Ciascuno per nome

Francesco Monterosso

 

Tutte vi riconosco, voci
della mia fonda vita. E questi scrosci
che in lunghissima riga eretti vanno
nella tenebra verde delle querce,
candidi cigni, sono i giorni miei,
e della patria dolorosa i morti
che chiamo ciascuno per nome.
E in questo fonte c'è
di Curiel l'interminato canto,
e in questo fonte c'è
Irma Bandiera e il suo represso pianto,
e in questo fonte c'è la grande voce
del bambino di Parma quando disse
compagni, tocca a noi, io sono calmo,
e qui c'è il fucilato
contadino senese della SIMAR
che scrisse cara mamma,
la mia salma si trova presso Albegno
di qual dal ponte, vieni pure a prendermi,
e qui c'è l'impiccato di Perosa
che scrisse non piangete, è il mio destino,
a Pragelato tengo un po' di lana,
filatela per voi, più non mi serve,
il massacrato dalle SS
che scrisse collo spillo sulla Bibbia
non chiamatemi povero perché
muoio per un'idea,
e l'ignoto che scrisse
cara Anna, perdonami, il tuo amore
lo riavrai, fucilato nella schiena,
e quell'altro venuto dalla Dalmazia,
comandante di un gruppo clandestino
dentro il Forte Bravetta fulminato
che scrisse ho fatto tutto il mio dovere
non fate storie per il mio cadavere,
dove mi buttano, mi buttano,
viva l'Italia! E voi, tutti vi chiamo,
alti gridi di gioia dei miei morti
e del popolo mio crudi dolori,
e vedo camminare nella luce
cento fontane come cento amore,
e il mio patire non ha senso più
è come un mucchio di petali secchi
che il vento porta via e via li sperde
per dare forza ai semi.


 

(Tratto da La voce della resistenza, a cura del Comitato nazionale dell'Ampi - Roma, 1981)

 

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