I Boscimani


J. M. Coetzee

 

 

(...) Il boscimano è una creatura diversa, un animale selvatico con un'anima bestiale. A volte nella stagione dell'agnellatura i babbuini vengono giù dalle montagne e, per soddisfare il loro estro, azzannano le pecore, staccano il naso a morsi agli agnellini e squarciano la gola dei cani se provano a intervenire. Allora ti tocca andare in giro per il veld ammazzando le tue greggi, un centinaio di agnelli per volta. I boscimani hanno lo stesso carattere. Se per qualche motivo ce l'hanno con un contadino scendono giù di notte, gli portano via tutte le bestie che sono in grado di mangiare e mutilano il resto, gli strappano via pezzi di carne, gli ficcano i coltelli negli occhi, gli recidono i tendini delle zampe. Sono spietati come i babbuini e vanno trattati come bestie.
Fino a pochi anni fa Piquetberg pullulava di boscimani. C'erano due orde, una capeggiata da un essere di nome Dam che, per quanto se ne sapeva, era sempre sfuggito ai commandos. Niente si salvava da lui.
Quando calava la notte Dam e i suoi seguaci s'infilavano negli orti accanto alle fattorie e si servivano. All'alba erano scomparsi. Quanto alle trappole, il boscimano in genere è troppo astuto. Un contadino di Riebeecks Kasteel una volta c'è riuscito, anche se in modo spettacolare. I boscimani scendevano per abbeverarsi a una fonte della sua fattoria. Lui era venuto a saperlo e dietro alle rocce da cui sgorgava la fonte aveva messo un cannone, dopo averlo caricato con un sacco di polvere da sparo e un barile pieno di pallettoni e sassi. Dopodiché aveva fatto passare sotto la sabbia una corda tesa lungo il passaggio che portava a una borsa piena di tabacco (i boscimani non resistono al tabacco). Il mattino successivo all'alba senti l'esplosione. Il cannone era saltato in aria, ma aveva fatto saltare anche la faccia di un boscimano maschio e aveva ferito cosi pesantemente una femmina che quella non si poteva muovere, c'era perfino una terza traccia di sangue che risaliva verso le colline ma lui non la volle seguire per paura di un'imboscata. Appese il maschio a un albero, la femmina la issò su un palo, e li lasciò lì a mo' di avvertimento. Uno dei contadini della zona provò con lo stesso trucco, ma Dam era troppo astuto. Recise lo spago e prese il tabacco. Forse aveva sentito raccontare quello che era successo, quelle creature girano molto, sono come cani, riescono a correre per un giorno intero senza stancarsi e quando emigrano non si portano dietro niente.
L'unico modo sicuro per ammazzare un boscimano è prenderlo in una radura dove il tuo cavallo lo può atterrare. Se sei a piedi non hai speranze, perché quello sa tutto delle armi, e si tiene alla larga. L'unico che io sia mai riuscito a prendere a piedi era una vecchia sulle montagne. La trovai in un buco tra le rocce, abbandonata dalla sua gente, troppo vecchia e malata per camminare. Perché quelli non sono come noi, non curano i loro vecchi, se non sei più in grado di seguire il branco ti lasciano un po' di cibo e di acqua e ti abbandonano alle fiere.
È solo dando loro la caccia come si fa con gli sciacalli che si riesce a liberare un po' di terra. Ma servono un sacco di uomini. L'ultima volta che abbiamo dato una pulita a questo distretto avevamo venti contadini con i loro ottentotti, un centinaio di cacciatori in tutto. Avevamo distribuito gli ottentotti lungo una linea di tre chilometri e alle prime luci li abbiamo spediti a battere un versante della collina. Intanto noi aspettavamo a cavallo sull'altro versante, nascosti in un piccolo kloof. Ben presto il branco di boscimani arrivò correndo giù per il fianco della collina, sapevamo che c'erano perché da mesi le nostre bestie scomparivano. Non era l'orda di Dam, questa volta era l'altra. Aspettammo che si trovassero all'aperto e che gli ottentotti avessero raggiunto il crinale della collina, perché i boscimani tra le rocce si possono nascondere ovunque. Ti scompaiono in una crepa e non ne sai più niente fino a che non ti becchi una freccia nella schiena. Così abbiamo aspettato fino a che non sono usciti allo scoperto. Per sfuggire agli ottentotti correvano a un ritmo regolare e sostenuto, un trotto che sono capaci di mantenere per un giorno intero. Allora siamo usciti dal nostro nascondiglio e abbiamo caricato. Ci eravamo già scelti i nostri bersagli, perché sapevamo che, non appena fossimo comparsi, quelli si sarebbero sparpagliati. Erano sette uomini e due ragazzi abbastanza grandi da portare gli archi, ce li dividemmo - due a testa - lasciando le donne e i bambini per un secondo momento.
In una battuta del genere devi essere disposto a sacrificare uno o due cavalli alle loro frecce. Ma spesso non le lanciano nemmeno, perché sanno che se si fermano anche tu puoi fermarti e che la tua gittata è molto più lunga della loro. Allora quello che fanno è continuare a correre schivando i colpi, nella speranza di raggiungere le colline, dove i cavalli sono svantaggiati. Ma quel giorno sulle colline avevamo messo ad aspettarli gli ottentotti. Così li prendemmo, tutto il branco. La tecnica è quella di rincorrere il tuo uomo fino a che non sei fuori dalla portata delle frecce, poi arrivargli sopra velocemente, mirare e sparare. Se sei fortunato, lui sta ancora correndo e allora è un colpo facile alla schiena. Ma ormai conoscono i nostri metodi, sono scaltri, sanno quello che hai in mente e, mentre corrono, ascoltano il rumore degli zoccoli del tuo cavallo, cosi mentre tu stai per caricarli te li trovi che sbandano improvvisamente a destra o a sinistra e in men che non si dica ti sono addosso. Magari a te mancano trenta metri per poter sparare e il tuo cavallo non s'è ancora fermato. Se sei uno contro uno, la cosa più sicura è smontare e sparare difendendoti dietro il cavallo. Se invece siete almeno in due, come eravamo quel giorno, è più facile, naturalmente: quello dei due che è in pericolo si limita a girare il cavallo portandolo fuori tiro, cedendo all'altro un colpo facile. Il mio boscimano quel giorno non ebbe mai neppure un'occasione di lanciare una freccia. Alla fine cedette e rimase lì ad aspettare. Lo ammazzai con una palla in gola. Alcuni continuarono a correre fino a che non li ammazzarono, altri si girarono e non azzeccarono nemmeno un colpo, un altro lanciò una freccia che prese di striscio un cavallo. Quello è il rischio che corri, e se medichi subito il cavallo puoi ancora salvarlo: incidi la ferita e succhia il veleno, o fallo succhiare da un ottentotto, poi legaci sopra una pietra di quelle che si usano contro il morso del serpente e il cavallo ha buone probabilità di cavarsela. L'arco del boscimano è molto fragile. E a lui non piace perdere punte di freccia perché sono molto difficili da tagliare, così lancia la freccia con una corda lenta e la freccia fa appena in tempo a scalfire il suo obiettivo prima di cadere. Per questo il suo arco non ha gittata. Non è possibile perdere uomini quando si va a caccia di boscimani. La regola aurea è semplice: sorprenderli allo scoperto ed essere in molti a cacciarli. Uomini valorosi sono morti per aver trascurato questa regola. Il veleno dei boscimani ci mette un po' prima di fare effetto, ma è mortale. Devi fare qualcosa immediatamente, prima che ti penetri in corpo. Ho visto un uomo morire dopo tre giorni di agonia, tutto gonfio come un rospo, che urlava invocando la morte e non c'era niente da fare. Dopo aver visto una cosa del genere, ho capito che non c'era motivo di fare i teneri. Una pallottola è sprecata, per un boscimano. Una volta ne hanno preso uno vivo dopo che era stato ammazzato un pastore; l'hanno legato sopra un fuoco e l'hanno fatto arrosto. L'hanno perfino spalmato col suo stesso grasso. Dopodiché l'hanno offerto agli ottentotti, che hanno detto che era carne troppo fibrosa e non era buona da mangiare.
L'unico modo per addomesticare un boscimano è catturarlo quand'è ancora giovane. Ma dev'essere davvero piccolo; non deve avere più di sette o otto anni. Se è più grande di così è troppo inquieto, un giorno o l'altro scappa via e se ne va nel veld. Non lo rivedi più. Se ne tiri su uno fin da piccolo, tra gli ottentotti, diventerà un bravo pastore perché ha una conoscenza innata del veld e degli animali selvatici. Per il lavoro dei campi invece sono addirittura peggio degli ottentotti. Svogliati e inaffidabili.
Le donne sono diverse. Se prendi una donna col suo piccolo rimane con te, perché sa che da sola nel veld sarebbe perduta. Ma quando nelle vicinanze passa un branco di boscimani può darsi che provi a scappare. In tali circostanze è più sicuro tenerla sotto chiave: basta la luna nuova o una notte nuvolosa perché scompaia come un fantasma. Se vuoi trarre profitto dalle donne per avere buoni pastori, devi farle incrociare con gli ottentotti (non si riproducono con i bianchi). Ma dopo una gravidanza passano tre o quattro anni prima che abbiano un altro figlio. Così il loro numero aumenta lentamente. Non sarà difficile, col tempo, cancellarli dalla Terra.
Invecchiano velocemente, sia gli uomini che le donne. A trent'anni sono così pieni di rughe che sembrano decrepiti. Ma non ha senso chiedere a un boscimano quanti anni ha, perché non hanno la più pallida idea dei numeri. Qualunque cosa superi il due per loro è"tanti". Uno, due, tanti. È così che contano. I bambini sono carini, specialmente le femmine, che hanno ossa piccole e delicate. Sia i maschi che le femmine sono sessualmente malformati. Al momento della morte i maschi hanno un'erezione.
Gli uomini della frontiera per lo più hanno sperimentato le ragazze boscimane. Si dice che se ti abitui a loro diventa un vizio. Le olandesi invece hanno un'aura di proprietà. Prima di tutto sono proprietà loro stesse: portano con sé non solo una bella quantità di carne bianca, ma anche una bella quantità di morgen di terra e un bel numero di capi di bestiame e di servi, e poi un esercito di padri e madri e fratelli e sorelle. Insomma, perdi la libertà. Legandoti alla ragazza ti leghi a un sistema di rapporti di proprietà. Invece una boscimana selvaggia non è legata a niente, letteralmente niente. Può darsi che sia viva, ma è come se fosse morta. Ti ha visto uccidere gli uomini che per lei rappresentavano il potere, li ha visti morire come cani. Adesso tu sei diventato il Potere stesso e lei non è niente, è uno straccio con cui ti asciughi e che poi butti via. E la perfetta "usa e getta". La puoi avere per niente, gratis. Può urlare e scalciare, ma sa di essere perduta. E questa la libertà che offre, la libertà dell'abbandonata. Non è attaccata a niente, non ha neppure il ben noto attaccamento alla vita. Ha esalato l'ultimo respiro ed è invasa dalla tua volontà. Reagisce a te in modo perfettamente coerente con quello che vuoi. Lei è l'amore estremo su cui hai puntato i tuoi desideri alienati in un corpo estraneo, in attesa che ti fruttino piacere.


J. M. Coetzee

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