L’IMBORGHESIMENTO DELLA CLASSE OPERAIA

– Brani tratti dal saggio Psicologia di massa del fascismo: Come nasce e perché si diffonde il misticismo organizzato


Wilhelm Reich




(…) Più l’individuo compreso nella massa, in seguito alla sua educazione, è diventato impotente, e più accentuata sarà l’identificazione con il capo, più il bisogno infantile di appoggiarsi a qualcuno assumerà la forma di sentirsi-tutt’uno-con-il-capo. Questa tendenza all’identificazione è la base psicologica del narcisismo nazionale, cioè la coscienza di sé presa a prestito dalla “grandezza della nazione”. Il piccolo borghese reazionario scopre se stesso nel capo, nello stato autoritario, si sente, in base a questa identificazione, un difensore del “popolo”, della “nazione”, cosa che non gli impedisce, sempre in base a questa identificazione, di disprezzare contemporaneamente “la massa” assumendo nei suoi confronti un atteggiamento individualistico. La sua situazione di miseria materiale e sessuale viene talmente soffocata nell’idea, che tanto lo eleva, che egli ha del “padrone” e della sua geniale direzione che in certi momenti dimentica quanto sia profondamente decaduto a una ubbidienza priva di significato, acritica (…)


(…) Arriviamo infine al problema dell’uomo cosiddetto apolitico. Hitler non solo ha fondato il suo potere a priori con l’appoggio delle masse fino a quel momento essenzialmente apolitiche, ma ha compiuto “legalmente” anche il suo ultimo passo fino alla vittoria nel marzo 1933 con la mobilitazione di non meno di cinque milioni di persone che fino a quel momento non avevano votato, cioè di persone apolitiche. I partiti di sinistra si erano sforzati in ogni modo di conquistare le masse indifferenti, senza chiedersi che cosa significa “essere indifferenti o apolitici”.

Se l’industriale e il grande proprietario terriero sono chiaramente a destra, la cosa è senz’altro comprensibile se si tiene conto dei loro immediati interessi economici. Per essi un orientamento politico a sinistra significherebbe una contraddizione con la loro condizione sociale e sarebbe quindi spiegabile solo con motivi irrazionali. Se il lavoratore dell’industria politicamente è orientato a sinistra, la cosa è razionalmente del tutto coerente perché è determinata dalla sua posizione economica e sociale nella fabbrica. Ma se gli operai o gli impiegati o i funzionari sono politicamente orientati a destra, la cosa è dovuta alla confusione politica, cioè all’ignoranza della loro posizione sociale. Più una persona che appartiene alla grande massa dei lavoratori è apolitica e più facilmente diventa accessibile alla ideologia della reazione politica (...)


(…) Il fascismo penetra negli ambienti operai da due parti: dalla parte del “Lumpenproletariat” (un’espressione che fa rizzare i capelli) per mezzo di una diretta corruzione materiale che per mezzo di una influenza ideologica. Il fascismo tedesco, nella sua totale mancanza di scrupolosità politica, prometteva tutto a tutti; così per esempio in un articolo del dottor Jarmer, intitolato “Kapitalismus” (“Angriff” del 24/09/1931) si leggeva:


“Al congresso del partito tedesco-nazionale a Stettino, Hugenberg si è opposto con lodevole chiarezza al capitalismo internazionale. Ma ha contemporaneamente sottolineato che l’esistenza di un capitalismo nazionale è necessaria.

Con questo però ha contemporaneamente tracciato di nuovo la linea di demarcazione fra i tedeschi-nazionali e i nazionalsocialisti; perché questi non hanno alcun dubbio che l’ordinamento economico capitalistico che sta crollando ovunque deve essere sostituito da un altro, in quanto nemmeno nel capitalismo nazionale vi può essere giustizia”.


Queste parole hanno quasi un suono comunista. Il propagandista fascista si appellava qui direttamente con intenzioni volutamente disoneste ai sentimenti dell’operaio. Ma il grande problema era quello di scoprire perché la classe operaia nazionalsocialista non si rendeva conto che il fascismo prometteva tutto a tutti.

Era generalmente noto che Hitler era in trattative con i grandi industriali, che riceveva denaro da essi e che prometteva il divieto di sciopero. Il fatto che l’operaio medio non si rendesse conto di simili contraddizioni, nonostante una intensa attività di smascheramento svolta da organizzazioni rivoluzionarie, doveva dipendere dalla sua struttura psicologica. Durante la conversazione con il giornalista americano Knickerbocker, Hitler disse, a proposito del riconoscimento dei debiti privati contratti con l’estero:


“Sono convinto che i banchieri internazionali si renderanno presto conto che la Germania, guidata da un governo nazionalsocialista, sarà un luogo sicuro per gli investimenti, e che verrà concesso volentieri un interesse del 3% sui crediti”.


Se la propaganda rivoluzionaria aveva il fondamentale compito di “snebbiare il proletario”, la cosa non poteva essere realizzata semplicemente appellandosi alla sua “coscienza di classe”, e nemmeno indicandogli continuamente la sua oggettiva condizione economica e politica, e certamente ancor meno smascherando costantemente l’inganno che veniva perpetrato a suo danno. Il primissimo compito della propaganda rivoluzionaria sarebbe stato quello di tener conto, con la massima comprensione, delle contraddizioni presenti nell’operaio, del fatto che la precisa volontà rivoluzionaria non era offuscata o annebbiata, ma che il lato rivoluzionario della struttura psichica era in parte sottosviluppato e in parte compenetrato da opposti elementi strutturali reazionari. La distillazione della mentalità rivoluzionaria nelle masse è forse il compito principale nel processo di liberalizzazione della loro responsabilità sociale.

In periodi di “tranquilla” democrazia borghese il lavoratore occupato ha due possibilità fondamentali: l’identificazione con la piccola borghesia che lo sovrasta oppure l’identificazione con la propria condizione sociale che genera forme di vita proprie che sono contrarie a quelle reazionarie. La prima cosa significa invidiare il reazionario, imitarlo e, se esiste la possibilità materiale, assumere completamente le sue abitudini di vita. La seconda significa rifiutare queste ideologie e abitudini di vita del reazionario, creare una netta linea di separazione, negarlo, sottolineare il proprio modo di vivere e ostentarlo. A causa dei modi di vivere classista e sociale che esercitano contemporaneamente la loro influenza, entrambe le possibilità sono aperte. Il movimento rivoluzionario non aveva inoltre tenuto abbastanza conto delle piccole abitudini quotidiane, apparentemente irrilevanti, e spesso le aveva sfruttate in modo sbagliato. La camera da letto piccolo borghese che il “proletariato” acquista non appena ha la possibilità di farlo, anche se per il resto ha una mentalità rivoluzionaria, la conseguente repressione della moglie, anche se è comunista, l’abbigliamento “decente” nei giorni di festa, le rigide forme di ballo e mille altre “piccolezze”, se cronicamente presenti, esercitano un’influenza molto più reazionaria di mille discorsi e volantini rivoluzionari. La vita strettamente quotidiana; invece il lavoro in fabbrica e il volantino rivoluzionario hanno un effetto che dura soltanto alcune ore. Era quindi un grave errore tener conto delle tendenze conservatrici della classe operaia, organizzando feste per “conquistare le masse”, feste che il fascismo reazionario organizzava in modo molto più brillante. Non si curavano le forme rivoluzionarie di vita nascenti. Nel “vestito da sera” che la moglie di un operaio indossava per una simile “festa” vi era più verità sulla struttura reazionaria dell’operaio che in mille articoli. Il vestito da sera e l’abitudine familiare di andare a bere birra in verità sono soltanto l’espressione esteriore di un processo in atto nell’operaio di cui si parla, un segno che era già predisposto ad accogliere la propaganda nazionalsocialista. Se poi il fascista prometteva inoltre “l’eliminazione del proletariato” ottenendo larghi consensi, allora in 90 casi su 100 aveva avuto un effetto favorevole non il suo programma economico, ma il vestito da sera. Dobbiamo rivolgere molta più attenzione a queste piccole cose della vita quotidiana. In base ad esse si forma concretamente il progresso sociale o il suo opposto, non in base alle frasi politiche che suscitano soltanto un entusiasmo passeggero. Qui ci attende un lavoro molto importante e fruttuoso. Il lavoro rivoluzionario di massa in Germania si limitava quasi esclusivamente alla propaganda “contro la fame”. Come si è rivelato, era una base troppo stretta, anche se si trattava di un argomento importante. La vita degli individui che fanno parte della massa dietro le quinte è legata a mille cose. L’operaio adolescente ha mille preoccupazioni di carattere sessuale e culturale che lo dominano non appena ha appagato un po’ la sua fame. La lotta contro la fame è di fondamentale importanza, anche gli aspetti della vita umana che si svolge dietro le quinte devono essere illuminati energicamente e senza ripensamenti dalla luce abbagliante dei riflettori del teatro dove si svolge la pagliacciata in cui noi siamo contemporaneamente attori e spettatori.

Si scoprirebbe che i lavoratori sono immensamente creativi nei loro tentativi di sviluppare le loro forme di vita e il loro modo naturale di concepire le cose. Il superamento sociale della vita quotidiana conferirebbe alle masse appestate reazionariamente una spinta insuperabile. E’ indispensabile esaminare dettagliatamente, concretamente e obiettivamente questi problemi. Garantirebbero ed accelererebbero la vittoria della rivoluzione. Non ci si rivolga la banale obiezione che simili proposte non sono altro che illusioni. Lottare per recuperare tutti gli embrioni di forme di vita democratica significa tracciare una battagliera linea di demarcazione contro tutto ciò che è reazionario, significa un battagliero sviluppo degli embrioni di una vita civile della massa che è l’unica a poter garantire una pace duratura. Fino a che nell’operaio prevale l’irresponsabilità sociale reazionaria sulla responsabilità sociale sarà difficile conquistarlo a un atteggiamento rivoluzionario, cioè razionale. Vi è un’altra ragione per cui non si può rinunciare a questo lavoro psicologico a livello di massa. L’avvilimento del lavoro manuale, che è un elemento centrale dell’inclinazione all’imitazione del lavoratore reazionario col colletto inamidato, costituisce quella base psicologica di massa su cui si appoggia il fascismo non appena comincia a penetrare nella classe operaia. Il fascismo promette l’abolizione delle classi, cioè l’abolizione della condizione proletaria (…)




(Brani tratti da Psicologia di massa del fascismo di Wilhelm Reich – traduzione di Furio Belfiore e Anneliese Wolf, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, impresso nel mese di aprile 1974 presso le Arti Grafiche delle Venezie di Vicenza.)

Wilhelm Reich: La sua città natale si trova nella parte della Galizia polacca attualmente in Ucraina, che all'epoca era ai limiti orientali dell'Impero austro-ungarico.

La famiglia di Reich era benestante, e pertanto il padre poteva permettersi di non far frequentare le scuole pubbliche ai propri figli, preferendo fossero seguiti da un tutore privato; all'epoca questa scelta non era vietata dalle leggi di Stato. I Reich erano di origine ebrea, ma non diedero una educazione religiosa ebraica, né appartennero mai ad alcun movimento religioso, educando i figli alla libertà di pensiero.

Nel 1910, quando Wilhelm aveva solo tredici anni, raccontò al padre della relazione tra il proprio tutore e la madre, che forse per questo si suicidò. Quattro anni dopo morì anche il padre e Wilhelm si fece carico, diciassettenne, di gestire l'impresa familiare ed i possedimenti agricoli. La guerra gli porterà via tutto.

Dopo la guerra si iscrisse a giurisprudenza, ma poco dopo cambiò facoltà e passò a Medicina (sempre presso l'Università di Vienna) ove si laureò nel 1922 dopo quattro anni di corso anziché sei, come era consentito ai reduci di guerra. In questo periodo mantenne il fratello minore (che morirà ventiseienne) dando ripetizioni universitarie.

Al secondo anno di questo cursus studiorum, nel 1919, ebbe l'idea di organizzare un seminario di sessuologia, ritenendo che la materia fosse il punto debole della facoltà ed invitò, tra gli altri, alcuni psicoanalisti.

Nello stesso anno, grazie alla stima che dimostrò per lui Paul Federn, divenne membro della Società Psicoanalitica di Vienna (fondata da Freud, Adler, Kahane, Reitler e Stekel) e già dal 1919 iniziò a trattare pazienti.

Nel 1922, anno della laurea, sposò Annie Pink, un'altra famosa psichiatra, inizialmente sua paziente come il discepolo Alexander Lowen; iniziò a lavorare nella Clinica Psicoanalitica fondata da Freud nel medesimo anno.

Tra il 1924 ed il 1930, ormai professore, insegnò all'Istituto di Training Psicoanalitico di Vienna.

Nel 1925 pubblicò un libro (Il Carattere Pulsionale) sulla psicopatologia dell'io in cui confrontava un panel di nevrotici con inibizioni pulsionali con uno composto da soggetti pulsionalmente disinibiti (affetti cioè da disturbi borderline).

Fu qui che per la prima volta si accorse che alcuni problemi potevano avere una relazione con la condizione sociale dei pazienti (Cfr. Erich Fromm).

La stima di Freud per Reich aumentò incondizionatamente fino al 1927, anno della sua iscrizione al Partito Comunista e della pubblicazione del libro "La funzione dell'orgasmo" che poneva Reich in contrapposizione con i colleghi, tutti appartenenti alla borghesia, come la propria famiglia di origine.

In questo periodo maturò in Reich la convinzione che vi sia un nesso tra repressione sociale e repressione della sessualità (Cfr. Marcuse), differenziandosi in questo da Freud, che non si interessava all'aspetto sociale delle nevrosi, limitando il campo di terapia all'individuo affetto dalla patologia specifica.

Negli anni Trenta Reich sostenne di aver scoperto un'energia cosmica durante i suoi studi sull'orgasmo nell'ambito della psicologia, e la chiamò per questo orgonica, supponendo che fosse contenuta nell'atmosfera e nella materia vivente. In mancanza di prove sperimentali, questa sua opinione non fu mai accettata dal mondo scientifico.

Quando una sua opera pubblicata nel 1933, Massenpsychologie des Faschismus (Psicologia di massa del fascismo), fu messa al bando dai nazisti, Reich decise di fuggire dall'Austria e si trasferì nel 1939 negli Stati Uniti d'America, dove continuò le sue ricerche sperando di trovare una cura per malattie incurabili come il cancro. Nel 1947, a seguito di una serie di articoli sull'energia orgonica pubblicati su The New Republic e Harpers, la Food and Drug Administration (FDA), iniziò a investigare sulle affermazioni di Reich in merito alla terapia orgonica, di cui impedì la promozione come trattamento medico. Tra il 1947 e il 1951 condusse il progetto ORANUR.

Processato per aver violato il divieto, della FDA, Reich si difese da solo, inviando al giudice tutte le proprie pubblicazioni; alla fine fu condannato a 2 anni di reclusione. Nell'agosto del 1956, secondo alcune fonti, i suoi appunti furono bruciati dalla FDA.

Reich morì in prigione per un attacco cardiaco un anno dopo, il giorno prima del suo rilascio.




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