JUNG A GLÜCKSBURG II

Jes Petersen


Sulla letteratura contemporanea. Degli ultimi decenni non mi viene alla mente niente. Nel 1961 tutti coloro che erano salutati come grandi altro non erano che palloni gonfiati dalle reciproche brighe di potere. Jung per contro conosceva tutti quelli degli anni venti. Quelli sí avevano dentro un ritmo e un fuoco.
La fama in crescente aumento, almeno tra gli addetti ai lavori, di Hans Henny Jahnn a partire dalla metà degli anni cinquanta lo meravigliava e lo irritava. Per la rivalutazione di Ernst Fuhrmann e Wilhelm Reich si è battuto appassionatamente.
Ma c'erano pomeriggi nei quali - mentre io continuavo a piegare i fogli del "Baal" ed insieme bevevamo birra - lui si infiammava per i libri di tema piú strampalato e per le sette della piú inusitata sciocchezza.
A New York esisteva una setta - su cui sono stati scritti numerosi libri - che credeva fermamente nell'esistenza di un anti-mondo nelle viscere della terra, popolato da uomini minuscoli che in realtà sarebbero stati i dominatori del creato.
Qualcuno, sempre negli Stati Uniti, aveva raccolto in un voluminoso libro gli articoli di giornale usciti nel corso di decenni, in genere nella stampa della sperduta provincia, in cui si raccontavano in modo circostanziato le visioni collettive di numerose persone, le quali raccontavano di aver visto cadere dal cielo salsicce a tonnellate, oppura una pioggia di pesci ancora guizzanti o di pane ancora caldo. Molte di queste cronache apparvero contemporneamente in province lontane, e i testimoni erano numerosi.
In occasione della sua definitiva partenza per Parigi mi regalò un libretto siciliano. In copertina lo splendido kitsch di una cappella, di cui si riferiva che fosse stata un tempo la stalla in cui era nato Gesú Bambino. Per miracolo poi era volata per diverse migliaia di chilometri fino in Sicilia, dove era meta ogni anno di affollate processioni.
Lo entusiasmava anche una processione che veniva indetta ogni anno per i borseggiatori di tutta Italia, i quali a frotte accorrevano a pregare per i loro affari. Naturalmente i pastori si astenevano dall'augurare "proficui borseggi" alle loro pecorelle, ma si limitavano a un piú decente "buoni affari per il prossimo anno, figliolo".
Jung era fermamente convinto che l'uomo possa realizzare tutto quello che pensa. Se anche desiderasse di arrestare il corso del sole, potrebbe riuscirci benissimo. Leggeva regolarmente "Planet", una rivista con ottimi articoli sui fatti piú strani delle piú svariate discipline sperimentali.


(Traduzione dal tedesco di Antonello Piana)





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