EROS

- poesia erotica femminile in lingua inglese -

 

Asparago bianco
(Sujata Bhatt – India)


Chi parla mai delle forti correnti
che scorrono nelle gambe, nei seni
di una donna incinta
al quarto mese?

È giovane, è la sua prima volta
è snella e la nausea è passata.
La pancia comincia a farsi tonda
i seni prudono tutto il giorno,

ed è sorpresa che quello che vuole
è lui
      di nuovo dentro di lei.
Oh vieni come un cavallo, vorrebbe dire,
muoviti come un cane, un lupo,
                   diventa un poppante cucciolo di leone.

Vieni qui, e qui, e qui,
ma nuota veloce e non ti fermare.

Chi parla mai del verde utero noce di cocco
i muscoli scoscesi, una profonda risacca
e il verde latte di cocco che sigilla
il suo pozzo, però scorre e la bagna
al suo tocco più lieve?

Chi capisce la logica
dietro questo desiderio?
Chi parla della montante marea
                    che risveglia
il suo sangue che lentamente ingrossa?
E la fame
           cruda ossessione che nasce
dalla forma dell’asparago:
bianco per mancanza di sole e venato di ombre porporine,
ne compra tre chili
di quelli grossi, più spessi di qualunque dito,
ne accarezza le teste seriche
alcune allegramente incappucciate...
          perfino l’odore la fa eccitare.

 

Omaggio ai miei fianchi
(Lucille Clifton – USA/Africa)

questi fianchi sono fianchi larghi
hanno bisogno di spazio
in cui girarsi.
non ci stanno in piccoli
spazi meschini. questi fianchi
sono fianchi liberi.
non vogliono essere trattenuti.
questi fianchi non saranno mai schiavi,
vanno dove vogliono andare
fanno ciò che vogliono fare.
questi fianchi sono fianchi possenti.
questi fianchi sono fianchi magici.
ho saputo che sono capaci
di fare un incantesimo a un uomo
e farlo girare come una trottola!

 

Stile
(Karen Alkalay-Gut – Israele)

Con tacchi alti che mi collocano il culo
ad altezza cazzo come una gatta
in calore che allunga le zampe
per soddisfare chiunque venga
e capelli ricci per farti venire in mente
cosa puoi trovare
giù in basso mi umetto le labbra
in predisposizione labiale
ombreggio gli occhi per quel sottomesso
sguardo orgasmico
e dico
mi vesto
per apparire
presentabile.

 

Conformazioni
(Grace Nichols – Guyana/UK)


Lui le assegna tutte le conformazioni
Dell’Europa.

Lei gli offre un’esplosione di pappagalli.

Lui le regala lisci capelli biondi
E una bianca frenesia.

Lei gli dà lana nera. L’oscurità dei suoi frutti gemelli.

Lui le dona uranio, platino, alluminio
e concordia.

Lei le sue “natiche Bantu”.

Lui celebra la spina dorsale sotto la pelle di lei.

Lei canta il suo alabastro e glielo accarezza.
Lui fa come Colombo

Che cade sulle rive intricate del suo frutteto riccio.

Lei gli consegna di nuovo le Indie tutte
Ma questa volta chiude le lunghe gambe
piano piano
facendo della testa di lui il trono d’oro del suo impero.

 

A scoppio ritardato
(Fleur Adcock – New Zealand)


Vedi dall’alto l’uomo della porta accanto,
da una finestra al piano di sopra, e ti ricorda
il tuo ex: anche lui ha la chierica,
questo lo avevi dimenticato. Visti dal basso
non si somigliano affatto. La prossima volta che parli
con l’uomo della porta accanto, sarà un sollievo
scoprire che non sei attratta da lui.

Dopo una settimana incontri il tuo ex
a una festa, dopo più di un anno che non lo vedi.
Ti fa venire in mente (ma solo un poco)
l’uomo della porta accanto. Ha la stessa pancetta
del tuo vicino prima che facesse quella dieta.
Ti ricordi di quanto lo detesti.

Si comporta come se gli facesse piacere vederti.
Quando vai via (un po’ prima
di quanto avessi pensato, per scappare)
ti dà un tipo di bacio che non è d’uso tra vicini
e dice che ti chiamerà. E sembra deciso a farlo.
Che strano! Ma è un vero sollievo
scoprire che non sei attratta da lui.

O forse lo sei? Altrimenti perché
quel nonsoché improvviso, una volta fuori
all’aria? Perché mai le tue gambe saltellano
allegre lungo il marciapiedi?
Cosa ti sarà mai venuto in mente?
Torni a casa maledicendo la chimica.

 

Detto fra noi
(Anne Stevenson – UK)


Non credere

che non lo sappia
che quando mi parli
la mano della tua mente
senza farsene accorgere
mi sfila le calze,
e si muove cieca e intraprendente
lungo la mia coscia.

Non credere
che non lo sappia
che lo sai
che tutto ciò che dico
è un indumento.

 

Ho deciso di non innamorarmi
(Ana Castillo – USA/Mexico)

Mi sono quasi innamorata di te,
quasi, la mia mano abbandonata
sul tuo glabro petto indio,
così vicina ai miei orecchi e al cuore
era la tua risata quando
ti sei infilato gli stivali,
sei scivolato fuori
e io, avvolta nella coperta
senza di te, ho dormito di nuovo sola,
allora ho deciso di no,
di no, di no.

 

I gatti come gli angeli
(Marge Piercy – USA)

I gatti come gli angeli dovrebbero essere magri;
i maiali e i cherubini dovrebbero essere grassi.
La gente sta di solito nel mezzo, un nodo
d’osso che sporge dal ginocchio che vorresti
imbottire, un rotolo di ciccia che s’affaccia
alla cintura. Ti autopunisci,
una di quelle palle di gomma che hanno i bambini
che rimbalzano sempre sulla
paletta, ripicchiando sulla stessa superficie.
Vorresti essere snella e liscia
come una saetta.
Quando ero giovane
amavo uomini spinosi con ghigni ascetici
tutti gomiti e parole e cartilagini
costoluti come chiglie grigio-nebbia sulla riva,
facce taglienti che accecano
come lame lucenti, menti
rivolti al saccheggio come prore Egee.

Ora cerco uomini le cui pance serene
mostrano piacere per la carne e per la tavola,
uomini che vengono in cucina
e si siedono, che non pensano che pelando patate
gli diventi piccolo; uomini con dita
larghe e palle violette come fichi,
uomini con rughe sgualcite e l’aspetto
stropicciato adatto ai letti recentemente
usati bene.
Non ci è richiesto
di sembrare dei quattordicenni malnutriti
malgrado quello che impone
la moda. Tu sei fatto per tirare un carretto,
per sollevare un carico pesante e reggerlo,
e trascinarlo lungo la salita, e sono così
anch’io, corpi contadini, rustici, solidi
belle pentole d’argilla scura che sopportano
bene il fuoco. Quando mettiamo le pance
insieme non facciamo rumori metallici
rimbalziamo sulla tappezzeria buona.


(traduzioni di Loredana Magazzeni e Andrea Sirotti)


IN LINGUA ORIGINALE:

White Asparagus
(Sujata Bhatt – India)

Who speaks of strong currents
streaming through the legs, the breasts
of a pregnant woman
in her fourth month?

She’s young, this is her first time,
she’s slim and the nausea has gone.
Her belly’s just starting to get rounder
her breasts itch all day,

and she’s surprised that what she wants
is him
        inside her again
Oh come like a horse, she wants to say,
move like a dog, a wolf,
                   become a suckling lion-cub -

Come here, and here, and here –
but swim fast and don’t stop.

Who speaks of the green coconut uterus
the muscles sliding, a deeper undertow
and the green coconut milk that seals
her well, yet flows so she is wet
from his softest touch?

Who understands the logic
behind this desire?
Who speaks of the rushing tide
                 that awakens
her slowly increasing blood – ?
And the hunger
         raw obsession beginning
with the shape of the asparagus:
sun-deprived white and purple-shadow-veined,
she buys three kilos
of the fat ones, thicker than anyone’s fingers,
she strokes the silky heads
some are so jauntily capped...
        even the smell pulls her in–


Homage to my Hips
(Lucille Clifton – USA/Africa)

these hips are big hips
they need space to
move around in.
they don't fit into little
petty places. these hips
are free hips.
they don't like to be held back.
these hips have never been enslaved,
they go where they want to go
they do what they want to do.
these hips are mighty hips.
these hips are magic hips.
i have known them
to put a spell on a man
and spin him like a top!


Style
(Karen Alkalay-Gut – Israele)

With high heels that place my ass
prick level like a cat
in heat stretching out her toes
to accommodate whoever comes
and curled hair to remind you
of what it feels like
down there I wet my lips
in labial readiness
shade my eyes for that overwhelmed
orgasmic look and say
I dress up
to appear
presentable.


Configurations
(Grace Nichols – Guyana/UK)

He gives her all the configurations
of Europe.

She gives him a cloud burst of parrots.

He gives her straight blond hairs
and a white frenzy.

She gives him black wool. The darkness of her twin fruits.

He gives her uranium, platinum, aluminium
and concorde.

She gives him her 'Bantu buttocks.'

He rants about the spine in her skin.

She croons his alabaster and scratches him.
He does a Columbus –

falling on the shores of her tangled nappy orchard.

She delivers up the whole Indies again
But this time her wide legs close in
slowly
Making a golden stool of the empire of his head.


Double-Take
(Fleur Adcock – New Zealand)

You see your next-door neighbour from above,
from an upstairs window, and he reminds you
of your ex-lover, who is bald on top,
which you had forgotten. At ground level
there is no resemblance. Next time you chat
with your next-door neighbour, you are relieved
to find that you don’t fancy him.

A week later you meet your ex-lover
at a party, after more than a year.
He reminds you of (although only slightly)
of your next-door neighbour. He has a paunch
like your neighbour’s before he went on that diet.
You remember how much you despise him.

He behaves as if he’s pleased to see you.
When you leave (a little earlier
than you’d intended, to get away)
he gives you a kiss which is more than neighbourly
and says he’ll ring you. He seems to mean it.
How odd! But you are quite relieved
to find that you don’t fancy him.

Unless you do? Or why that sudden
something, once you get outside
in the air? Why are your legs prancing
so cheerfully along the pavement?
And what exactly have you just remembered?
You go home cursing chemistry.


Sous-Entendu
(Anne Stevenson – UK)

Don't think

that I don't know
that as you talk to me
the hand of your mind
is inconspicuously
taking off my stocking,
moving in resourceful blindness
up along my thigh.

Don't think
that I don't know
that you know
everything I say
is a garment.


I Decided Not to Fall in Love
(Ana Castillo – USA/Mexico)

I almost fell in love with you
almost, my hand fell across
your clean indio chest,
that close to my ears and heart
were your laughter when
you pulled on your boots,
slipped out
and I, wrapped in wool
without you, slept alone again,
I decided then not to,
not to, not to.


Cats like Angels
(Marge Piercy – USA)

Cats like angels are supposed to be thin;
pigs like cherubs are supposed to be fat.
People are mostly in between, a knob
of bone sticking out in the knee you might
like to pad, a dollop of flab hanging
over the belt. You punish yourself,
one of those rubber balls kids have
that come bouncing back off their own
paddles, rebounding on the same slab.
You want to be slender and seamless
as a bolt.
When I was a girl
I loved spiny men with ascetic grimaces
all elbows and words and cartilage
ribbed like cast up fog-grey hulls,
faces to cut the eyes blind
on the glittering blade, chins
of Aegean prows bent on piracy.

Now I look for men whose easy bellies
show a love for the flesh and the table,
men who will come in the kitchen
and sit, who don't think peeling potatoes
makes their penis shrink; men with broad
fingers and purple figgy balls,
men with rumpled furrows and the slightly
messed look at ease of beds recently
well used.
We are not all supposed
to look like undernourished fourteen year
old boys, no matter what the fashions
ordain. You are built to pull a cart,
to lift a heavy load and bear it,
to haul up the long slope, and so
am I, peasant bodies, earthy, solid
shapely dark glazed clay pots that can
stand on the fire. When we put our
bellies together we do not clatter
but bounce on the good upholstery.

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Eros: un viandante meticcio alla mia porta

Per un approccio multiculturale alla poesia erotica femminile di lingua inglese.

Forse è vero, l’amore ci salverà. Un amore che non guarda alla forma degli occhi o al colore della pelle. Le radici rizoma, le mangrovie della multiculturalità e del meticciato, così bene descritte dallo scrittore antillano Eduard Glissant, prenderanno corpo, assumendo la forma di braccia anglosassoni, natiche bantu, profili indiani in un abbraccio chicano o israeliano, neozelandese o afroamericano.
L’apertura all’altro come accoglimento della persona intera passerà attraverso le forche caudine del desiderio amoroso e “in questi stretti”, come scriveva John Donne, non c’è teoria che tenga né ritorno. Qui la teoria prende casa.
In molti degli abbracci descritti da queste poesie avviene quello scambio gioioso, ma anche terribile, di doni, che è la firma migliore di ogni dichiarazione no-global: “Lui le regala lisci capelli biondi/e una bianca frenesia.//Lei gli dà lana nera.” (Configurations di Grace Nichols): reso inerme dal desiderio, ciascuno di noi sveste ruoli, provenienze geografiche, nazionalità. Ognuno è ridotto al grado zero, alla nuda realtà del proprio essere.
La parità mondiale avrà nome eros. L’erotismo varca frontiere e barriere off limits, infrangendo regole e stereotipi, gabbie e recinti. A cominciare dalla prigione dorata del corpo femminile occidentale, ossificato in quello che la scrittrice marocchina Fatema Mernissi definisce l’harem dell’Occidente, la costrizione della taglia 42, cui l’afroamericana Lucille Clifton oppone l’esaltazione e la morbidezza dei fianchi larghi (Homage to my Hips).
O respingendo il tabù di una gravidanza che impedisce il desiderio, quel desiderio che invece prende forma “in una donna incinta/al quarto mese” (White Asparagus), come ci suggerisce la poetessa indiana Sujata Bhatt, proprio da quel corpo che magnifica la sua potenza erotica perché modificato e abitato.
La poesia erotica femminile di lingua inglese è un passaporto per il futuro. Ci salva dalla noia, dalla tristezza. E’ una poesia solare, sana, antiaccademica, geniunamente popolare. E’ soprattutto una poesia che non ha paura di aprire porte e camere da letto, di cambiare aria, di lavare pubblicamente e allegramente i panni sporchi, di essere gioiosa sì, gioiosa, e in più ironica ed irriverente.
La poesia erotica delle donne media per noi la mancanza di sguardo del desiderio femminile nella società occidentale. Prive di icone totemiche del desiderio, a differenza dei maschi, mutilate nello sguardo (il corpo maschile non si dà mai pubblicamente nudo, ma vestito, come ombra, accessorio di un potere che risiede altrove, nell’intelligenza, nella ricchezza, nello status), le donne che scrivono di eros in poesia rendono ora pubblicamente per la prima volta testimonianza del loro desiderio.
Mercificazione della bellezza e corpo oggetto non le riguardano, e non perché siano più pudìche o più virtuose dei loro coetanei di sesso maschile. Il tabù del desiderio è senz’altro meno imperioso nelle culture anglosassoni, dove l’ossessione della negazione del corpo, che caratterizza invece la cultura cattolica, è meno invasiva.
Per secoli il desiderio si è strutturato nella mancanza, nell’assenza, caratterizzandosi per quella inestinguibilità che lo caratterizza e che pure è uno dei topoi originari della nostra tradizione lirica.
Cresciuto e maturato nella mancanza, esso ha avuto in sorte di essere socialmente accettato solo nella dimensione del tempo, cioè come progetto d’amore, e quindi come matrimonio, lasciando all’eros, per lo più maschile, il compito e il privilegio di potersi spendere in un qui ed ora, spesso di caccia e di rapina, rendendo secondaria la dimensione temporale dell’attesa e quella culturale della relazione.
Anche quando l'erotismo, come spesso accade nella vita, è scombinato, eccessivo, distonico, sembra che la donna riconquisti una propria capacità di gestirlo, di viverlo (o scegliere di non viverlo) da protagonista, una capacità consapevole e non subordinata, come in I Decided not to Fall in Love di Ana Castillo o in Double-Take di Fleur Adcock
Il canone occidentale ha marchiato il coinvolgimento del corpo e dell’esperienza amorosa in poesia con l’attributo di genere (femminilità, omosessualità), siglando un destino di incomunicabilità fra uomo e donna che per molti poeti e poetesse ha avuto una marca tragica (suicidio, follia). Ben vengano dunque i ritratti di coppie serene, tenute insieme dal collante dell’erotismo e dalla sensualità come quello di Marge Piercy (Cats like Angels)
Ben venga dunque a noi l’allegra noncuranza, l’inaspettato irrompere del corpo nelle scritture a noi straniere, oggi non più straniere, vista l’enorme importanza intraculturale che ha assunto il ruolo della traduzione e la passione che muove molti di noi ad accostarsi in modo autentico, empatico, gioioso alle culture del mondo altro.
Con l’allegria del desiderio irrompe finalmente a casa nostra Eros, il viandante per eccellenza, colui che come ognuno di noi cerca sempre una casa, senza mai trovarla.

Loredana Magazzeni
Andrea Sirotti

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BIOGRAFIE DELLE AUTRICI:


Fleur Adcock è nata a Papakura, Nuova Zelanda, nel 1934 ma ha trascorso gli anni della guerra in Inghilterra. Al suo ritorno si è laureata all’Università di Wellington nel 1955. Ha successivamente lavorato all’Università di Otago, Dunedin e in diverse biblioteche in Nuova Zelanda e successivamente a Londra, dove attualmente vive. Sebbene abbia scritto poesie sin dall’infanzia, la prima raccolta, The Eye of the Hurricane, fu pubblicata soltanto nel 1964. Tra le seguenti raccolte ricordiamo Tigers (1967), High Tide in the Garden (1971), The Scenic Route (1974) e The Inner Harbour (1979). In 1982 ha curato The Oxford Book of Contemporary New Zealand Verse e nel 1983 sono usciti i Selected Poems, e le traduzioni in versi delle poesie latine medievali, The Virgin and the Nightingale.

Karen Alkalay-Gut è nata a Londra e cresciuta a Rochester, New York. Dal 1972 vive in Israele dove insegna poesia all’università di Tel Aviv. Alkalay-Gut presiede l’associazione israeliana di scrittori in lingua inglese ed è vice presidente dell’unione degli scrittori israeliani. Fa parte della redazione della Jerusalem Review. Quattro suoi libri di poesie sono anche apparsi in traduzione ebraica. È anche traduttrice dall’ebraico, dallo yiddish, dal tedesco, e dall’arabo. I suoi attuali interessi sono la poesia americana moderna e contemporanea e la musica rock.

Sujata Bhatt, è considerata una delle voci più innovative della poesia contemporanea in lingua inglese. Nata nel 1956 ad Ahmedabad (India) ha vissuto e studiato negli Stati Uniti. Attualmente vive a Brema, in Germania. Le sue poesie sono state pubblicate in Inghilterra (da Carcanet) e in India (da Penguin). Le sue opere comprendono: Brunizem (1988), Monkey Shadows (1991), The Stinking Rose (1995). Del 1997 è la raccolta antologica Point no Point. Nel marzo 2000 è uscita, sempre per Carcanet, il suo ultimo volume, Augatora. La sua produzione poetica ha avuto ampi riconoscimenti sia in India che in Gran Bretagna, tra cui, nell’1988 il Commonwealth Poetry Prize (Asia) e l’Alice Hunt Bartlett Award. Alcune sue poesie sono state tradotte in italiano su numerose riviste e sono incluse nell’antologia L’India dell’anima curata da Andrea Sirotti per Le Lettere (2000). A Better Colour for Solitude, la sua ultima raccolta, è uscita nel maggio 2002.

Ana Castillo è una importante scrittrice e traduttrice chicana residente negli Stati Uniti. Le sue poesie e racconti sono apparsi su numerose riviste a antologie e sono stati oggetto di numerosi interventi critici e hanno ricevuto molti prestigiosi premi. La sua produzione comprende "I Ask The Impossible" (poesie), "My Daughter, My Son, The Eagle, The Dove" un romanzo per bambini che ha ricevuto nel 2000 il premio Children’s and Young Adult Literature Commended Title, "Peel My Love Like An Onion" (romanzo) nominato per il Dublin Prize nel 2000, "So Far From God" and "Sapogonia" (romanzi) entrambi premiati con il New York Times Notable Book mention nel 1994.. Attualmente, Castillo insegna alla De Paul University di Chicago.

Lucille Clifton, una delle più stimate poetesse americane viventi è nata a Depew nello stato di New York. Le sue raccolte poetiche comprendono Blessing the Boats: New and Selected Poems 1988-2000 (2000), che ha ottenuto il National Book Award; The Terrible Stories (1995), nominato per il National Book Award; The Book of Light (1993); Quilting: Poems 1987-1990 (1991); Next: New Poems (1987); Good Woman: Poems and a Memoir 1969-1980 (1987), nominato per il premio Pulitzer; Two-Headed Woman (1980), vincitore del Juniper Prize dell’Università del Massachusetts; An Ordinary Woman (1974); Good News About the Earth (1972); e Good Times (1969). Tra le sue opere in prosa citiamo l’autobiografia Generations: A Memoir (1976) e numerose storie per l’infanzia. È stata poeta laureata dello stato del Maryland ed è attualmente Distinguished Professor al St. Mary's College of Maryland.

Grace Nichols è nata a Georgetown, Guyana, nel 1950 ed è cresciuta in un piccolo villaggio sulla costa guyanese. Ha lavorato come insegnante e giornalista e, dopo essersi laureata in scienza della comunicazione all’università della Guyana, ha vissuto a lungo nelle aree rurali più remote di quel paese. Vive nel Regno Unito dal 1977. La sua prima raccolta di poesie, I is a Long-Memoried Woman, è uscita nel 1983. Il libro si aggiudicò il prestigioso Commonwealth Poetry Prize e un film tratto da quel testo ottenne la medaglia d’oro all’International Film and Television Festival di New York. Le seguenti raccolte poetiche includono The Fat Black Woman's Poems (1984), Lazy Thoughts of a Lazy Woman (1989), e Sunris (1996). A quella di poeta, Nichols affianca una ricca produzione di romanzi e libri per l’infanzia, ispirati soprattutto dal folklore della Guyana e dalle leggende Amerindie. Il suo libro per ragazzi più recente è The Poet Cat (2000).Vive in Inghilterra con il suo compagno, il poeta John Agard.

Marge Piercy, nata a Detroit nel 1936 da una famiglia operaia di umili origini, ha studiato alle Università del Michigan e dell’Illinois. La madre, di religione ebraica, la incoraggia alla lettura e alla scrittura. Piercy è sempre stata una poetessa impegnata per le cause sociali e politiche e ha combattuto per i diritti delle minoranze oppresse e delle donne. È una scrittrice straordinariamente prolifica con all’attivo dodici romanzi e numerosi volumi di poesia tra cui My Mother's Body (1985), Available Light (1988), The Earth Shines Secretly: A Book of Days (1990), Mars and Her Children (1992) e What Are Big Girls Made Of? (1997) e i più recenti The Art of Blessing the Day: Poems with a Jewish Theme (1999) e Early Grrrl: The Early Poems of Marge Piercy (1999),. Ha scritto anche opere teatrali, saggi e ha curato l’antologia Early Ripening: American Women's Poetry Now (1987).

Anne Stevenson è nata nel 1933 a Cambridge (UK) da famiglia americana. Suo padre era il filosofo C.L. Stevenson. È cresciuta nel New England e ha studiato musica e lingue all’università del Michigan. È tornata in Gran Bretagna nel 1954 e vive attualmente in Galles. Ha pubblicato dieci raccolte poetiche: i Selected Poems 1956-1986 sono usciti nel 1987 e i Collected Poems, per Oxford nel 1996 e per Bloodaxe nel 2000. Importante anche per la sua attività di critica e biografa, ha pubblicato uno studio su Elizabeth Bishop e una influente biografia di Sylvia Plath, Bitter Fame, 1989







        
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