IL P. DIGNITOSO


Abdelmalek Smari


–Brano tratto dal romanzo L'occidentalista

 



(...) La via Palermo era quasi deserta in quella giornata del ven­ticinque aprile, data della liberazione. Pioveva sulla città. Pioveva sulla minuscola via Palermo con un ritmo continuo e uguale. Samir camminava con gioia incontenibile nel cuore. I vestiti che indossava mettevano in straordinario contrasto l'ambra della sua carnagione e gli splendenti capelli corvini. Camminava leggero, quasi quasi si sarebbe messo a danzare. Certo pioveva, ma non faceva freddo, gli venne in mente Lady Chatterley. Sognava che la sua pelle in fiamme sentisse direttamente le tenerezze di quella mano esperta di carezze e le perle silvestri gocciolargli sulle braccia, sul petto, lungo la schiena ed ogni parte intima. Rinfrescargli ogni tessuto, ogni cellula. "La natura è una bella amante" pensò fermandosi, accese una sigaretta e sprofondò di nuovo nel sogno.

Non lontano da lui c'era una donna che guardava una vetri­na: Samir se ne accorse. La fissò con lo sguardo per un po' di tempo. Bionda dagli occhi verdi. "Ma quante belle cose fa la natura" sospirò. Come le acque con i rami affacciati sul bordo di un fiume generoso, così anche i suoi occhi rispecchiavano le folte e oscure ciglia. Aveva una bellezza nostalgica che ispirava curiosità e il desiderio irresistibile di svelarne il mistero. Samir si rese conto che la stava guardando con un'intensità sconcertante già da tempo.

Nelle vetrine c'erano, qua e là fra la merce esposta e gli oggetti di bigiotteria, qualche specchio e superfici riflettenti a cui la giovane non mancava di tanto in tanto di lanciare sguar­di furtivi... per assicurarsi della sua bellezza o per ammirare lei stessa questa bellezza che aveva incantato un estraneo? Finita l'ispezione delle sue fattezze e quella della vetrina, la donna fece un passo per continuare il cammino interrotto tre minuti prima. Quando le fu vicino, Samir le rivolse il più garbato dei sorrisi e le regalò un ciao soave ma virile. La donna non rispo­se, ma allungò il passo.

«Ascolta, tesoro...» insistette lui «faresti l'amore con me? non ti chiederò troppo: soltanto venti euro per la prestazione e dieci per il letto».

«Vattene» esclamò lei scandalizzata.

«Ti va se ti faccio uno sconto? accetto venti e pago io il letto».

Indispettita, la ragazza gli chiese con esasperazione: «Che cosa vuoi da me, ma per chi mi prendi? Devi sapere che le donne sono oneste in questo Paese, adesso lasciami o chiamo la polizia!».

«Fino ad ora non ti ho fatto nessun male... e non farò mai del male né a te né a tutte le donne del mondo. È soltanto una proposta di prestazione che ti sto facendo: se mi ascolti, ti spiego meglio».

Lei si fermò sul marciapiede e fissando Samir gli ripeté la domanda con voce rassegnata: «Cosa vuoi da me?».

«Niente, se non dirti che sono disposto a fare l'amore con te per il prezzo irrisorio di venti euro».

«Incosciente!» esclamò, poi alzò gli occhi al cielo e aggiunse «Signore, che calvario! Senti, lasciami tranquilla: io non sono la donna che tu credi di avere davanti».

Si allontanò ma Samir la seguì.

«Ascoltami bene per l'ultima volta... mi vedi? Sono elegan­te, bello e ben vestito. Ho una casa e una vita da mantenere. Tutto ciò richiede soldi, sei d'accordo?».

«E allora?».

«E allora... è così che guadagno il mio pane quotidiano». La donna non credette ai suoi occhi.

«Che importa a me?»

«ll mio lavoro» continuava a spiegare a se stesso Samir in una specie di delirio, mentre la ragazza era già all'angolo a telefonare «consiste nel curare le donne, nell'alleggerire loro il peso della solitudine e delle frustrazioni della vita quotidiana, nell'aiutarle a ritrovare, semmai è possibile, la pace coni sensi, ad appagare i loro desideri, i loro capricci, ad offrire loro l'oc­casione di ritrovare i piccoli e deliziosi giochi proibiti. Tutto ciò per venti, trenta curo».

Si risvegliò quando vide due civette della polizia che venivano, l'una contro l'altra. Se ne rese conto troppo tardi per poter scappare... Ma Samir non si lasciò vincere così facil­mente dalla piega che il destino aveva fatto prendere a quel suo mestiere del "futuro": continuò il resto della storia tra incubi e deliri in un'altra dimensione in cui né la polizia, né la ragazza puritana potevano nulla.

In realtà erano due ore che stava seduto, ignorato, in un ufficio della questura di via Montebello ad aspettare cosa si decidesse del suo caso e a guardare due agenti di polizia, indif­ferenti. Sentiva un po' di febbre e l'immaginazione confusa gli faceva vedere, come in un film muto, la successione degli avvenimenti con un altro esito della propria storia... a partire

dal momento immediatamente precedente l'arrivo della polizia.

«Allora, vieni con me?».

«Senti...» e la ragazza tacque; un sorriso che lei cercava di nascondere riuscì ad illuminarle il viso «non mi interessa... vai a trovartene un'altra».

«Con te andrei pure per dieci euro, non vedi che ti ho fatto uno sconto speciale del 50%? mai in vita mia ho fatto questo, da quando ho iniziato ad esercitare... forse perché sei la più bella ragazza che ho mai visto».

«Hai finito?».

«Sì... che ne dici?».

La ragazza se ne andò senza dire niente e Samir tornò al suo posto vicino al tabaccaio: la giornata per lui era appena comin­ciata. Aveva un'assoluta fiducia e uno sconfinato ottimismo nella sua attività ed aveva capito che l'unica vocazione dell'uomo era "l'amore". "È ingiusto che i maschi possano anda­re come e quando vogliono con le donne, mentre questo tipo di piacere resta proibito alle loro donne". Da piccolo Samir osser­vava gli uomini del quartiere che, appena percepivano lo stipendio del mese, correvano al bordello o alle case d'appunta­mento.

"Come mai, si era chiesto più tardi, l'uomo ha avuto il coraggio di farsi carico dei propri desideri e la donna no? eppu­re la donna non è debole: se vuole qualcosa, l'ottiene. Sarà perché l'uomo detiene un potere speciale su di lei? Non c'è dubbio che lui la corrompe, permettendole tutto, tranne che essere coerente con se stessa". Forte di questa convinzione, Samir cominciò a praticare questo suo nuovo mestiere.

"Ma perché, aveva risposto un giorno, arrabbiato nero, ad una prostituta, io devo pagare per fare l'amore e tu no? Godi anche tu! Lei si accontentò di un "ma tu sei un uomo!". "Cosa significa essere un uomo?" si chiedeva Samir mentre lasciava la donna alla sua sorte. Aveva iniziato a leggere libri sul sesso. Le sue esperienze passate gli erano state di aiuto e ne aveva ricavato che l'eleganza, anche se costosa, era indispensabile. Gli interminabili studi sull'espressione del viso davanti allo specchio gli avevano insegnato a riprodurre un'infinità di maschere, che andavano dal più insignificante dei sorrisi e degli sguardi fino alla simulazione delle più intense manifestazioni del godimento e del piacere. Una donna lo aveva pagato cinquanta euro solo per guardarlo mentre si masturbava, un'altra cento per essere masturbata da lui.

Se il luogo del suo lavoro era fisso, l'orario era però un po' irregolare. Lui teneva alla discrezione e non a caso aveva scel­to una stradina poco frequentata. Lavorava quattro giorni su sette. Ovviamente doveva essere sempre in forma.

La giovane donna era ritornata con una sua amica; Samir le salutò e aggiunse, rivolgendosi a lei.

«Allora, hai cambiato idea?». Questa volta la donna era più tranquilla.

«Non ho cambiato idea» sorrise indicando la sua amica «tuttavia, se t'interessa, ti ho portato una cliente».

«Samir, molto onorato, andiamo?».

«Laura...» e morsicando il labbro inferiore, aggiunse

«Quanto sei bello e sensuale!». «Grazie, allora andiamo?».

«A dire il vero» replicò Laura «non è l'amore in sé che mi interessa, ma il tuo caso».

«In termini entomologici significa che io rappresento un raro specimen, vero?».

«Temo di sì» acconsentì Laura.

«Ascolta signorina, sto lavorando. Se ti va di venire con me, sei la benvenuta, altrimenti lasciami lavorare».

«Non ho voglia di fare l'amore in questo momento e anco­ra meno di pagare per farlo. Anch'io sto lavorando». «Batti anche tu?» chiese Samir.

«No, sono una giornalista e lavoro per una tv privata di Milano, con alcuni miei colleghi ho mandato in onda un pro­gramma a puntate su fenomeni sociali e individuali insoliti.

Abbiamo presentato numerosi casi e la nostra trasmissione ha ottenuto un successo enorme».

«Complimenti, ma per quale motivo dovrebbe interessarmi?».

«Non vuoi essere famoso, non vuoi farti propaganda a buon mercato? Un altro avrebbe pagato una barca di soldi per anda­re in tv a pubblicizzare il suo commercio».

«Devo pagare per partecipare a questa trasmissione?» chie­se Samir e, senza attendere risposta, aggiunse sveltamente:

«No, grazie, non voglio nessuna propaganda. Ho già i miei clienti».

«Non devi pagare per partecipare» prosegui Laura «basta solo, nel caso t'interessi, che tu ti presenti giovedì pomeriggio alle sedici all'indirizzo indicato su questo biglietto» e gli diede una carta da visita che aveva tirato fuori dalla borsetta,

«Coraggio» insistette «ti aspettiamo, la nostra trasmissione fa il giro dell'Europa!».

Samir afferrò il biglietto e se lo mise in tasca senza dire niente.

In studio Samir si meravigliò dall'animazione inconsueta del personale e dei giornalisti, rispetto alla calma che la tv mostrava di solito.

«Sbrigati!» gli disse Laura, quando lo vide distratto dall'agitazione generale della gente indaffarata come bambini presi dal gioco.

«Iniziamo tra qualche minuto... hai un documento? È vie­tato fumare nello studio» continuò Laura in una raffica di parole «sono le esigenze del mestiere e poi lo spazio è un po' esi­guo».

E Samir con insolenza «Ci si inventa sempre qualche pretesto per arginare la libera spontaneità della gente e ostacolare il flusso della vita. Fumerò».

«Io ti ho avvisato!» tagliò corto la poliziotta che Samir, nel suo delirio, identificava con la Laura della sua fantasia.

Parlavano attraversando un lungo corridoio squallido e quasi deserto. Quando arrivarono davanti a una porta chiusa, Laura spinse uno dei due battenti. Samir tacque. La porta si aprì su una stanza spaziosa e altissima, illuminata da possenti riflettori. Gli ospiti erano giovani e meno giovani, uomini e donne, tutti ben vestiti, eleganti e sorridenti. Erano già nei posti assegnati come scolari nei loro banchi. Alcuni parlavano e ridevano discretamente tra di loro; altri, curiosi, guardavano a destra e a sinistra gli schermi e gli affreschi che decoravano la scena. Altri ancora erano assorbiti dall'entusiasmo traboc­cante dei giovani animatori, indaffarati a mettere in onda la

loro trasmissione.

Gli sembrava che il suo amico insegnante Luigi fosse un habitué che partecipasse in maniera continuativa a commentare le varie eccentricità e i misteri del comportamento umano. Samir accese una sigaretta, ne aspirò un lungo tiro e sbuffò il fumo in aria. Vedendolo, un animatore col complesso acustico-microfonico sulla testa gli si avvicinò.

«Che cazzo fai?» lo apostrofò un poliziotto in borghese che usciva in quel momento dall'ufficio di fronte a lui.

Samir senti invece «Scusate... non si può fumare qui». «Io posso» rispose quindi.

«In questo caso... vogliate uscire nel corridoio».

«In questo caso me ne vado» disse Samir «apprestandosi ad alzarsi».

«Te l'avevo detto» concluse Laura, come se cercasse di lavarsi le mani dell'insolenza di Samir.

«Anch'io ti avevo detto che avrei fumato».

«Ma chi ti credi di essere?» sbottò Laura.

«Io sono indispensabile!» affermò con arroganza Samir. Continuava a vedere la questura come uno studio televisi­vo...

«Cos'è questa ingiustizia» protestò «mi hai fatto venire qui per esercitare su di me il tuo potere?».

«Dài...» disse Laura ritrovando la sua calma «non fare lo spiritoso, si comincia fra qualche secondo. Spegni la sigaretta! ».

«Me ne vado» minacciò Samir.

Era sul punto di partire quando il giovane animatore l'invi­tò a sedersi...

In realtà era un poliziotto che lo costringeva a sedersi perl'interrogatorio.

"Finalmente avete capito" pensò. Le macchine da presa erano già "braccate su di lui" da un bel pezzo.

«Sei capriccioso» notò Laura, scivolando con arte dalla realtà nella finzione.

"Che commediante!" pensò Samir, poi disse ad alta voce «Non sono capriccioso, semplicemente non gradisco che mi si detti la condotta da assumere. Se si fosse trattato di una qual­siasi altra sciocchezza di un uomo illustre, politico o star di Hollywood, avreste avuto il coraggio di comportarvi allo stes­so modo?».

«La legge è uguale per tutti» sentenziò il giornalista.

«La legge... la vera legge» replicò Samir «è la necessità».

«Samir» domandò seria Laura «cosa fai nella vita?».

«Faccio il prostituta, sono quello che si può chiamare, pla­giando un'espressione vecchia come il mondo, un uomo di gioia. Cerco di portare gioia nei cuori di qualche triste anima, nei corpi frustrati, trascurati, maltrattati».

«Potete dirci» intervenne il giornalista «come si riconoscono queste tristi anime, questi corpi frustrati?».

«Sicuramente loro non si riconoscerebbero se non espri­messero la loro tristezza a un cuore disposto ad ascoltarle». «Come lavori?» chiese ancora Laura.

«La tua amica te l'ha raccontato no?».

«Non ho fatto questa domanda per me, ma per il pubblico» precisò Laura.

«Ah, siamo già in onda?» si meravigliò Samir.

«Si, da... esattamente trenta secondi».

«Ecco» rispose Samir «mi metto sul marciapiede di una stra­da e con la massima discrezione propongo le mie prestazioni».

«Hai clienti?» continuò Laura.

«Quando vedete un commercio che va sempre avanti, voi non vi soffermate a chiedere se tutto va bene, vero? Non mi lamento, ma il giorno in cui questo lavoro non mi farà più vivere, lo cambierò. Finora ho svolto un sacco di mestieri... siccome questo lavoro è di mia invenzione, lo amo tanto».

«Avete un tipo di clienti particolari?» chiese il giornalista «lavorate esclusivamente con le donne, oppure avete, qualche volta, a che fare con degli uomini?».

«Preferisco le donne, ma se un uomo insiste non lo deludo, basta che paghi».

«Con quali categorie di uomini lavoreresti volentieri?» chiese Laura.

«I gay ovviamente».

«E se ti capitasse un non-gay cosa risponderesti?».

«Sinceramente io cerco sempre di evitare gli uomini. Se mi pagano molto, però, le mie resistenze cadono. L'esperienza mi ha insegnato che non si deve mai essere sicuri di una cosa sulla quale non si ha nessun controllo o alla quale non ci si è trovati mai esposti, perciò non posso pronunciarmi in questo momento».

«Grazie» disse il giornalista «per questo chiarimento sul mestiere, lo metto fra virgolette».

«Un mestiere del futuro» insistette Samir.

«Del futuro sì» attaccò Luigi «perché purtroppo la giustizia è un valore futuristico. Certo gli esseri umani sono uguali e hanno diritto alle stesse gioie, ma per ora esistono soltanto i pregiudizi. Del futuro... nel senso che le donne saranno anche loro libere di vivere pienamente non soltanto i loro bisogni di sesso, ma anche quelli della fantasia e del capriccio e di dare libero corso alle loro legittime follie. Il corpo infatti è fonte di godimento, di vita e di ogni vera morale».

«Grazie professore per le vostre preziose parole» concluse il giornalista «Ora ascoltiamo il pubblico: c'è una telefonata, penso. «Sì... pronto?».

«Pronto...» era la voce di una donna, amplificata esageratamente in studio «è possibile ripetere il nome di quest'uomo?». «Samir» rispose il giornalista.

«E' straniero, vero?».

«Sì, è maghrebino».

La donna ringraziò e augurò «Buona fortuna»!

«Pronto?» rispose Laura con un'espressione seria «c'è un'altra telefonata...».

«Pronto» s'incazzò la voce rauca di un'altra donna «io non capisco perché non va a fare il suo mestiere al suo Paese, perché è venuto qui da noi?».

Il giornalista si voltò verso Samir «Volete rispondere?».

«Certo, come ogni profeta sono stato costretto a lasciare il mio Paese. Questa è in sé una ragione e una spiegazione, se la gentile signora ha chiamato per una spiegazione; ma se lei vuole cacciarmi via dall'Italia, aggiungerò un'altra ragione alla prima. Esaminiamo la prima chiamata: non mi augurava buona fortuna? Cara signora» continuò «significa semplicemente che non siamo sempre, noi e gli altri, dello stesso parere. Essendo le cose ciò che sono, non sarebbe ragionevole, per il bene delle nostre anime già tormentate da mille e una trage­dia della vita, avere spirito e cuore larghi per sopportare ciò che può sembrare indecente, o immorale, secondo i parametri etici di ognuno di noi? ... non è vero professore?».

«Sì, sono molto d'accordo con te. Occorre tolleranza per la coesistenza, in amore come in politica, nella morale come nella religione».

«Aggiungerei un'altra ragione» riprese Samir «per la signo­ra che ci sta guardando... io lavoro onestamente, non sto rubando. E anche se non pago ancora le tasse, lotterò per farlo; diversamente il mestiere che ho inventato sarà sempre clande­stino. Che cosa si aspetta dal nero, se non il male?».

«Non sei omosessuale per caso?» chiese un giovanotto dallo studio.

«Praticamente sono eterosessuale... però confesso che ho delle tendenze omosessuali... quelli che hanno fatto l'amore con me se ne sono resi conto subito».

«Perché hai usato quelli, e non quelle, per parlare delle tue esperienze, dato che sei praticamente etero? »

«Ho fatto l'amore sia con le donne che con gli uomini, persino coi bambini».

«Sei un mostro pericoloso e schifoso» si scandalizzò una giovane signora.

«No, sono un uomo» rispose Samir con dignità «la morale, o le morali, degli altri non mi convincono. Voglio crearmene una a mia misura».

«In quali valori credi?» chiese ancora un signore dallo stu­dio.

«Io sono come "le petit prince": ogni cosa, persino la più banale, la più insipida, mi spinge a interrogarla, a cercarne la spiegazione per poter scegliere e decidere finalmente. Questo vale anche per il sesso e la sessualità: devo imparare tutto da me stesso. Soltanto così posso credere nella libertà, nella poe­sia e nella solidarietà umana».

Il pubblico fece un clamoroso applauso.

«Sei libero, puoi andare» gli disse l'ufficiale. Dopo tre gior­ni e due notti trascorsi nella questura di via Montebello, Samir ebbe il tempo di meditare sulla sua missione di profeta.



(Brano tratto dal romanzo L'occidentalista, Libri Bianchi editrice, Milano, 2008.)






Abdelmalek Smari, nato a Costantina, Algeria, nel 1958, è di formazione psicologo clinico. Dal 1992 vive e lavora a Milano, spinto dall'esigenza di conoscere e sperimentare, oltre che dall'amore per la lettura e la scrittura "affidando al caso di disegnargli lo spazio dei suoi pensieri, dei suoi desideri". Nel 2000 il romanzo Fiamme in paradiso, Il Saggiatore, viene recensito positivamente dai più importanti quotidiani e settimanali. Riceve il premio Maria Rusconi 2001, grazie a una scrittura, come afferma la giuria stessa, capace di "rendere con efficacia coinvolgente la condizione umana ed evidenziare senza enfasi temi sociali di grande e tragica attualità". Traduce dall'arabo e dal francese, come il saggio Lo stress, Fabbri Editori 2000, e il manuale Guida per orientarsi nella vita in carcere e oltre, Genova 2004. Alcuni adattamenti dei suoi scritti e la pièce teatrale Il poeta si diverte sono stati rappresentati in scuole, centri sociali e teatri milanesi. È del 2006 la segnalazione al premio di poesia "Lorenzo Montano" della sua raccolta inedita Tempera et mores.

 


     
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