GUERRA FREDDA: IL CASO NOEL FIELD E I COMUNISTI EST-EUROPEI

Michael Peschke



Un evento cosí centrale e a un tempo drammatico come il sequestro di Noel Field, avvenuto l'11 maggio 1949 tramite cloroformio in una strada della periferia praghese per mano della polizia politica cecoslovacca, cosí come la sua consegna al servizio segreto ungherese, che lo trasportò privo di sensi a Budapest, viene sminuito dagli autori nella biografia di Rudolf Feistmann con l'asciutta e inesatta espressione: "Arresto di Noel H. Field nel maggio del 1949 a Budapest".
In conseguenza di ciò, Rudolf Feistmann, secondo gli autori, "in quanto prominente emigrante occidentale e intimo di Merker, cadde vittima degli ingranaggi della purga staliniana. Gli infiniti interrogatori per mano di autorità tedesche e sovietiche lo portarono infine al tracollo."
Questa descrizione può anche essere corretta per alcuni emigranti occidentali negli anni Cinquanta, solo non per Feistmann, che venne condotto solo una volta, il 1 giugno 1950, davanti al ZPKK della SED nel "Zentralhaus der Einheit" di Berlino, per essere interrogato da Hertha Geffke sulla sua biografia politica, con riguardo particolare alle sue relazioni con Field. Prima del secondo interrogatorio una settimana dopo, Feistmann si tolse la vita. Né il servizio segreto sovietico, né la Stasi lo avevano interrogato. Cambia qualcosa nella tragicità del suo suicidio? O nella responsabilità del suo partito per la sua morte? Evidentemente no. Perché allora queste esagerazioni?
In maniera "altrettanto libera", Weber e Herbst ricostruiscono gli eventi successivi all'arresto di Herbert Kreikemeyer, avvenuto il 25 agosto 1950: "A mezzogiorno un funzionario della Stasi consegnò un messaggio manoscritto di Kreikemeyer, in cui chiedeva alla moglie di permettere una perquisizione in casa, era tutto un equivoco che sarebbe stato chiarito in breve, doveva avere pazienza e attendere tranquillamente." Nel libro del 1998 di Wolfgang Kießling "Leistner ist Mielke / Ombre di una biografia falsata" viene pubblicato il facsimile del messaggio di Kreikemeyer; in cui invece sta scritto: "Non ti preoccupare per me, non chiedere aiuto, devo regolare da solo le mie faccende". Anche i ricordi di Marthe Kreikemeyer su quel giorno di agosto del 1952 si discostano alquanto dalla resa dei nostri autori: "i due uomini mi dissero di essere della polizia e di avere ottenuto da mio marito il permesso di compiere una piccola perquisizione." Non sono gli unici errori alla voce Kreikemeyer. Per gli autori il suo caso è "un esempio dei metodi barbari" con cui le persone "vengono perseguitate e distrutte all'interno dei partiti stalinisti". Non si può non essere d'accordo, ma a condizione di riferire correttamente i dati e i dettagli di quei metodi, se proprio si cita Wolfgang Kießling come fonte.
Nella biografia di Otto Katz si legge che venne arrestato a Praga all'inizio del 1952. In verità però venne arrestato solo il 9 giugno, l'ultimo della serie di imputati del processo Slansky. Le confessioni strappate a Katz furono utilizzate poi nella DDR tra gli altri contro Paul Merker, il quale fu arrestato già il 30 novembre 1952, e non il 20 dicembre, come scrivono Weber e Herbst. Undici imputati, uno dei quali era appunto Otto Katz, furono condannati a morte e impiccati nelle prime ore del mattino del 3 dicembre 1952. I loro cadaveri vennero arsi. Se Weber e Herbst scrivono che "i sacchi con le ceneri dei cadaveri vennero sparse su una strada di campagna alle porte di Praga", occorre ricordare agli autori che di un uomo bruciato non resta piú di un mucchietto di cenere. I resti di undici uomini stanno tutti in un sacco. Secondo la versione tramandata, il sacco si trovava nel sedile posteriore di un'automobile del servizio segreto e i passeggeri scherzavano sul fatto che in quella macchina non erano mai entrate tante persone in una volta. Quegli uomini avevano ricevuto effettivamente l'ordine di spargere anonimamente le ceneri fuori Praga, ma quando le ruote della macchina cominciarono a slittare su una salita ghiacciata, decisero di utilizzare le ceneri per irruvidire il manto stradale. La scena è per sé una macabra allegoria della Guerra Fredda. Non c'è alcun bisogno di esagerazioni o di toni roboanti, basta semplicemente riferire correttamente i dettagli.
Ma torniamo al manuale. In relazione all'arresto di Merker, non si fa alcun cenno all'internamento cospirativo di Erich Jungmann, spedito dagli autori all'inizio del 1953 "con la condizionale nella produzione". Se questa definizione falsa non fosse il frutto di cattiva ricerca, si potrebbe pensare a una leggenda della Stasi, perché in realtà Jungmann andò a Berlino con un'automobile della circoscrizione del partito di Gera, per incontrare Hermann Matern, il presidente del ZPKK. Ad attenderlio a Berlino tuttavia c'erano gli inquirenti della Stasi e i consiglieri del servizio segreto sovietico. Jungmann venne internato nella villa di Pankow di Leo Zuckermann, il quale il 14 dicembre 1952 era rifugiato a Berlino-Ovest per sfuggire all'arresto imminente. Nella villa oscurata e completamente isolata dal mondo esterno, Jungmann venne interrogato e messo sotto pressione giorno e notte da inquirenti tedeschi e sovietici, mentre sua moglie, che non era stata neppure informata, nel frattempo tentò di togliersi la vita. L'uomo non resistette a lungo alle pressioni e accusò in decine di rapporti i compagni dell'esilio francese e messicano. Su ordine di Mielke, venne rilasciato all'inizio di aprile del 1953 e arruolato come informatore segreto, nome in codice "Felix". Il suo trasferimento alla missione commerciale non fu quindi una "condizionale nella produzione", quanto "nella cospirazione", dato che uno dei suoi incarichi come informatore consisteva nello spionaggio degli ex-emigranti impiegati nella missione commerciale.
Nel 1953 gli autori fanno ritornare l'"ignaro" Rudolf Zuckermann, nel momento in cui "suo fratello Leo fuggiva da Berlino-Est", nella DDR, dove viene subito arrestato. Anche qui l'ignoranza risiede piuttosto dalla parte degli autori, perché Rudolf Zuckermann era al corrente della fuga del fratello, che gli aveva telegrafato e scritto lettere di aiuto in Messico. Rudolf rifiutò tuttavia qualsiasi intervento in suo favore e raggiunse la moglie Jenny a Berlino, dove arrivò il 23 gennaio 1953 e non alla fine del 1952, come sostengono Weber e Herbst. Anche Rudolf Zuckermann, dopo il rilascio avvenuto nel settembre 1953, venne arruolato come informatore della polizia politica, col nome in codice di "Juan".
Nel caso di Paul Merker, anche dopo il rilascio gli autori prendono non pochi abbagli. Merker è "dal maggio 1956 di nuovo membro della SED". "I tentativi del gruppo Harich di arruolarlo alla loro causa nel 1956-57 non ebbero successo, malgrado Merker il 21 febbraio abbia partecipato a una riunione del gruppo in casa di Walter Janka." In verità però Merker partecipò alla riunione il 21 novembre 1956 e venne reintegrato nel partito solo il 29 dicembre 1956. Nel 1957 non poterono esserci tentativi del gruppo Harich di portare Merker dalla loro parte, per il semplice motivo che Wolfgang Harich venne arrestato il 29 novembre e Walter Janka il 6 dicembre 1956.




Traduzione di Antonello Piana.




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