ESPULSIONE FORZATA


Francesco Randazzo


Nella notte fra il 24 e il 25 marzo dell'anno in corso, in via Prenestina 714/b, nell'appartamento 27, al 6° piano di un palazzo di proprietà di un ente privato, del quale non possiamo fare il nome, per ragioni di riservatezza dettate dall'attuale legge sulla privacy, si è consumato un atroce ed inquietante delitto. La vittima, Giulietta X. di anni 23, studentessa universitaria, di origine toscana ma domiciliata in Roma per motivi di studio, con regolare permesso di soggiorno federale e regolare assegno mensile del papà, è stata ritrovata priva di vita nel bagno della sunnominata abitazione. Il corpo della giovane donna, nudo dalla cintola in giù, era profondamente conficcato ad angolo acuto, vertice il posteriore, nella tazza del water di colore rosa pastello. Il volto era grottescamente aggrottato in una espressione di rabbia e terrore, degne di un maestro dell'orrore. La pelle ed i tessuti del cadavere erano praticamente essiccati, come se avessero perduto ogni liquido, per un processo istantaneo di asciugamento. Nella stanza aleggiava un fortissimo odore di yogurt. 1 tecnici della scientifica che hanno esaminato il corpo, hanno poi proceduto alla sua rimozione. A questo punto, l'indagine, che era fino a quel momento, ad un puntomorto, ha avuto una svolta sorprendente e risolutiva. Nella tazza del water, ormai liberata dal corpo, fra liquidi di varia origine, galleggiava un enorme Byfidus. In un primo momento, l'enorme bacillococco sembrava morto anche lui, ma dopo che i tecnici della polizia scientifica hanno cominciato a fotografarlo, forse a causa dei flashes continui, si è risvegliato. Dalle prime sue mosse, nervose ed aggressive, gli inquirenti hanno subito intuito di trovarsi davanti al probabile assassino. Sottoposto ad un interrogatorio pressante da parte del commissario Ingracavallo, l'immondo Byfidus ha confessato d'essere l'autore dell'atroce delitto.
"Quella stronza non voleva espellere!" ha dichiarato incazzatissimo, "è per questo che sono cresciuto tanto... Bastarda, un mese di costipazione! Alla fine, non ci stavo più là dentro. Così alla prima occasione, sono uscito di scatto... In fondo stavo là per questo, per aiutarla a liberarsi, no?"
Di fronte a questa dichiarazione, il commissario ha dovuto ammettere la volontaria ingestione del Byfidus assassino da parte della vittima, proprio allo scopo di ottenerne una pronta e decisiva espulsione. Il Byfidus ha ottenuto gli arresti domiciliari in attesa del processo. Il giudice per le indagini preliminari deciderà adesso se incriminarlo per omicidio preterintenzionale o archiviare il caso come suicidio salutista. I genitori della vittima hanno comunque fatto causa alla società produttrice dello yogurt che conteneva il Byfidus incriminato, chiedendo un risarcimento di svariati milioni di euro ed il ritiro del prodotto dalla vendita al pubblico. Ma la perderanno, essendo dimostrabile la resistenza e l'uso improprio dello yogurt e del Byfidus da parte della figlia, esageratamente e volontariamente costipata. In tal senso, è decisiva la scoperta del diario della ragazza, la quale annotava fra l'altro, ripetutamente:
"Non la faccio. Non la faccio. Non voglio farla. La farò quando dico io. Non prima. Sono io che decido, non quel Byfidus di merda!"...

(Tratto dal libro Papier Mais, Fara Editore, Santarcangelo di Romagna, 2006.)

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