RIO VERSUS SAN PAOLO

 

Nelson Rodrigues

 

All’inizio della settimana ho trascorso due giorni a San Paolo. In solo due ore, né più né meno, mi sono accorto che esiste veramente un profondo abisso tra il carioca e il paolista. Mentre pranzavo ho capito tutta la verità. Immaginate che sono entrato in quello che forse è il miglior ristorante della città. Tutti i tavoli erano occupati, gente persino sui lampadari. Ho mangiato il mio buon filetto. Poi, ho scelto il dessert: melone. Poiché il cameriere andava e veniva, mi sono alzato e sono entrato di là. Quando sono tornato, ho guardato e non ho visto nessuno, se non solo i camerieri e le mosche vagabonde.

Mi sono creduto vittima di un’allucinazione. Quando è tornato il cameriere con il melone, gli ho chiesto, irritato: “Cosa è successo alle persone che erano qui prima? Questo posto non era pieno?” Il cameriere ha posato il piatto sul tavolo: “ Certo”. Ed io: “ Non c’è più nessuno, perché?”. Prima di rispondere, ha indagato: “ Il signore è di Rio?” Ero di Rio. Così mi ha dato una spiegazione succinta e lapidare: “Qui si lavora”.

Quello che, evidentemente, non si fa a Rio. A Rio, tre amici che vanno insieme in un ristorante escono quattro ore dopo. Come minimo, come minimo. Ah, le nostre chiacchiere non finiscono mai. Diciamo molte bugie, perché non c’è una lunga conversazione senza un bel repertorio di bugie. E perché lavora, il paolista è triste, si, è taciturno. Invece il nostro orizzonte è luminoso e profondo, mentre San Paolo non ha orizzonte, semplicemente non c’è l’ha. O meglio: l’orizzonte Paolista sta a cinque metri da chi l’osserva, ed è un muro. Nelle 48 ore trascorse a San Paolo, sentivo l’insopportabile mancanza di qualcosa. Di qualcosa che non sapevo cosa fosse. Sarà della cravatta, o delle scarpe, o del bastone? Ma il bastone non lo porto, e la cravatta e le scarpe erano al loro posto.

E tutto ad un tratto scopro: quello che mi mancava era il paesaggio. Ho un amico carioca, radicato in San Paolo, che, a volte, prende la macchina e viene a Rio, con una velocità media di 180 chilometri orari. Uno psicanalista lo ha già avvertito: “Ragazzo tu vuoi morire”.

Lui viene a Rio semplicemente per vedere il tramonto sulla spiaggia di Leblon. La mancanza che io sentivo, più di qualsiasi paesaggio, era quella del tramonto a Leblon. San Paolo non ha tramonti. 

 

 

(Estratto dalla cronaca “Un paesaggio senza Paolisti”, dal libro “Il Reazionario:Memorie e Confessioni” [Ed. Record, Rio de Janeiro, 1977], traduzione di Samanta Catastini.)

 

Nelson Rodrigues (1912-1980) è il più importante drammaturgo brasiliano del Ventesimo secolo.

 

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