COCKTAIL DI VETERANI (2)

Dmitrij Kostenko

 


All’inizio del XX secolo c’erano il marxismo, l’anarchismo e altre nuove teorie. Il marxismo ha spiegato il mondo dalla A alla Z, mostrando anche come cambiarlo. Ciò affascinò un gran numero di intellettuali, che abbracciarono la rivoluzione come una causa per la vita. L’anarchismo non poteva vantare formule scientifiche e razionali, ma prometteva il capovolgimento totale della società: tutto sarà completamente nuovo. Erano idee assolutamente attraenti che si diffusero come un bacillo. Oggi però il pensiero è in crisi. La liquidazione dell’URSS ha colpito tutta l’idea di sinistra. E una nuova idea in grado di spiegare il mondo e indicare una strada per cambiarlo, come il marxismo all’inizio del XX secolo, non è stata ancora articolata. Le idee sono diventate sempre più piccole: i vegetariani, i diritti degli omosessuali, i nostri poveri animali… Nessuna persona di sinistra invoca più oggi un radicale rivolgimento del mondo. Solo qualche dogmatico rimastica ancora alla lettera gli insegnamenti marxisti. Nessuno crede più nella rivoluzione, ognuno si occupa solo di intrighi politici locali… ci sono anche persone valide tra loro, ma non credono più in quello in cui vale la pena credere: “Ora spostiamo le montagne, cacciamo il potere e costruiamo il regno dei cieli in terra.”

All’inizio della Perestrojka sorse almeno qualcosa di simile a un movimento autonomo e indipendente. Oggi invece balliamo alla musica di occidentali frustrati che non credono più nella rivoluzione. Siamo informati, discutiamo su internet dei problemi dell’occidente e assumiamo tutto da là. Ciò è stupido, falso, infantile – e accade volontariamente, senza alcuna costrizione. Non c’è dubbio, la “cortina di ferro” ci è stata utile. Ora mettiamo da parte tutto il superfluo e ci regoliamo su un cannone straniero. Questo vale anche per i gruppuscoli più settari e dogmatici, sia della bohème che della politica, in definitiva per tutto lo spettro dei nostri miserandi ambienti alternativi. Da noi non esiste neppure una sinistra lontanamente paragonabile, ma chiunque mantenga anche solo uno straccio di contatto con parti della sinistra occidentale vuole fare come loro. Dopo averlo capito, avrei voluto fondare una rivista dal titolo “Non credete a nessuno al di là dell’Elba”. Qui, nello spazio post-sovietico, doveva sorgere qualcosa di indipendente e originale, qualcosa che avesse a che fare con le nostre condizioni di vita. L’unico movimento originale sulla scena politica radicale russa – sia a destra che a sinistra – è il Partito Nazional-Bolscevico, poiché si aggancia ad archetipi russi: costruire il regno dei cieli sulla terra! L’immagine del buon Stalin! L’immagine del buon Lenin! Anche se qua e là compaiono stupidaggini nazionaliste, esse hanno a che fare con noi e con qui. In occidente non c’è niente del genere. Non dico che il programma del PNB sia condivisibile o persegua le idee giuste, ma la forma di presentarsi, la confezione, è quello di cui abbiamo bisogno.

Tra il 1994 e il 1996 intorno all’Iniziativa Anarchici Rivoluzionari (IREAN), alla Stella Nera e alla Difesa Studentesca, sorse un’organizzazione chiamata Prochodimcy Rivoluzionari. Era una trovata russa, a cui veniva conferito un timbro ironico. A questa postura ironica apparteneva la convinzione che ci sarebbe stata la rivoluzione. Che prima o poi saremmo scesi in strada con i lunghi coltelli, che i nemici sarebbero caduti ai nostri piedi implorando pietà, e noi ci saremmo divertiti come matti! Il tutto aveva qualcosa di schizofrenico nello stile, a cui si aggiungeva la distanza ironica verso gli occidentali, perché al contrario di quelli che con espressione ipocritamente seria incassavano somme ingenti, a noi arrivavano nel migliore dei casi solo rimborsi spese per le trasferte in occidente.

Come era l’ambiente anarchico negli anni ’80? Diversamente per esempio dalla Polonia, dove c’erano Punk, Hardcore, concerti e azioni, in Russia si trattava di giovani colti, che studiavano storia e nelle biblioteche si accorgevano che Bakunin e Kropotkin non erano affatto proibiti, bensì avevano trascorso tutta l’epoca sovietica sugli scaffali, polverosi e intonsi. Questi giovani li leggevano e ne restavano entusiasti, con quelle idee andavano poi ai raduni clandestini degli intellettuali dissidenti e sviluppavano i loro progetti. Perciò all’inizio i circoli anarchici erano molto civili. Dal 1990/91 cominciarono ad arrivare punks, asociali e capelloni, come si conviene. Ma nella vita quotidiana l’anarchismo non ebbe luogo. Si prese le distanze dai rockettari, facendo attenzione ai principi dogmatici. E quando tutto crollò, quando il potere sovietico si dissolse, anche a quel movimento venne a mancare il fiato… Noi appartenevamo all’ala sinistra del movimento anarchico e pensavamo: eravamo così tanti e ora nessuno fa più nulla. Mettemmo insieme i vecchi indirizzi, ci rivolgemmo a tutti cercando di riportare in vita il cadavere. Ciò funziona al meglio con l’elettroshock. Con iniezioni e riflessologia. Stampammo un piccolo volantino di aneddoti sovversivi e lo intitolammo Nuovo Nestor. Agli anarchici sparsi in tutto il paese venne la schiuma alla bocca. Quello che facevamo era ai loro occhi talmente disgustoso che ci denunciarono in occidente. Così nacque il movimento IREAN. Col nostro metodo raggiungemmo anche nuove persone. Molti degli attuali anarchici di Krasnodar e altrove cominciarono allora. Poi stravolgemmo la noiosa e dogmatica rivista che .pubblicava il nostro piccolo gruppo, la Stella Nera, e la riempimmo delle nostre cose. Cinque o sei numeri divennero lettura di culto. E così si arrivò dove bisognava arrivare – sorse una sottocultura.

A quel tempo scrissi un articolo sulla figura del Prochodimec. Per noi non si trattava di una parolaccia, bensì di qualcuno che crede a un’idea ma si comporta criticamente verso la situazione politica circostante, onora i grandi dirigenti proletari ma non si china gratuitamente ai loro piedi, e non attende alla sua vita privata e professionale a discapito delle attività politiche. A un certo punto i nostri compagni cominciarono a rendersi conto di utilizzare termini come “prochodimec”, “asociale” senza il minimo risvolto negativo. Al contrario: “quello è completamente asociale, un tipo in gamba: in viaggio ha fondato un comitato della Quarta Internazionale, ha tirato fuori una lattina e ha raccolto denaro per liberare i prigionieri politici in qualche repubblica abchasica, che probabilmente neppure esiste!”

Gli occidentali divennero per noi come pupazzi di plastica. Non sono come noi! Prenderli per il culo va bene! Dopotutto non afferma Lora Akai, nota specialista dell’anarchismo russo per gli occidentali, che per lei chiunque abbia bevuto un tè con i trockisti non è più una persona?

La cosa certa è che l’uomo occidentale non ha anima. Da noi almeno ne restano degli avanzi, ma li perdiamo sempre più e il mondo gretto si espande intorno a noi, ovunque, anche nelle semplici relazioni personali tra rivoluzionari o bohèmien. La cortesia di un tempo muore di giorno in giorno. Il sowok, la realtà sovietica, non era una condizione ideale ma adesso comprendiamo fin troppo bene che era migliore del capitalismo, poiché ci dava la libertà dell’emigrazione interna. Le zone autonome nel sowok esistevano per davvero. Nell’era post-staliniana si poteva lavorare come custode, si era contenti di un paio di rubli, e ci si poteva immergere in un altro mondo incontrandosi in una cucina con gli amici. Non c’era bisogno d’altro. Oggi è proprio il contrario, lavorare, fare di tutto per dimostrare di non essere un perdente, un “loser”.

Questa è la cosa più rivoltante accaduta nell’ambiente: rivoluzionari che usano la parola “loser”, quando in Russia essere perdenti è sempre stato onorevole. Tutti volevano essere perdenti, ne erano orgogliosi! E ora questa mentalità americana, “Loser”! “Loser!” È rivoltante, disgustoso!



Traduzione di Antonello Piana

 






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