UN COLPO DI CALORE


Giuseppe Berto

 



(…) Forse è stato proprio il caldo che mi ha fatto sentire male e naturalmente un po' di montagna mi rimetterà subito in sesto, era di questo avviso anche il medico che mi ha visitato questa mattina e soprattutto lo sono la signora dell'appartamento di fronte e quella del terzo piano che vengono separatamente a portarmi una minestrina ciascuna, e dico a entrambe grazie non ho bisogno di nulla soltanto dormirò con la porta accostata dato che quando non mi sento bene tutto mi fa paura anche trovarmi solo in casa con la porta chiusa perché se mi viene male non possono soccorrermi da fuori, comunque sono quasi certo che non mi verrà male tutto sommato sono propenso a credere che sia stato un colpo di calore come si dice, esagerava anche quel medico stamattina parlando di esaurimento, magari uno digerisce male e allora basta un po' di affanno dovuto al caldo perché si senta svenire, però non è detto che la cosa debba ripetersi anzi non si ripeterà per niente, sebbene per semplice precauzione sia meglio lasciare la porta accostata perché possano accorrere in caso di bisogno. Più tardi telefona il marito dell'amica di mia moglie che deve andare a Siusi e mi dice che partiamo dopodomani mattina presto, però mentre io pensavo che lui sarebbe venuto in macchina con me lui pensava che sarei andato in macchina con lui, e siccome lui ha la Giulietta sprint dato che è un impresario edile e io viceversa ho semplicemente una topolino vecchiotta si capisce sarebbe logico che tutti e due si andasse con la Giulietta , però qui salta fuori il fatto che io senza macchina non posso stare nel senso che è l'unico mezzo di locomozione di cui posso tuttora servirmi perché sono io a guidarlo mentre non sono io a guidare un treno o l'aeroplano, ma questo signore col quale parlo essendo evidentemente digiuno di cognizioni riguardanti gli esaurimenti nervosi stenta a capire, oppure sono io che a causa della confusione mentale non riesco a spiegarmi bene, ad ogni modo lui taglia corto dicendo che poi ci metteremo d'accordo sul posto come se si trattasse di un carico di pietra da costruzione, e il posto sarebbe il rifornimento sul ponte nuovo alle cinque e mezzo di dopodomani mattina, e dopo questa telefonata a dire il vero non molto soddisfacente per via dell'incomprensione inghiotto un paio di tranquillanti apprestandomi a passare alla meno peggio questa notte pericolosa solo in una casa, però ho il telefono accanto a me e in caso di bisogno uno non bada a spese e si sa bene che facendo un'urgentissima ossia pagando tre volte tanto i telefoni di stato funzionano a meraviglia, dimodoché mia moglie è qui con me si potrebbe dire, a lei infatti dico i miei pensieri che tuttavia a causa della stanchezza e della confusione sono diciamo pure elementari, in verità non faccio che dirle un bel disastro eh sì un bel disastro e così dicendo a poco a poco m'addormento dopo questa funesta giornata, e il mattino dopo all'attimo in cui mi sveglio sto perfettamente bene non infrequentemente mi capita di sentirmi proprio a posto in quell'attimo e io so che per farlo durare bisognerebbe stare del tutto immobili senza nemmeno pensare, ma mentre penso questo compio l'azione di pensare e quindi va tutto all'aria e già sto male nell'intestino o nelle lombari o nelle zone infartiche per così dire sicché pensandoci bene qui la cosa da fare sarebbe la cura del sonno, in realtà non capisco mica come mai non l'abbia ancora fata fino ad oggi cioè lo capisco benissimo e il motivo è mancanza di soldi però attualmente i soldi per dormire una quindicina di giorni magari in una clinica nazionale invece che svizzera o svedese li avrei, ma spenderli sarebbe accomiatarsi forse per sempre dal quarto e dai successivi capitoli e francamente oggi non sto abbastanza male per farlo, infatti per quanto mi senta ancora un po' stordito e avverta doloretti d'allarme qua e là posso dire che la crisi è passata, anzi questa bella notizia la telefono subito a mia moglie e benché si tratti di una telefonata qualsiasi per di più rigorosamente limitata ai tre minuti dell'unità ne rimango corroborato, tant'è vero che vado addirittura in bagno ma solo per bisogni piccoli e per lavarmi i denti e vorrei anche affacciarmi allo studio magari soltanto per dare un'occhiata al tavolo e alla macchina da scrivere però mi sembra che neppure oggi la linea retta sia di encomiabile stabilità, sicché tutto sommato è meglio se mi rimetto a letto dove mi dedico a quella che è la mia pressoché incessante occupazione in questi casi ossia pensare alla malattia nelle sue varie manifestazioni e concatenazioni, ed ora il fatto nuovo da chiarire se possibile con la massima calma è che si è trattato di un ritorno ossia una grande rovina a pensarci bene, perché io ero guarito o almeno pensavo di esserlo e invece questo male mi ha aggredito alle spalle a tradimento ed ora credo che niente potrà mai più liberami dalla paura che non tornerà a tradimento quando vuole senza mia colpa, senza mia colpa recente intendo dire ossia senza una relazione plausibile da causa ad effetto amenoché non ci siano fenomeni di vendette soprannaturali in giro, ma io quando il peggio è passato in genere propendo verso la ricerca di cause fisiche come nervi deteriorati nelle cellule o magari la volta che mi hanno operato rimettendo dentro l'intestino non lo hanno collocato bene a posto come dovevano sicché certi giorni è tutto un rimescolio mentre certi altri come oggi sembra bloccato in una stasi di natura perenne, ma oggi a dire il vero può essere la paura di defecare che mi fa passare lo stimolo questo è logico dopo la batosta di ieri, comunque quando sarò a Siusi tutto tornerà in ordine ne sono certo, sempreché non si sia verificata in me una malattia straordinaria di cui i medici non hanno esperienza, o meglio ancora una eccezionale combinazione di malattie, un po' di diabete ad esempio o al contrario un po' di ipoglicemia messa insieme con la colite spastica e in più l'ulcera duodenale e l'artrosi lombare delle quali non è lecito dubitare essendo state radiologicamente riscontrate, secondo me queste combinazioni di malattie sia pure distanti tra loro non sono state ancora studiate a sufficienza specie in rapporto a quell'altro campo di infinite complicazioni che è la chimica, per non tirare in ballo la radioattività alla quale penso sempre poco volentieri, d'altra parte i medici sono così indietro nella conoscenza delle malattie semplici che sarebbe fuori posto pretendere da loro una qualsiasi conoscenza o anche solo comprensione delle malattie che io mi pare abbastanza giustamente chiamo combinate, ecco dunque tanto per fare qualche esempio alla buona quali sono i pensieri che mi tengono compagnia lungo tutta la giornata durante la quale sto solo se si eccettuano brevi apparizioni di coinquiline con tè o minestrine, e poi è di nuovo notte e io mi dico di smetterla coi pensieri di malattia anche perché domattina alle cinque e mezzo devo stare al rifornimento sul ponte nuovo, è già mezzanotte passata e ho ordinato la sveglia alle quattro e mezzo perciò dovrei dormire, e in verità un po' alla volta m'addormento quasi senza accorgermene solo infastidito da una molesta sensazione di cadere specie all'indietro, ma anche dalla parte destra oppure dalla sinistra, allora devo svegliarmi del tutto e pensare che mi trovo a letto ossia in una posizione di stabilità se non assoluta certo tra le migliori che si possano realizzare in questo mondo, e inoltre sicuramente la camera ha linee rette e ogni cosa è in ordine potrei benissimo accertarmene accendendo la luce però sono troppo pigro o spossato o anche prudente per farlo, ecco che di nuovo vado verso il sonno penetrando in una immensità concava e perfino sdrucciolevole nella quale sarebbe difficile rimanere libero dalla fastidiosa impressione di sprofondare, comunque ad un certo momento senza neppure accorgermene passo oltre cioè in parole povere m'addormento ma non perfettamente, è come se una metà di me stesse lì a guardare l'altra metà che dorme e si capisce che questo non è proprio un riposo ristoratore però bisogna accontentarsi dato che quando mi vengono le crisi pure il sonno diventa parziale e difficoltoso, ad ogni modo alla fine anche se non posso stabilire il momento preciso avviene la fusione delle due metà ossia il sonno vero e proprio e questo presumibilmente accade non molto tempo prima che un signore mi avverta per telefono che sono le quattro e mezzo, e subito mi ritrovo davanti il solito compito di preservare il più a lungo possibile con l'immobilità e il non pensiero l'instabile condizione di vita senza sofferenza o con una quantità giusta di sofferenza, ma in sostanza poiché sarebbe assurdo pretendere troppo si tratta di affrontare con una certa cautela questi primi pensieri e movimenti che sembrano essere determinanti per le sorti della giornata, manco a farlo apposta però i primi movimenti del resto assolutamente involontari avvengono nell'intestino per mezzo di contrazioni o spostamento di bolle d'aria e di conseguenza anche i pensieri s'incanalano per quella strada ossia colon e morte e correnti fisiche o chimiche magari torbide dalle varie parti del corpo al cervello e viceversa, sicché ormai è fin troppo evidente che io solo a forza di tormenti posso conquistarmi ogni giorno della mia vita fino alla morte sempre sperando che la morte sia un punto fermo almeno per ciò che riguarda le sofferenze, e tutto sommato neppure di questo mi lamenterei purché potessi aspirare alla gloria letteraria e invece no rimango inchiodato al terzo capitolo per l'aggressione di chissà quale demonio o di questo padre mio che aveva in mente un tutt'altro tipo di gloria, comunque oggi non devo pensare a lavoro o rinunce bensì al viaggio un lungo viaggio con meta luminosa moglie e figlia con sfondo di boschi e aria fresca, niente da meravigliarsi se guarissi subito appena arrivato e infatti mi porterò appresso i tre capitoli limati e scriverò il quarto e il quinto e così di seguito fino alla fine in radure tra boschi con quel fremere di aghi d'abete che d'ogni passaggio di vento fa una bufera, così nell'infanzia era vasto il rumore di due o tre abeti in un giardino vicino a casa e potevo sognare di conquiste e lontananze e avere inesplicabili attese, ecco Dio santissimo basterà arrivare e ritroverò tutto questo e sarò sano e laborioso, in fin dei conti io chiedo la salute solo per lavorare e va bene che voglio lavorare per la gloria mentre dovrei pregare Non nobis Domine non nobis però c'è pure a questo mondo chi ha buona salute e lavora e imbroglia per fare quattrini o per avere donne o per avere potenza da impiegare contro il prossimo che odia, mentre io il mio prossimo lo amo come ha prescritto Gesù con qualche eccezione si capisce, e del resto anche il nostro Salvatore ad un certo momento prese una corda coi nodi e menò botte da orbi, cosa che io in verità non ho ancora fatto non avendo mai avuto il coraggio di attaccare neanche soltanto a parole un pederasta di fama o un corruttore d'anime troppo affermato o un radicale solido di circoscritta importanza, ma bisogna tener conto che sono ammalato, datemi un po' di salute e vedrete cosa farò, e intanto per cominciare il capitolo quarto e il quinto li scriverò in montagna santo cielo ad averci pensato prima mi sarei potuto evitare questa crisi che di certo è venuta col caldo, però ormai è inutile drammatizzare dal momento che sto bene in effetti meglio di così non mi potrei sentire sia come condizione in sé che come speranze mentre vado all'appuntamento sul ponte nuovo con i primi tre capitoli perfettamente limati nella valigia, ed ecco che arriva il tizio con la Giulietta sprint tutto pieno di vitalità e di ottimismo se si esclude qualche pensiero rivolto alla mia topolino, santo cielo scommetto che ha defecato senza alcun dolore né problema stamane e non pensa alla vita eterna da almeno vent'anni sicché si direbbe abbiamo attitudini e fortuna completamente diverse, ad ogni modo lui deve prendere il caffè e fare il pieno e io che il caffè non posso prenderlo e il pieno l'ho già fatto gli dico che vado avanti perché mi sento bene, perciò spingo la topolino sulla Flaminia così pulita nel mattino fresco in realtà bisognerebbe sempre alzarsi presto la mattina e guardare il mondo e gli uomini con purezza e allora uno non si ammalerebbe mai per quanto io le poche volte che provato mi sia sentito male come sempre, ma oggi no oggi che corro verso i boschi alpini e le persone più care al mio cuore mi sento abbastanza bene e solo ho un po' di preoccupazione per il caldo che potrebbe venire e anzi verrà senz'altro dato che siano nel solleone, e intanto questo benefattore della Giulietta sprint mi ha raggiunto proprio dopo Prima Porta mentre la strada corre a lato di quel lunghissimo cimitero dove stando ai miei sani propositi verrò sepolto con poca spesa, dicono che non ci sono sulle tombe né nomi né lapidi ma solo numeri e così va bene mi pare con buona pace del grande poeta Ugo Foscolo, d'altra parte mi sembra d'avere buon diritto di pensarla diversamente da lui a proposito della pubblicità da dare ai cadaveri se è vero che mi basta correre in topolino lungo il muro d'un cimitero per sentire l'influsso deleterio della morte, Dio mio chissà quanti morti ci sono nel globo terracqueo e il bello è che aumentano sempre più, ad ogni momento che passa cresce il numero delle salme su questo decomposto pianeta, verrà bene il momento in cui ci nutriremo di trapassati e respireremo trapassati, già siamo sulla buona strada penso io e certo che immaginarli insieme parecchi miliardi di morti accumulati dal Pithecanthropus robustus in poi è un bel colpo d'occhio, in un certo senso uno dovrebbe perfino sentirsi confortato dal pensiero che andrà a finire in così numerosa compagnia, e invece con me la cosa non funziona per niente anche a causa di insanabili contraddizioni riguardanti il valore della vita e cioè se sia un bene o un male, e a questo proposito io faccio una distinzione fondamentale tra non vita e morte che in genere non viene accettata mentre è chiaro che la non vita è per così dire una vita che non ha avuto cominciamento ossia è proprio un bel niente nei confronti del quale la vita è un male, invece la morte è una vita che ha avuto cominciamento e poi finisce per lo più con sofferenze e paure che oltre a tutto hanno la proprietà di farsi sentire con grande anticipo sull'avvenimento stesso e allora si capisce che nei confronti di questo fatto orribile che è la morte la vita può anche essere considerata un bene, e in effetti perfino io che sono così pieno di disgrazie sono contento di vivere sia pure limitatamente alla circostanza che vivendo non muoio (…)

 


(Brano tratto da “Il male oscuro” – Giuseppe Berto – Prima edizione BUR La Scala: aprile 1998 – Prima edizione i grandi romanzi BUR : luglio 2006.)








Giuseppe Berto
e' nato a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, il 27 dicembre 1914. Ha frequentato il Ginnasio nel Collegio Salesiano "Astori" di Mogliano e il Liceo Pubblico a Treviso. Si e' arruolato nell'esercito, iscrivendosi alla facoltà di Lettere dell'Università di Padova, perché fra tutte era la meno costosa.
Scoppiata nel 1935 la guerra d'Abissinia, e' partito come volontario per l'Africa Orientale, combattendo per quattro anni prima di rimanere ferito e tornare in Italia, nel 1939, con due medaglie al valore militare. Conseguita la laurea ha tentato la via dell'insegnamento abbandonandola prestissimo per riarruolarsi e partire volontariamente per l'Africa con il Battaglione Camicie Nere.
Fatto prigioniero e trasferito a Hereford nel Texas, ha come compagni di prigionia Gaetano Tumiati, Dante Troisi e Alberto Burri, qui fa le sue prime vere prove di narratore e al ritorno in Italia, nel '46, pubblica per Longanesi "Il cielo e' rosso", scritto a Hereford.
Il romanzo diventa immediatamente un grosso successo internazionale apprezzato, tra gli altri, anche da Hemingway e vince nel '48 il premio Firenze.
Nello stesso anno esce "Le opere di Dio" e nel '51 "Il brigante".
L'insuccesso di questi due romanzi acuisce la depressione latente di Berto trasformandola in nevrosi. Dopo anni difficili, funestati dalla malattia, approda alla terapia psicoanalitica che rappresenta una svolta esistenziale e artistica, il cui risultato e' "Il male oscuro", che viene pubblicato nel 1964 e si aggiudica in una sola settimana i due premi Viareggio e Campiello.
Tra le opere successive sono da ricordare "La cosa buffa" del '66, "Modesta proposta per prevenire" del '71, "La gloria", ultimo romanzo, scritto in soli sei mesi a Capo Vaticano.
Berto muore a Roma, nel 1986. Postumo e' uscito per Marsilio nel 1986 il volume di saggi "Colloqui col cane".
Altri scritti:
Ancora sul lettino con Berto
Viaggio negli abissi dell’anima. E ritorno
Cani e scrittori
Uno scrittore del nord che amava il sud
Le angosce d'un anarchico di destra


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