregno ha deciso di purificare il mondo con il fuoco. Si potrebbe pensare cinicamente che la barbarie è ri­nata come fenomeno locale, circoscritto, mentre il resto dell'America Latina avanza verso la democrazia. E se uno pensa a Stroessner, Somoza, Pinochet, Videla eccetera ovviamente è così. Ma cinquecento ragazzi e ragazze assassinati solo negli ultimi dodici mesi? Cosa ci vuole per far scattare un segnale d'allarme internazionale o per far preoccupare almeno i vicini centroamericani dell'Honduras? Siamo di nuovo – o forse non ne siamo mai usciti – nella logica di "è un figlio di puttana ma è il nostro figlio di puttana"? La barbarie che non viene combattuta raramente svani­sce da sola. Mi piacerebbe (lo confesso) pensare che la violenza di sinistra sia sempre meglio di quella di destra, ma come si fa? Come si fa a sta­bilire una qualche frontiera morale tra le Farc colombiane (i loro 600 sequestrati, gli omicidi selettivi e quelli indiscriminati e gli enormi affari della droga) e gli assassini istituzionali dell'Honduras? Anche se la violenza illegale delle istituzioni protetta dall'impunità è sempre peggio di quella sociale. Ma si può definire "sociale" la violenza delle Farc?

E adesso la telenovela tragica degli ostaggi con Hugo Chavez, Néstor Kirchner e Oliver Stone. Manca solo Madonna. Destra e sinistra non sempre bastano per capire. Nell'Argenti­na di trent'anni fa i serial killer di stato, nell'Honduras di oggi uomini delle istituzioni che, per un po' d'ordine, fanno strage di innocenti, in Colombia una guerriglia "marxista" che da an­ni sequestra, uccide e traffica in droga e armi. Un 'avanguardia rivoluzionaria che da decenni è barricata nella selva non certo perla forza dell'esercito colombiano, ma perché un'intera so­cietà rifiuta di consegnarsi nelle mani di chi da decenni incate­na il paese ai propri drammatici ritardi culturali. La barbarie e la stupidità non sono di destra né di sinistra: sono barbarie e stupidità, qualunque sia il colore del sacro manto che le avvolge. Non so nel resto del mondo, ma da queste parti dire che il 2008 è cominciato bene sarebbe un'esagerazione.



(Tratto dalla rivista Internazionale n° 728 del 31 gennaio 2008.)



Ugo Pipitone insegna sviluppo economico al Centro de investigación y docencia económicas di Città del Messico.

 


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