TRE CONTENUTI MEDITERRANEI

Armando Gnisci


Nostro
Del "nostro" mare mediterraneo stiamo appena incominciando ad imparare che è nostro non in senso esclusivo, da parte di chi di volta in volta lo consideri dalla propria costa, ma nel senso che designa una plurale coappartenenza e compagnia di tutti i costieri, ed anche degli interni che verso il mare siano orientati (serbi e macedoni, ad esempio, o slovacchi e magiari, popoli senza coste ma orientati al sud mediterraneo) (1).
Coappartenenza significa comproprietà, che significa non possesso ma qualità e caratteri (proprietà) in comune, che significa familiarità, che significa congiunzioni, intrecci, meticciati, migrazioni, spostamenti, influenze e ricevimenti, creolizzazioni, traduzioni, lingue franche, commerci, maniere assimilate e simiglianze. Tutto il rovescio di tutto quello che è narrato nei libri di storia di ogni popolo rivierasco: guerre, colonizzazioni, crociate, assedi e assalti, agguati, devastazioni, deportazioni, rovine, tradimenti ed eresie, divisioni, spartizioni imperiali e ecclesiali dei quadranti meridiani.
Possiamo dire che della coappartenenza sappiamo qualcosa solo come residuo e risvolto, paragrafo e controcanto, della dominante storia dei conflitti, delle espansioni e delle dominazioni.
Dobbiamo ancora trasformare questo sapere diverso in una poetica che rivolti la storia. Abbiamo appena cominciato ad allargare un po' i risvolti.

Penisole e Isole
Il Mediterraneo è un mare contenuto e che contiene penisole. Due di esse gli fanno da confine, a ovest e ad est: l'Iberia con l'Oceano Atlantico e l'Asia minore con la vasta Asia retrostante. Tre penisole sono interne: l'Italia, la Balkania e la più piccola Crimea.
Il bacino occidentale contiene le grandi isole, il seno orientale, invece, circonda un fittissimo arcipelago di antille jonie.
Dall'est e dal sud di questo sito marino muovono correnti umane di migranti verso il nord-ovest. Sdraiata obliquamente da nord-ovest a sud-est l'Italia si interpone come ponte centrale, ma anche come barriera respingente, frontiera legale - di quale legge? fino a quando bisogna evitare di fare il nome di Europa? - e da ostacolo periglioso, a volte da fronte mortale.
Se l'Italia si guardasse in giù, come un arco dell'accoglienza peninsulare+insulare, da Otranto a Trapani, e poi si guardasse alle spalle, scoprendo l'arco più al largo che da Trapani (ma aperto da Trieste) risale a Genova e a Marsiglia per scendere a Barcellona e fino a Gibilterra, donerebbe a sé (e all'Europa) una opportunità di riscattarsi dalla moderna mania di potenza coloniale, riconoscendosi come arco mediterraneo - dalla manica adriatica fino allo stretto euro-africano - dell'accoglienza. Arrivando a trattare il mare come un luogo comune.

Fiumi
Nel Mediterraneo sboccano tanti fiumi: dal Rodano al Po al Danubio. Dal ventre dei grandi laghi africani arriva il Nilo, il più lungo serpente d'acqua del pianeta.
Ogni volta che qualcuno si bagna o respira il nostro mare va dentro il limo e il sangue della madre dimenticata, Africa. Il Nilo è limo, vena, corrente e profumo di un continente. Risalgono silenziosamente e abbondano nel Mediterraneo. Contenuti invisibili di un mare che è ogni volta continente, immancabilmente ogni volta che ce ne accorgiamo, visto che lo è sempre. Contiene popoli di costa e di desiderio, isole e penisole, migrazioni e reti, intrecci e archi, fiumi abissali. Oltre che navi, pesci, naufraghi, dèi dimenticati, orche, aquile e sogni.






NOTE
(1) Vedi di D. Durišin & A. Gnisci (a cura di), Il Mediterraneo. Una rete interletteraria, Roma, Bulzoni 2000.


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