CRONACA DI UNA GIORNATA DA MATTI


Luís Fernando Veríssimo

 



La cosa più divertente della terapia è osservare gli altri pazienti matti come me. Esistono due tipi di matti: i matti veri e propri e quelli che si prendono cura dei matti (l'analista, il terapeuta, lo psicologo e lo psichiatra). Sì, perché solo uno veramente folle si mette ad ascoltare discorsi allucinati di altri sei o sette matti tutti i giorni, tutti i mesi, tutti gli anni. Se non era pazzo prima lo è diventato dopo.

Per quaranta anni li ho evitati accuratamente..Ahimè, adesso sono finito davanti a un matto, a raccontare le mie follie accumulate nel tempo. Lo confesso, da matto dichiarato confesso che adoro essere matto una volta alla settimana.

La cosa più divertente della terapia è arrivare con qualche minuto di anticipo ed osservare gli altri pazienti matti come me nella sala d'attesa. Nell'ambulatorio dove faccio terapia ci sono otto analisti fuori di testa. Per cui nella sala d'attesa ce ne sono sempre quattro o cinque, in ansia, pensando alle cose folli che racconteranno di lì a poco. Nessuno guarda in faccia nessuno. C'è un silenzio pazzesco. Ed io, da scrittore, adoro osservare le persone: immaginare i nomi, la professione, quanti figli hanno, se appartengono al Rotary o al Lions, se tifano Corinthias o San Paolo.

Penso che ogni scrittore adori questo gioco che definirei quanto meno creativo. E la sala d'attesa di "un ambulatorio medico", come dice la segretaria assolutamente normale (solo una persona normale come lei può leggere così tanto Paulo Coelho), è un piatto ricco per uno scrittore matto come me. Ecco, vediamo.

(1) L'ultimo mercoledì c'erano:

  1. Io
  2. Un ragazzino mulatto vestito molto bene
  3. Un signore sulla cinquantina
  4. Una signora bassa e grassa

 

Chiaramente, ho iniziato subito ad immaginare quale fosse il problema di ognuno di loro. Non è stato difficile perché, io partivo dal presupposto che tutti fossero pazzi come me. Altrimenti non sarebbero rimasti così a testa bassa e persi nei loro pensieri.

 

(2) Il ragazzino nero, per esempio: chiaro che il colore della sua pelle, in un paese razzista come il nostro, deve aver contribuito non poco a portarlo fino a quella poltrona di vimini. Deve piacergli una tipa bianca, i genitori di lei non approvano il fidanzamento e lui non è riuscito ad entrare nel club esclusivo dell' 'Armonia del Samba'. Un problema di arrampicata sociale, senza dubbio. Il suo sguardo era triste, stanco. Iniziava a farmi pena. Poi ho notato che aveva una borsa. Poteva esserci dentro il corpo fatto a pezzi della fidanzata. Forse, solo la testa. Doveva essere un assassino, o un candidato suicida, come minimo. Poteva anche esserci un'arma là dentro.poteva essere pericoloso. Con la mia sedia mi sono allontanato un pochino da lui. Dava delle occhiate furtive a quella borsa da assassino.

 

(3) E il signore vestito con un completo nero, cravatta nera, calze e scarpe nere? Come doveva soffrire, poveraccio! Faceva finta di niente, ma mi sono accorto che aveva un piccolo tic all'occhio sinistro. Corna di sicuro. E contento. I cornuti e contenti hanno sempre un tic. L'avete notato? Osservo le sue mani. Si mangiava le unghie. Insicuro come pochi, paura di vivere. Figlio drogato? Molto probabile. Come era infelice questo mio personaggio! Ad un certo punto prese un fazzoletto ed io aspettavo già le sue lacrime quando si soffiò il naso fragorosamente, interrompendo il Paulo Coelho dell'altra. Gli mancava un bottone alla camicia. Certo, abbandonato dalla moglie, doveva vivere in un appartamento che pagava caro, doveva avere debiti astronomici. Omosessuale? Penso di no. Nessuno bacerebbe in bocca un uomo con dei baffi simili. Tinti.

 

(4) Ma il pezzo forte, la più matta di tutti, era la signora bassa e grassa. Che sedere immenso. Come soffriva, mio Dio! Bastava guardarla in faccia. Non doveva fare l'amore da più di trent'anni. Sarà che si masturbava? Sarà che era quello il suo problema? Un'incallita praticante di autoerotismo? No! Prese un rosario dalla borsa e si mise a pregare. Oddio, il caso era molto più grave di quanto pensassi. Era alla quinta sigaretta in dieci minuti. Tesa. Poverina. Che fine avranno fatto i figli? Penso che i figli non pranzassero da lei da decine e decine di domeniche. Aveva anche il viso di chi mente all'analista. Mia madre reciterebbe per lei un Salve o Regina, se la conoscesse.

E' finito il tempo della mia attesa e devo andare a parlare con il mio psicanalista. Gli racconto il "trip" nella sala d'attesa.

Lui ride.ride un sacco e mi dice:

Ditinho è il nostro ragazzo tuttofare. Quello in completo nero è un informatore scientifico di una multinazionale farmaceutica di Ipiranga e passa di qui una volta al mese con le novità. La donna grassa è la signora Dirce, mia madre. E quanto a lei, ne passerà di tempo prima di ottenere qualche risultato.


(Traduzione dal portoghese di Cristiana Sassetti.)







Luís Fernando Veríssimo
è uno scrittore brasiliano contemporaneo, di grande successo, ciò dovuto soprattutto alla comicità acuta della sua scrittura e delle sue satire sociali.



     
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