SEGNALI INTERIORI DI RICCHEZZA


António Lobo Antunes

Quando il 25 Dicembre 1863 Victor Hugo scrisse in uno dei suoi quaderni Sono un uomo che pensa ad altro si riferiva, ovviamente, a me. Quando sono a pranzo con qualcuno, per esempio, lascio un sorriso seduto al posto e scappo in punta di piedi verso un altro tavolo del ristorante, a disegnare treni e navi sulla tovaglia di carta nella speranza di partire, a bordo di una locomotiva o di una barchetta di inchiostro, lontano verso un mondo di saliere, bottiglie di vino bianco e teste di pesce. Da piccolo, al tempo in cui cercavano di insegnarmi il catechismo avevo l’idea di Dio come di un vertebrato gassoso: ci ho messo secoli a capire che il vertebrato gassoso ero io.

Il risultato di ciò è che osservo gli oggetti di ogni giorno con lo straniamento di un uomo delle caverne: non sono mai stato in grado di programmare il videoregistratore, ogni mattina mi taglio con la lametta, riempire un assegno è quasi altrettanto difficile che risolvere il classico “problema del rubinetto” tipo Se un serbatoio ha tre metri di lato, in quanto tempo un rubinetto che perde 7 decilitri al minuto, eccetera… Ho esasperato gli istruttori dell’esercito, perché continuavo a girarmi verso di loro col fucile carico, chiedendo
- Come?
con un’ignoranza sincera e sorprendendomi nel vederli buttarsi a terra urlando
- Metti giù quel cazzo di fucile!
con un’angoscia della quale, a tutt’oggi, non comprendo il motivo. Forse l’ho ereditata da un vecchio zio che durante una veglia funebre, rattristato per il dolore del vedovo, lo consolò con una pacca sulla spalla
- Dai! Non è la morte di nessuno!
Sono un uomo che pensa ad altro, che cerca di aprire la serratura della porta con una sigaretta o che fuma un mazzo di chiavi al giorno: se mi dovessi ammalare di cancro ai polmoni, sarà un fabbro a operarmi. I paroloni come Lavoro, Famiglia, Denaro, mi attraversano senza toccarmi. Sembra che non sappia vivere assieme a coloro che amo o che rifiuti il loro affetto: non è vero. Ciò che accade è che, a volte, mentre mi accarezzano sto osservando le cicogne nella boscaglia dalla mansarda di zia Maddalena o sullo spiazzo della Praia das Maças, accanto a mio nonno, mangiando un gelato alla fragola. E mi piacciono le persone umili perché i segni della ricchezza interiore mi commuovono.
A proposito di segni interiori di ricchezza la settimana passata, durante le visite all’ospedale Miguel Bombarda, visitai una paziente nuova, di quarant’anni: le era venuto un nodulo al seno e il medico non l’ha voluta operare, perché la malattia aveva già colpito le ossa. Chemioterapia. Una signora molto bella, intelligente. Mi disse
- Mi sarebbe piaciuto vivere ancora un po’
e invece morirà entro poco. Poi sorrise e mi chiese
- Starò meglio, non credi?
lei sapeva che non sarebbe stato così e sapeva che io sapevo che non sarebbe stato così
- Certo che migliorerà
dissi
- È bellissima, lo sa?
- Ultimamente tutti mi dicono così. Faccio quarantun anni il prossimo mese.
Indossava il vestito della domenica, collana, anelli, un velo di azzurro sulle palpebre. L’infermiera aprì la porta, sbirciò, vide che non ero da solo, sparì. E il sorriso
- Magari potremmo rivederci ancora
e io stringendole la mano
- Può darsi
Mentre usciva, persino il modo di camminare era elegante. E allora pensai: meno male che sono un uomo che pensa ad altro. Se non fossi stato un uomo che pensa ad altro, avrei voluto piangere.
Difatti, nel momento in cui il paziente successivo entrava, mi ero già scordato di lei. Mi ero già scordato di lei. Mi ero già scordato di lei.
Grazie a Dio mi ero già scordato di lei.


(Traduzione di Julio Monteiro Martins insieme ai suoi studenti dell’Università di Pisa Annalisa Carbonella, Marco Merlini, Alessandra Pescaglini, Lorenzo Tamburini)



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